Maxi-scandalo con la silicosi

Maxi-scandalo con la silicosi La magistratura incrimina otto medici per falso e truffa all'Inai! Maxi-scandalo con la silicosi Rilasciate pensioni di invalidità a persone che ai controlli sono risultate sane - Le indagini, giunte alla fase conclusiva, cominciarono nel 1985 - «C'è il sospetto che la situazione della malattia in Valle non sia quella apparente» AOSTA — A otto medici valdostani l'autorità giudiziaria ha contestato, nei giorni scorsi, il reato di falso e truffa ai danni dell'Inali per una serie di certificazioni sanitarie che avrebbero fatto ottenere indebitamente, a un numero non precisato di lavoratori, pensioni di invalidità per silicosi. Gli otto imputati, che nei giorni scorsi hanno ricevuto la comunicazione giudiziaria, sono accusati «di aver certificato l'esistenza della malattia professionale anche in casi in cui questa non era avvalorata dai risultati degli esami sanitari". I nomi delle persone coinvolte nella vicenda — che a detta del giudice istruttore, Gianni Franciolini, che ha disposto le indagini, "ha dimensioni e importanza notevoli" — vengono per il momento taciuti: si sa soltanto che il provvedimento giudiziario ha colpito medici dipendenti dell'Inail e medici mutualistici che svolgevano gli accertamenti sulla silicosi per conto dei patronati. Malgrado l'accusa di falso e truffa sia stata contestata a tutti gli imputati la loro posizione giuridica è diversificata: la più grave è quella dei medici dipendenti dell'Inail, ai quali spettava il compito di fare gli opportuni accertamenti per accogliere o respingere le richieste per il riconoscimento dell'invalidità da silicosi. A conferma di questo, il provvedimento del giudice Franciolini di 'interdizione provvisoria dai pubblici uffici" nei confronti dei medici Inail convolti nella vicenda. I sanitari, che per conto dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro dovevano disporre i controlli medici per l'accertamento della presenza di silicosi nei soggetti esaminati, avevano infatti funzioni di pubblici ufficiali, quindi le loro responsabilità nella vicenda giudiziaria sono maggiori. L'avvio delle indagini, ormai giunte alla fase conclusiva, risale al 1985: fu allora l'Inali di Aosta a disporre una serie di controlli su cinquantadue soggetti presi a campione tra i circa 4500 valdostani risultanti affetti da silicosi. Gli accertamenti dell'Istituto diedero risultati sconcertanti: delle cinquantadue persone prese in esame soltanto sei risultarono avere la malattia professionale mentre negli altri quarantasei casi la diagnosi fu 'dubbia» o addirittura 'negativa". "In base a quei risultati — dice il giudice Franciolini — disponemmo ulteriori controlli. Tra i cinquantadue soggetti esaminati ne furono selezionati undici e l'indagine sanitaria venne affidata ai professori Grìva, dell'Istituto di Medicina legale di Torino, e Chiappino, direttore dell'Istituto di Medicina del Lavoro di Milano». Per lo svolgimento dell'indagine medica furono ripetuti tutti gli esami clinici e rivisti tutti 1 carteggi dell'Inali relativi ai casi in questione. Il risultato, riportato nella relazione seguita alla perizia collegiale dei professori Griva e Chiappino, fu ancora una volta sconcertante: in nessuno dei soggetti presi in esame fu accertata la presenza di silicosi. 'Tra queste persone — aggiunge Gianni Franciolini — alcune, per quanto riguarda la silicosi, risultavano avere una percentuale di invalidità molto alta e questo senza che vi fosse alcun riscontro medico». Dalla perizia collegiale dei professori Chiappino e Griva risulterebbe anche che le risultanze delle analisi in possesso del- l'Inail non potevano indurre in errore il medico preposto all'accertamento della malattia professionale. Dice ancora il giudice istruttore: «C'è da sospettare che la situazione della silicosi in Valle non sia affatto quella apparente. La certificazione di una malattia inesistente o presente in misura minore di quella dichiarata rappresenta un falso in questo caso finalizzato alla truffa ai danni dell'Inail per la quale la corresponsione delle pensioni di invalidità rappresenta un esborso cospicuo». In questi giorni gli otto medici imputati sono stati interrogati dagli inquirenti. Per il momento non si sa nulla sulle loro linee di difesa. Le indagini devono comunque ritenersi concluse ed è possibile che entro la fine dell'anno la vicenda possa approdare in tribunale per il processo. Nei reati contestati agli otto medici valdostani non verranno comunque coinvolti i beneficiari delle pensioni di invalidità rilasciate indebitamente. Spiega il giudice Franciolini: 'Non risulta che i beneficiari delle pensioni di invalidità abbiano dato un contributo causale al riconoscimento della silicosi. Soltanto ai medici era delegato il compito di accertare la presenza o meno della malattia e di comportarsi di conseguenza». Beatrice Mosca