Indesit: «Ci hanno costretti a licenziare»

Indesit: «Ci hanno costretti a licenziare» L'azienda, in una polemica conferenza stampa, spiega perché chiude il settore dei televisori Indesit: «Ci hanno costretti a licenziare» TORINO — La Indesit è costretta a chiudere il settore dei televisori se non vuole compromettere l'equilibrio degli elettrodomestici «bianchi» e in definitiva la ripresa dell'Intero gruppo industriale dopo la crisi dell'estate dell'81. Questo ha detto ieri mattina Romano Manassero, braccio destro dell'amministratore delegato Mario Nobili e responsabile del settore elettronica, in una conferenza stampa per «spiegare» i 1370 licenziamenti annunciati venerdì mattina. «Volevamo andare avanti — ha detto — mentre siamo costretti a licenziare». Le lettere ai dipendenti dovrebbero partire T8-9 giugno. Alla Indesit dopo le notizie, mai smentite, secondo cui il ministro dell'Industria PandohT.e: orientato att assegnare alla Zanussi il ruolo guida1 dell'industria dei televisori in Italia affidando alla Indesit un non meglio precisato ruolo subalterno, hanno perduto ogni speranza di poter rilanciare la produzione. «La legge numero 63 per l'elettronica prevedeva l'integrazione delle maggiori industrie italiane nel campo del tv-color, Zanussi e Indesit; per due anni i nostri tecnici hanno lavorato fianco a fianco con quelli di Pordenone, nel marzo scorso abbiamo presentato-un piano operativo comune al ministero dell'Industria, la stes¬ sa legge prevedeva la ricerca di collaborazioni internazionali, e non la partecipazione di società straniere nel capitale di quelle italiane». Questi, pur tra ritardi e'incertezze, sembravano obiettivi ormai acquisiti: una società operativa pubblica, la Rei, emanazione del ministero dell'Industria, e comprendente Zanussi e Indesit, avrebbe dovuto fare da locomotiva a tutte le altre. Ma nei giorni scorsi c'è stato un «inspiegabile» mutamento delle scelte del governo: l'Intervento per l'elettronica limitato alla Zanussi, apertura a società straniere come la Philips e la Thomson-Brandt, che dovrebbero acquisire importanti partecipazioni nella Zanussi stessa, ma considerata la loro potenza, finirebbero facilmente con il prendere il controllo con la conseguenza che il governo regalerebbe loro «incentivazioni notevoli, in danaro o in attività redditizie come il settore autoradio, cioè l'Autovox». Conclusione: «Le società straniere detengono già V85 per cento del mercato italiano, con le ultime decisioni daremo loro il restante 15 per cento. Non si capisce — ha concluso Manassero — come un governò possa approvare decisioni del genere». La realtà è che sulle buone intenzioni è piombata la crisi della Zanussi. Cosi la gran parte dei 210 miliardi destinati a un piano organico per l'elettronica (ma pare che debbano diventare 390) sembrano destinati a prendere la strada di Pordenone lasciando tutti gli altri all'asciutto. La Indesit, che in questi lunghi anni di tira e-molla ha sempre usato molta diplomazia, ieri ha lasciato capire di aver perso la pazienza. «Nell'81 noi eravamo un'azienda disa¬ strata e la Zanussi appariva un'azienda sana; oggi la situazione si è capovolta», n mantenimento in efficienza del settore elettronica e il proseguimento delle ricerche, ha detto Manassero, è costato all'azienda in tre anni 25 miliardi; ora l'Isvelmer ha dato 11 via ad un prestito di 40 miliardi che costituiva una delle condizioni necessarie per ottenere l'omologazione in tribunale del concordato preventivo, altra condizione era che l'azienda si alleggerisse del settore tv-color conferendolo alla società operativa guidata dalla Rei. Poiché questa prospettiva sembra tramontare i licenziamenti, dice Manassero, diventano inevitabili per non compromettere il lavoro di riequilibrio dql gruppo. «A mejtoche — conclude — il Cip, che dovrebbe riunirsi nelle prossime settimane, non decida di rivedere tutta la questione». Per 11 pei torinese «è di una gravità inaudita Vorientamento del ministro di utilizzare i fondi della legge '63 esclusivamente per salvare là Zanussi con conseguènte esclusione dell'Indesit» mentre il deputato socialdemocratico Furnari esprime «la più profonda riprovazione per il modo ed i tempi in cut le decisioni sono state prese». Vittorio Ravizza

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