Rollandin condannato a un anno e 6 mesi

Ieri la sentenza in corte d'appello per l'ex presidente della giunta regionale valdostana Ieri la sentenza in corte d'appello per l'ex presidente della giunta regionale valdostana Rollandin condannato a un anno e 6 mesi Risponde di abuso in atti d'ufficio e turbativa d'asta TORINO. Sconto di pena di otto mesi per l'ex presidente della giunta regionale valdostana Augusto Rollandin, condannato ieri dalla prima sezione della corte d'appello (presidente Nicolò Franco) a un anno e sei mesi di reclusione. E' stato ritenuto responsabile di abuso in atti d'ufficio e turbativa d'asta in relazione all'appalto per la discarica di Brissogne ma, grazie alla concessione delle attenuanti generiche, la condanna è scesa dai due anni e 4 mesi (inflitti in prime grado il 28 novembre del '92 dal tribunale di Aostala un anno e mezzo di reclusione. I giudici dell'appello gli hanno inflitto come pena accessoria l'interdizione dai pubblici uffici per un anno e quattro mesi, ma per entrambe le condanne il consigliere regionale Rollandin ha avuto i doppi benefici: la sospensione condizionale e la non menzione. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio poco dopo mezzogiorno e sono usciti con il verdetto alle 14,30. Rollandin, che si era presentato in aula al mattino, non ha atteso la sentenza ma ha fatto sapere tramite il suo difensore avvocato Volante: «Mi sono sempre protestato innocente perchè convinto di aver agito nell'interesse dell'ente pubblico e per esigenze pressanti: motivi di igiene e di rispetto alle legyi sull'inquinamento ambientale. Occorreva tiare il via ai lavori per spostare la discarica da Brissogne Quart in una zona più distante dal fiume Dora». Non si conoscono le motivazione della sentenza ma nel dispositivo i giudici dell'appello, pur condannando Rollandin per la turbativa d'asta, hanno escluso la collusione con gli altri due imputati, il costruttore Giuliano Folliolcy, presidente della impresa «Falcono, aggiudicataria dell'appalto, e l'amministratore delegato Vittorio Garda. I due sono stati ritenuti responsabili di turbativa d'asta non aggravata e quindi coperta dall'amnistia, come aveva già stabilito la sentenza del tribù naie di Aosta. Non del tutto soddisfatto il pubblico ministero Pasquale Longarina, lo stesso pm del processo al tribunale di Aosta, che aveva chiesto una pena più severa, due anni e dicci mesi di reclusione per l'ex presidente della giunta regionale, due anni e un mese per Folliolcy e due anni per Garda. TEMPO PREVISTO PER OGGI. Cielo irregolarmente nuvoloso con isolato precipitazioni, dopo il tramonto formazione di banchi di nebbia. TEMPERATURA. Stazionaria. VENTI. Deboli variabili. TENDENZA DEL TEMPO. Annuvolamenti irregolari anche intensi associati a locali rovesci temporali. La corte d'appello non ha accolto le sue richieste ma ha confermato che la gara per la discarica di Brissogne non è stata regolare. Quando la base d'asta supera l'importo di un milione di ecu (nel caso della discarica di Brissogne era di 5 miliardi di lire) la legge impone che la gara sia fatta con il sistema della «media»: le ditte fanno un'offerta al ribasso sulla cifra base e vince chi si avvicina di più alla cifra ottnuta sommando un coefficiente alla media delle offerte. Per sfruttare questo meccanismo, le imprese Sicos e Falcon del gruppo Follioley fecero un'offerta al ribasso del 63,10 per cento: un'offerta del tutto anomala perchè il ribasso era così alto da rendere impossibile l'esecuzione dell'appalto a quel prezzo, e soprattutto perchè proveniva dall'impresa che poi si aggiudicò la gara e che l'aveva presentata al solo scopo di favorire il raggruppamento di Follioley. Anche per i giudici d'appello, Follioley e Garda sono responsabili di turbativa d'asta ma non aggravata dal concorso con il pubblico ufficiale, vale a dire con l'ex presidente della Giunta. Augusto Rollandin, sempre secondo la sentenza, avrebbe commesso un abuso che ha poi falsato la gara d'appalto. Tre costruttori, Walter Mochettaz, Guido Sorrenti e Ettore Montrosset, avevano fatto ricorso al Tar e la Commisione apalti aveva affidato il verbale alla presidenza della giunta. Rollandin convocò nel suo ufficio i tre imprenditori: a suo dire per «spiegare che aveva chiesto un parere ad un legale, secondo il quale l'appalto era regolare», in realtà per esercitare una indebita pressione. Claudio Cerasuolo