Arresigli gli ex presidenti Rollandin e lanivi

Due indagini della magistratura hanno portato all'esecuzione di 6 mandati di custodia cautelare in carcere Due indagini della magistratura hanno portato all'esecuzione di 6 mandati di custodia cautelare in carcere Arresigli gli ex presidenti Rollandin e temivi L'unionista è accusato di aver pagato per ottenere i voti AOSTA. Pacchetti di voti in cambio di soldi e posti di lavoro. Accuse che hanno portato in carcere l'ex presidente della giunta regionale Augusto Rollandin, 44 anni; il suo segretario particolare Jean Barocco, 32 anni, e il «procacciatore di voti» Domenico Cosentino, 53 anni, pensionato; a Francesco Raso, 70 anni, anche lui «raccoglitore di consensi» per conto dei due politici unionisti, sono stati concessi gli arresti domiciliari (a Saint-Vincent) in virtù dell'età avanzata. Rollandin ha ricevuto anche un mandato di custodia cautelare per la vicenda dei finanziamenti illeciti alle società di trasporti, la stessa per cui era finito in carcere il dirigente regionale Piergiorgio Vivoli. L'inchiesta ha portato anche all'arresto dell'ex presidente della giunta Ilario Lanivi e di Quanito Perrier, titolare della omonima società di trasporti di Courmayeur, che ha ricevuto dalla Regione cinque miliardi e 300 milioni di finanziamento «illecito». Per tutti le accuse sono di truffa aggravata e abuso innominato d'ufficio a scopo patrimoniale. Le due indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Pasquale Longarini e ieri il procuratore Luigi Schiavone le ha rese pubbliche. Sei uomini della polizia giudiziaria hanno lavorato quasi sette mesi per arrivare agli arresti di ieri. I mandati di custodia cautelare sono stati firmati lunedì sera dal giudice delle indagini preliminari Eugenio Gramola. Le accuse sono sorrette intercettazioni telefoniche, appostamenti, pedinamenti, filmati. La vicenda su cui gli inquirenti spiegano meno è quella del «voto di scambio» («corruzione a fini elettorali», recita il codice penale). Due mandati d'arresto diversi per i voti dati in cambio di soldi e per quelli concessi in cambio di un posto di lavoro: «E' la legge, sono reati differenti anche se il fatto è lo stesso» spiega l'avvocato Gianna Siggìa, difensore di Barocco. La magistratura ha accertato tre posti di lavoro dati come «compenso» per i consensi espressi nelle elezioni del maggio di quest'anno; un'altra «sistemazione» sarebbe stata promessa anche se, forse, non ancora data. I mandati di custodia cautelare parlano di tre posti in enti pubblici o privati e uno promesso nella casa da gioco di Saint-Vincent. Altri voti sareb- bero stati «comprati» con 30 milioni, pagati da Barocco (per conto di Rollandin) a Cosentino, che avrebbe garantito un «pacchetto» di alcune centinaia di consensi. L'ex presidente Rollandin è stato portato in carcere a Biella; l'altro ex capo dell'esecutivo Lanivi è in cella d'isolamento a Vercelli. Il pubblico ministero Longarini ha vietato ai difensori di incontrare Lanivi, Rollandin e Perrier: è probabile che la procura aspetti i risultati di altri accertamenti. Gli interrogatori dei 6 arrestati dovrebbero incominciare già stasera oppure domani mattina. La vicenda del voto di scambio, comunque, è quella che necessita di più testimonianze. Non ci sono contratti scritti, sono patti che si stringono «sulla fiducia», di solito senza testimoni. Ecco il motivo di pedinamenti e filmati, delle registrazioni che hanno aggiunto elementi alle parole scritte nei verbali raccolti dalla polizia giudiziaria e dalla magistratura. II procuratore della Repubblica Luigi S chiavone durante l'incontro stampa nel quale ha reso note le due inchieste Barocco è stato seguito e visto mentre posava sul tavolino di un bar il sacchetto di carta con dentro 30 milioni in contanti destinato a Cosentino. Gli inquirenti mantengono il più assoluto riserbo sul modo in cui sono riusciti ad accertare come venivano dati i posti di lavoro «raccomandati» dai politici in cambio dei voti. Soltanto per il lavoro «promesso» la magistratura cita il Casinò di Saint-Vincent, per gli altri tre la casa da gioco rimane soltanto un'ipotesi celata dalla dicitura generica «enti pubblici o privati». E contatti tra pubblico e privato ci sono anche nello scandalo dei trasporti. Perrier è accusato di aver incassato un contributo di cinque miliardi e 300 milioni, concesso «indebitamente» dalla Regione. L'ipotesi dell'accusa è che l'imprenditore si sia rivolto a Vivoli per ottenere quel denaro e che sia stato indirizzato verso l'allora presidente della giunta Rollandin o l'ex assessore all'Industria e Trasporti Lanivi. Vivoli era stato arrestato un mese fa per questa vicenda e rilasciato dopo una settimana. Era stato interrogato per due volte dai giudici, aveva spiegato la procedura seguita dal suo ufficio e dall'assessorato per assegnare i contributi. Le richieste dovevano essere giustificate con le documentazioni previste dalla legge (bolle, fatture, impegni d'acquisto); agli uffici regionali spettava poi il compito di controllare se la documnetazione presentata dalle società di trasporti erano in regola e se le richieste di finanziamenti potevano essere soddisfatte. Secondo la magistratura, Lanivi e Rollandin hanno avallato stanziamenti che non dovevano essere fatti: mancavano i giustificativi, non c'erano controlli. «Tutto passava sopra la testa di Vivoli. Non firmava certo lui i mandati di pagamento e neppure firmava le delibere» avevano detto i difensori del dirigente. Italo Fognier e Corrado Bellora di Aosta. Claudio Laugeri ALTRI SERVIZI A PAGINA 37 Dall'alto a sinistra, gli ex presidenti Augusto Rollandin e Ilario Lanivi, il segretario di Rollandin, Jean Barocco. Di fianco e da sinistra Domenico Cosentino e Quanito Perrier, imprenditore di Courmayeur. Quest'ultimo è accusato di truffa alla Regione insieme con Lanivi e Rollandin. La vicenda si riferisce ai contributi regionali dati per le autolinee. Rollandin, Barocco e Cosentino sono invece stati arrestati per l'inchiesta sul voto di scambio nelle elezioni di maggio •