L'industria radio-tv in crisi e la Indesit chiede la «cassa»
L'industria radio-tv in crisi e la Indesit chiede la «cassa» L'industria radio-tv in crisi e la Indesit chiede la «cassa» TORINO — Un incontro la scorsa settimana, un altro in programma per il 6 maggio: i dirigenti della Indesit e quelli della Firn nazionale sono alla ricerca di un accordo per uscirne nel modo pili indolore possibile dalle difficoltà produttive manifestatesi nel settore dell'elettronica civile, un settore che occupa' circa 2000 persone. Su poco meno di 12 mila dipendenti dell'intero gruppo: L'azienda ha chiesto 13 settimane di cassa integrazione a zero ore in tre stabilimenti di Tavernola (Caserta) e 8 settimane in quelli di None Torinese. Al Sud dovrebbero essere interessate al provvedimento inizialmente meno di 300 persone che potrebbero in seguito salire a circa mille; a None gli interessati dovrebbero essere 570. Al Sud sono in difficoltà lo stabilimento numero 13 (tv in bianco e nero a 12 pollici e tv in bianco e nero a 24 pollici), il numero 15 (cinescopi per tv in bianco e nero) e 21 (radio e radioregistratori). La crisi è causata dalla concorrenza spietata che queste produzioni incontrano da parte dei Paesi dell'Estremo Oriente (Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Hong Kong, Fi- lippine) e, per quanto riguarda In particolare i cinescopi, dai Paesi dell'Est. Questa situazione era stata illustrata dall'azienda, con una lettera del 13 febbraio, ai ministri Bisaglia, Revigllo, Scotti, Stammati e alla Firn: la Indesit affermava che per tre stabilimenti del Sud «ero in fórse la possibilità di sopravvivenza» ed invocava provvedimenti «urgenti». Una nuova lettera è stata inviata il 24 marzo con la richiesta della cassa integrazione e con l'avvertimento che, passate le 13 settimane, se non accadrà un miracolo la società, per quanto riguarda le fabbriche del Mezzogiorno • sarà costretta a dare inizio alla procedura di riduzione del personale». Assai meno drammatica la situazione negli stabilimenti dell'area torinese. Qui la richiesta di cassa integrazione è dovuta unicamente, secondo la Indesit stessa, a difficoltà temporanee di commercializzazione dei nuovi modelli di televisori a colori. La Indesit negli ultimi due anni ha fatto un grosso sforzo di studi e di investimenti (29 miliardi nell'ultimo bilancio) per rinnovare gran parte delle pro¬ prie produzioni; nel settore de-1 gli elettrodomestici, che è stato ■ sempre il suo punto di forza, stanno per essere messi sul mercato apparecchi notevolmente sofisticati, dotati di controllo elettrinico, a basso consumo di energia. Il disagio che si è manifestato in questi mesi nasce da una situazione che ha radici lontane: l'invasione dei mercati europei da parte delle radio, dei registratori, degli apparecchi ad alta fedeltà, dei cinescopi provenienti ormai da tutti i Paesi in sviluppo dell'Estremo Oriente a prezzi bassissimi; e più recentemente l'assalto al mercato italiano da parte dei produttori stranieri di televisori a colori (il mercato italiano, infatti, si è aperto quando già gli altri mercati europei si stavano avviando alla saturazione costituendo un allettante e fin troppo facile sbocco per le industrie straniere che cominciavano a trovare difficile vendere in casa propria). Le difficoltà manifestatesi alla Indesit non sono quindi isolate: sono, piuttosto, un campanello d'allarme per tutto il settore dell'elettronici, civile. v. rav.
Persone citate: Bisaglia, Stammati
Luoghi citati: Caserta, Corea Del Sud, Estremo Oriente, Hong Kong, None, Singapore, Taiwan, Torino
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