La nuova formula Indesit di Marco Borsa

La nuova formula Indesit Il presidente Nobili ribadisce la volontà di ripresa dell'azienda La nuova formula Indesit Presentato ieri a Milano il marchio ridisegnato - Risultati positivi nei primi mesi di amministrazione controllata - Graduale ripresa della produzione, vendite soddisfacenti - Resta però ferma l'elettronica Il progetto di consorzio con Voxon e Emerson -1 problemi finanziari e la «concorrenza» della Zanussi MILANO — La Indesit, dopo circa sei mesi di amministrazione controllata, cerca di rilanciare la propria immagine di grande produttore di elettrodomestici puntando sulla propria capacità di vendere, soprattutto all'estero, e su massicci aiuti statali per i 15 stabilimenti, buona parte dei quali localizzati nell'Italia meridionale. Questo è, in sostanza, quanto è emerso nel corso di una conferenza stampa tenuta ieri dal nuovo gruppo dirigente della società (proveniente dal settore vendite, a cominciare da Mario Nobili, ex amministratore delegato della Indesit Gran Bretagna, dove la società fattura circa 70 miliardi) che ha presentato il nuovo marchio (costo 150 milioni) che dovrà accompagnare la futura penetrazione dei prodotti sui vecchi e sui nuovi mercati. •Per una nuova Indesit, una nuova identità» si legge nel comunicato rilasciato dalla società che prosegue: «Attraverso il nuovo marchio la Indesit vuole esprimere il rinnovamento delle sue strutture, confermare un sicuro spirito imprenditorile, ben definito, senza effetti riduttivi o deformantU. Entrata in amministrazione controllata nell'autunno scorso, quando la produzione fu fermata in tutti gli stabilimenti perché le scorte avevano raggiunto livelli record (450-500 mila pezzi, ha spiegato il vicedirettore, Romano Manassero) la società si trova ora apparentemente in condizioni meno precarie con scorte molto basse e una cassa integrazione che riguarda, praticamente, circa il 40 per cento dei dipendenti anziché il 100 per cento, o quasi, di sei mesi fa. Ancora fermi sono gli stabilimenti dell'elettronica civile dove la società ha tentato in questi mesi di formare un consorzio con altre aziende in grave crisi, la Voxon e la Emerson, aperto ad altri apporti, con l'obiettivo massimo di arrivare a coprire insieme il 50 per cento del mercato italiano dei televisori a colori contro il 2 per cento Il capitale iniziale di questa holding di aziende traballanti è di 200 milioni, elevabile a 40 miliardi ma senza alcuna indicazione su chi sarà in grado di effettuare un simile aumento. L'azienda ha annunciato che ha presentato in proposito un piano finanziario al ministero del Lavoro ma non ha voluto specificare le richieste in esso contenute. «Abbiamo bisogno di un finanziamento a tasso agevolato» ha spiegato Manassero, aggiungendo che occorre anche «l'applicazione della legge 675 per la ristrutturazione delle unità produttive e aiuti pubblici per la ricerca, in linea con quan to per esempio si fa in Francia». Trascinato sempre dall'esempio francese, Manassero ha invitato il governo ad applicare anche in Italia barriere non tariffarie alle importazioni di televisori a colori (ricorrendo, per esempio, ai certificati di origine per i componenti) in modo da garantire ai produttori italiani il 50 per cento del mercato nazionale. Il diritto a richiedere i finanziamenti agevolati è stato giustificato con il fatto che gli stabilimenti Indesit (e anche Voxon) sono al Sud. 'Siamo la più grossa industria privata del Mezzogiorno» ha detto Manassero. Un serio ostacolo sulla via dello sviluppo di questo polo nazionale meridionale dell'elet¬ tronica civile sarebbe costituito dalla pretesa della Zanussi di porsi come unico produttore italiano di televisori a colori. «Quando abbiamo offerto all'Anie, l'associazione nazionale delle industrie elettrotecniche, di esaminare il nostro progetto non siamo stati neppure presi in considerazione» ha raccontato Nobili sottolineando che il responsabile Anie dell'elettronica civile è un uomo Zanussi. Sempre parlando del principale concorrente Manassero ha implicitamente accusato la Zanussi di volere la morte della Indesit per superare le proprie difficoltà. 'Non si può pensare di avere i mercati — ha detto — uccidendo i concorrenti sia negli elettrodomestici sia nell'elettronica». L'aggressivo approccio del gruppo dirigente Indesit verso il mercato degli elettrodomestici e quello dell'elettronica civile non pare tuttavia sostenuto da pari impegni degli azionisti di maggioranza Indesit (famiglia Campioni, e due fiduciarie inglesi) che finora si sono limitati a passare a capitale e a riserve 38 miliardi di crediti che vantavano verso la loro società (36 miliardi in linea capitale e 2 miliardi di interessi) senza aggiungere una lira di capitale fresco (un atteggiamento destinato ad influenzare le banche a cui venissero chiesti dei prestiti). L'operazione è stata effettuata dopo che le perdite al 31 luglio 1980 di 27 miliardi si erano mangiate tutte le riserve e un terzo circa del capitale di 20 miliardi. Sui risultati di questi primi sei mesi di amministrazione controllata non sono state fornite informazioni Marco Borsa

Persone citate: Manassero, Mario Nobili, Romano Manassero

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Italia, Milano