Silicosi, dubbi all'lnail sulla perizia di accusa

Silicosi, dubbi all'lnail sulla perizia di accusa Il caso degli otto medici che sono accusati di truffa e falso Silicosi, dubbi all'lnail sulla perizia di accusa «E' incontrovertibile oppure è un'interpretazione soggettiva?» - Le visite AOSTA — Nel dopo ferie l'Inali affronta lo «scandalo delle silicosi»: deve riorganizzare il servizio sanitario per i prossimi mesi ed eventualmente sostituire 1 due medici dell'Istituto sospesi dall'incarico con provvedimento del giudice istruttore Gianni Franciolini. L'inchiesta sulle pensioni di invalidità per silicosi ha coinvolto, oltre ai due sanitari Inali, altri sei medici valdostani, tutti accusati di falso e truffa nei confronti dell'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro. La sede Inali di Aosta sta ancora aspettando dalla direzione generale di Roma disposizioni precise sui provvedimenti che dovranno essere adottati in seguito alla vicenda che interessa circa seimila valdostani (beneficiari di rendite da silicosi dirette o indirette). Dice Gianfranco Andrianopoli, direttore della sede Inail di Aosta: «Domani avrò con i direttori degli enti di patronato il primo incontro per organizzare l'attività di settembre per quanto riguarda le visite di accertamento delle invalidità professionali. Prima di allora conto di sapere quanto personale medico sarà in servizio dopo che il giudice ha sospeso i due medici Inail coinvolti». In seguito al provvedimento del magistrato il personale medico in servizio all'Inali si è dimezzato. «Non so ancora se la direzione generale disporrà l'invio da Torino ad Aosta di personale sanitario che possa così garantire la normale attività del servizio medico-legale», aggiunge Andrianopoli. Sugli sviluppi dell'inchiesta il direttore dell'Inail dice: «E' difficile fare previsioni perché il problema sollevato dall'indagine giudiziaria è di difficile soluzione. La questione, in questo caso, consi¬ ste nel determinare se la valutazione dei periti Chappino e Griva che accusa gli otto medici valdostani, sia incontrovertibile o se sia invece il frutto di un'interpretazione soggettiva, quindi discutibile». Sarà probabilmente questa la linea di difesa che adotteranno i medici accusati di aver falsamente certificato l'esistenza di silicosi in undici pazienti poi visitati dai professori Orlva e Chappino e da loro giudicati «non affetti dalla malattia professionale». Una linea di difesa che, pur non sciogliendo tutti 1 dubbi sulla veridicità delle certificazioni mediche In base alle quali risultano esserci in Valle 5500 sllicotici, trova concordi 1 responsabili degli enti di patronato operanti in Valle e molti medici del tutto estranei alla vicenda giudiziaria. In Valle la percentuale di silicotici è quasi tre volte superiore alla media nazionale perché in passato era molto alto il numero delle attività a rischio: basti pensare alle miniere di Cogne e La Thuile e alle condizioni di lavoro in certi reparti dello stabilimento siderurgico di Aosta. Dice ancora Andrianopoli: «Sappiamo comunque tutti che in tanti anni qualche lavoratore è riuscito a farsi ri¬ conoscere un'invalidità che non gli spettava. Quando noi ne abbiamo avuto la certezza siamo intervenuti. Ma anche a voler applicare i più severi criteri di giudìzio il campo medico-legale lascia sempre possibilità dì errore». »Dal 1983 comunque — prosegue il direttore Inail — questa malattia professionale viene riconosciuta soltanto agli addetti alla demolizione e ricostruzione dei rivestimenti refrattari e quindi le persone affette da silicosi andranno via via diminuendo». Se il problema delle rendite da silicosi si risolverà con il tempo, da solo, per la graduale scomparsa dei soggetti che ne sono affetti, resta comunque il problema del riconoscimento delle malattie professionali affidato alla serietà e all'onestà, oltre che alla capacità, dei medici incaricati delgi accertamenti. «La diminuzione dei casi di soggetti affetti da silicosi è coincisa in questi anni con il riconoscimento giuridico di altre malattie professionali quali le broncopneumopatìe che l'Italia ha introdotto, in applicazione ad una disposizione della Cee, dodici anni fa. A questo si aggiunge quanto disposto da una sentenza della Corte Costituzionale del febbraio scorso che considera come tutelabile qualunque affezione che il lavoratore dimostri riconducibile alla sua attività professionale», dice Gianfranco Andrianopoli. «In Valle — conclude il direttore Inail — sono circa mille i soggetti affetti da broncopatìe dovute a polvere di silicati, di calcare e di legno duro o fieno. Queste persone, a differenza dei silicotici per i quali la visita di revisione della pensione è annuale e non ha scadenza, potranno chiedere l'aumento graduale dell'indennità ogni anno ma soltanto per quindici anni dalla data della prima rendita». b. m. Gianfranco Andrianopoli