Il telecomando cancella sei milioni di poveri di Curzio Maltese

77 telecomando cancella sei milioni di poveri 77 telecomando cancella sei milioni di poveri o De LorenGNI volta che riparte il dibattito su violenza & tv, un classico, penso alla scena di «Oltre il Giardino». Peter Sellers (Chance), il perfetto idiota televisivo, esce per la prima volta da casa e s'imbatte in un gruppo di teppisti. Spaventato, punta il telecomando: vuole spegnerli. Vale anche per la questione dei poveri. Esistono poveri in Italia? Pensiamo di no: la televisione non li fa mai vedere. Esistono singoli «casi umani» risolti da Costanzo e Castagna. E poi la massa degli extracomunitari. Ma poveri indigeni? L'amministratore del condominio nazionale, Silvio Berlusconi, assicura di no. i poveri, o alla milanese «gli sfigati», non esistono: «sono persone diseducate al benessere». Positivismo televisivo. Ricorda sua sanità De Lorenzo quando ancora concorreva al Nobel in diretta: «L'Italia è un Paese di malati immaginari». Per fortuna il sistema sanitario, strutturato sul concetto kafkiano di colpa, provvede a smascherarli e a farli ammalare sul serio. I diseducati al benessere secondo il Censis, che li chiama «nuovi poveri» - un eufemismo vale l'altro -, invece esistono, e sono sei milioni. Il dieci per cento della popolazione. A metà anni Ottanta, con l'Italia quinta Potenza mondiale, erano il 15 per cento: qualcuno ha messo la testa a posto. Ma restano tanti, troppi e seppure non li vediamo né sentiamo, la semplice presenza statistica ci disturba. Sono poveri nostri, non importati dall'Africa o dall'Est. Famiglie che vivono con due milioni al mese o meno. In maggioranza pensionati soli. Non vanno in vacanza, consumano con la fantasia guardando molta televisione. Votano perlopiù gente bella, sana e tendenzialmente miliardaria. Erano vittime designate Mario Cj deli governo spettacolo. zo hiesa I telegiornali parlano dei tagli su pensioni e sanità con l'aiuto di grafici computerizzati. Mai un'intervista, una faccia: noi giornalisti non conosciamo poveri. I nostri nonni e padri sì, molti lo erano stati. Noi abbiamo letto gli abbecedari cattolici, Dickens e Pinocchio. I figli nemmeno quelli. La vera forza, il pericolo, della televisione non è quasi mai in ciò che esibisce ma in quanto riesce a censurare. Nell'ultimo decennio la tv commerciale - cioè tutta la tv - ha cancellato intere categorie sociali: pensionati, operai, disoccupati. Gli albanesi che sbarcavano in Italia inseguendo i paradisi artificiali di Raiuno e Canale 5 erano sbalorditi nel vedere mendicanti agli angoli delle strade. Pippo Baudo non vi aveva mai accennato. Ogni tanto, a Natale, si vedeva Craxi misteriosamente in visita ai poveri vecchi della Baggina. Mario Chiesa ha poi spiegato ai giudici. La miseria e lo sporco eliminati da Mastro Lindo popolano ancora gli incubi notturni della neoborghesia: il fantasma della povertà. Ma in questi anni se c'era da protestare sotto i riflettori, da reclamar diritti, erano sempre i benestanti a farlo, a volte i corrotti. Quindi non dev'essere difficile per il governo allungare l'età pensionabile come un elastico. «Guardo i miei collaboratori sessantenni dice amabile il presidente chi di loro vorrebbe andare in pensione?». Giusto, pensate a Mastella o a Letta, costretti dopo una vita a dire addio alla buvette e all'auto blu. A Milano 2, nella tribuna Vip dello stadio di San Siro, in televisione e in politica i poveri già non esistono. Se incrocia un corteo di pensionati per strada, il perfetto berlusconiano punta il telecomando. Per i malati è allo studio un condono. Curzio Maltese sse^J a De Lorenzo Mario Chiesa

Luoghi citati: Africa, Italia, Milano, Potenza