Processo Fiat-Fini: dura sette ore il «braccio di ferro» fra i legali di Francesco Bullo

Processo Fiat-Fini: dura sette ore il «braccio di ferro» fra i legali Un'udienza fiume ha concluso la causa aperta dopo il licenziamento dei 61 Processo Fiat-Fini: dura sette ore il «braccio di ferro» fra i legali Duro scontro, «muro contro muro» - Le accuse («L'azienda ha voluto creare un nesso fra lotte sindacali e violenza») respinte con decisione - Lunedi o martedì il decreto del pretore Il processo Fiat è giunto ieri alla conclusione con un'udienza fiume di quasi sette ore. La parola fine sarà messa dal pretore Denaro lunedi o martedì prossimo, quando depositerà il 'decreto motivato», che metterà termine alla vicenda. Ma se si chiuderà cosi la causa intentata dalla Firn all'azienda per comportamento antisindacale, resteranno aperte le altre vertenze giudiziarie che al «caso Fiat» sono direttamente collegate: le cause di lavoro individuali (finora ne sono state presentate solo due affidate ai giudici Violante e Grassi), le undici inchieste ancora nel cassetto del Procuratore della Repubblica Toninelli, le ulteriori indagini penali, che po¬ trebbero essere trasmesse dalla pretura alla Procura. Chiusa la fase dibattimentale, in un'aula gremita più del solito, sono stati di scena, mattina e pomeriggio, gli avvocati dei due collegi legali. Ultime voci appassionate di un processo combattuto e lungo rispetto ai tempi normali di un procedimento per «antisindacalità», uno scontro frontale, «muro contro muro» e stato detto, nel quale si sono alternate botte e risposte senza nulla modificare rispetto alle posizioni di partenza. Ad aprire la tredicesima udienza sono stati 1 legali della Firn Treu, Scalvini, Ghezzi, Giordano e Cossu, che hanno riassunto e sintetizzato le tesi sindacali: genericità delle contestazioni al licenziati per offrire all'opinione pubblica un quadro falso, mancata tempestività nel muovere le accuse («7 capi, secondo l'azienda, non davano le informazioni —ha detto Treu — ma questa è una scusa inconsistente, e soprattutto non può diventare una spada di Damocle a tempo indeterminato sulla testa dei lavoratori»); tentativo di colpire l'immagine del sindacato, lasciando intravedere possibili nessi tra lotte sindacali, violenza in fabbrica, terrorismo, accompagnato da una strumentalizzazione dei giornali, della radio e della tv. Agli elementi di fatto si intrecciano argomenti più stretta- mente giuridici. E' compito di Scalvini illustrare questo intreccio: Cita fatti, articoli di vari giornali, Interviste ad Agnelli e a responsabili Fiat, titoli su quotidiani. •Anche per i giornalisti — spiega — era inevitabile il nesso tra lotte, violenza, terrorismo. Un cinico gioco della Fiat che ha radicato nell'opinione pubblicai la convinzione che le lotte sindacali fossero fertile terreno per l'eversione. Cosi la gente accomunava in un'unica condanna il terrorismo e il sindacato». Su questi temi, e sul blocco delle assunzioni, ritorna Ghezzi. Gli avvocati Giordano e Cossu chiedono l'immediato rientro in fabbrica del 61 licenziati, perché 11 provvedimento «/a parte tate-, grante del comportamento antisindacale». Rispondono gli avvocati Fiat, richiamando il .clima» di certe deposizioni, in particolare di quelle del capiofficina: « Un clima — dice Pera — che non può certo avere eco nella freddezza di un verbale». Ricorda Amendola, e in particolare le frasi del leader comunista nelle quali si parla di «rapporto diretto tra violenza in fabbrica e terrorismo». Dopo Pera, Fabbrini ripercorre con puntigliosa precisione le fasi del dibattimento, rileggendo ampi brani delle deposizioni rese da dirigenti sindacali. In tutte queste testimonianze c'è 11 tentativo di eludere 11 nodo vero del problema: quello delle forme di lotta e della loro legittimità o meno. «£' la contraddizione chiara e più volte sottolineata — dicono 1 legali dell'azienda—fra quel che il sindacato scrive e quel che dice». La conclusione è scontata: non esistono gli estremi del comportamento antisindacale, si è voluta processare una politica aziendale che nulla ha a che vedere con un disegno preordinato di attacco alle organizzazioni sindacali. «Rapporti, contatti, riunioni con la Firn, sono proseguiti, ci sono anche stati tentativi di conciliazione». La giornata si chiude con le repliche di Scalvini e Ventura (Firn) e Scognamigllo (Fiat). •L'azienda la governavate — affermano i primi — e con le vostre iniziative avete voluto colpire un sindacato che aveva accettao la linea déll'Eur, la linea dei sacrifici. Questo processo ha fatto chiarezza: oggi non sono più ammissibili testimoniarne segrete o procedure medievali all'interno dell'azienda». E Scognamigllo: .Tanti presenti a questo processo: sindacalisti e licenziati, testimoni, giornalisti, Valletta e Beccaria. L'unico grande assente è la condotta antisindacale». Ha concluso respingendo tutte le richieste della Firn: dalla riammissione in fabbrica del licenziati (le assunzioni tramite collocamento sono state riaperte prima al Sud e ora anche al Nord) alla pubblicazione del decreto pretorile, a spese della Fiat, sugli organi di informazione. Francesco Bullo _ Parla l'avvocato della Firn, Giuseppe Scalvini, attentamente seguito dal pubblico