L'accordo tra Zanussi e Indesit appena fatto rischia di saltare

L'accordo fra Zanussi e Indesit appena fatto rischia di saltare La Gepi esclusa dal progetto di risanamento dell'elettronica L'accordo fra Zanussi e Indesit appena fatto rischia di saltare Dicono a Pordenone: «Sfumano i presupposti dell'intesa» - «Rischia di nascere un nuovo Egam» - Accuse a Marcora DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PORDENONE — Appena concluso, l'accordo Zanussi-Indesit rischia di «saltare», anzi — dicono a Pordenone — di ^sgonfiarsi come un pallone bucato-. Firmato martedì a Roma da Mazza e Nobili, annunciato ieri alla stampa con un comunicato che sembra segnare una clamorosa svolta nella «guerra» tra le due industrie produttrici di televisori a colori, ha subito inciampato nella decisione presa dal ministro dell'Industria Marcora (con il consenso di democristiani e comunisti, mentre i socialisti sembra abbiano espresso alcune riserve) di togliere alla Gepi l'incarico di occuparsi del risanamento del settore tv, che dovrebbe invece essere affidato ad un consorzio creato appositamente tra le aziende del settore dell'elettronica civile. 'Nascerebbe un altro Egam; c'è il timore che si crei una pattumiera destinata soltanto a raccogliere rottami — sostengono i dirigenti Zanussi —. Se scompare la Gepi, se saltano il decreto per l'elettronica e la delibera Cipi, si deve ripartire da quota zero e quindi sfumano i presupposti sui quali l'accordo con la Indesit è stato costruito». L'annuncio della conclusione dell'intesa aveva fatto ri- nascere speranze: c'è un'industria in crisi (l'80% del mercato tv color in Italia è detenuto da marche straniere); non c'è nel nostro Paese una sola industria che abbia raggiunto quella dimensione — 250-300 mila apparecchi venduti — che gli esperti ritengono essere il minimo per poter restare convenientemente sul mercato (la più importante azienda è appunto la Zanussi con 170-180 mila tv venduti all'anno); ci sono settemila posti di lavoro in pericolo. Lamberto Mazza, presidente e consigliere delegato dell'industria di Pordenone (31.500 dipendenti, 1300 miliardi di lire di fatturato, prima azienda di elettrodomestici in Italia e in Europa), messa da parte con disinvoltura e senso del realismo la diatriba in corso proprio con la Indesit, aveva chiamato al telefono Mario Nobili e lo aveva invitato ad un incontro. L'accordo era stato presto fatto: sin troppo facile, ha osservato qualcuno. Le due aziende hanno deciso di creare una società comune di elettronica con la partecipazione della Gepi per gestire, in armonia con i programmi di ristrutturazione, gli stabilimenti tv della Indesit a Torino e a Napoli: sono parole del comunicato diffuso ieri. Niènte assorbimento, dicono a Pordenone, ma fine di una situazione di polemica, liberazione di un peso morto. «La Zanussi dà una mano per togliere l'ostacolo della Indesit dal cammino difficile dell'elettronica civile italiana, nella speranza che possa procedere più spedita-, sostiene il prof. Giambattista Bozzola, direttore della segreteria generale della società friulana. A Pordenone ieri, mentre davanti ai cancelli dello stabilimento gli strilloni vendevano i giornali annunciami l'accordo, dopo giorni di pioggia e nebbia splendeva un sole primaverile quasi simbolo della ritrovata serenità. Ma a poco a poco le nubi sono tornate mentre in convulse telefonate con Roma Lamberto Mazza aveva conferma del mutato atteggiamento di Marcora, stretto fra mille pressioni e — accusano qui — incapace di tenere ferma la rotta governativa. La contemporaneità quasi assoluta dei due annunci è fatalità? E' semplice coincidenza? E' dovuta a un errore politico? E' certo comunque che l'accordo Zanussi-Indesit. salutato da tutti come ritorno alla pace nel settore dell'elettronica civile e primo passo sulla strada per risolvere la crisi dell'industria dei tv-colori, ora zoppica. Nei prossimi giorni Marcora, sindacalisti, partiti e aziende dovranno rivedere la situazione; qualcuno dovrà probabilmente fare marcia indietro. Sandro Doglio