Gli arrestati davanti al gip: non era possibile prevedere una piena come quella del '93 «Per il ponte Ribes nessun illecito»

Gli arrestati davanti al gip: non era possibile prevedere una piena come quella del '93 Gli arrestati davanti al gip: non era possibile prevedere una piena come quella del '93 «Per il ponte Ribes nessun illecito» A Ivrea iniziatigli interrogatori, liberi due imputati Un mazzo di fiori al pm: grazie per quel che sta facendo Interrogatori fino a tarda sera, davanti al giudice delle indagini preliminari, Antonio De Marchi, per 9 degli undici arrestati lunedì nel maxi blitz della procura eporediese. Due gli scarcerati: il progettista del nuovo viadotto sul torrente Ribes a Loranzè, l'architetto Antonio Migliasse e il dirigente dell'ufficio contratti della Provincia, Giuseppe Ferrarelli. Per tutti gli altri si sono riaperte le porte del carcere: Sergio Nicola, ingegnerecapo dell'ufficio tecnico di palazzo Cisterna è tornato a Biella; Giovanni Bertino, l'impresario di Quincinetto che costruì il viadotto, a Ivrea. Nessuno, però, ha ammesso responsabilità o illeciti. Né tantomeno che l'appalto per la sistemazione di quel ponte fosse pilotato verso la Ivies, società del gruppo Bertino, che si aggiudicò la realizzazione dell'opera. «Tecnicamente la soluzione proposta dalla Ivies era valida» ha raccontato, in sintesi, Nicola al procutatore Bruno Tinti. Assistito dall'avvocato Festa ha inoltre spiegato che la portata del Ribes è sempre stata ridotta: «Una piena così consistente come quella del settembre '93 non era in alcun modo ipotizzabile». Una tesi sostenuta anche dagli altri personaggi finiti in manette. Ma ciò che interessa al magistrato è chiarire perché la soluzione proposta dall'impresa vincitrice della licitazione, (abbattimento del vecchio viadotto e costruzione ex novo di un ponte in "terra armata" con due tubi centrali per lo scorrimento delle acque) venne accolta seppur avesse caratteristiche diverse da quelle previste nel bando d'appalto. Vittorio Chiusano, difensore dell'imprenditore Giovanni Bertino, la spiega così: «La commissione dispone di una certa discrezionalità nelle de- cisioni. Chi ne faceva parte ha scelto ciò che riteneva migliore, senza ottenere contropartite». E aggiunge: «Secondo me, l'interpretazione di questa procedura amministrativa data dal magi¬ strato ha una fondatezza dubbia. Un eventuale illecito - che è tutto da dimostrare - non conduce per forza a un reato di questo tipo». Nessuna sorpresa per la scarcerazione di Giuseppe Ferrarelli, uno dei funzionari che collaborano con il gruppo verdi per stilare un'interpellanza sui lavori al ponte Ribes che venne presentata e discussa in Consiglio provinciale. Assistito dall'avvocato Alberto Stratta ha spiegato che il suo compito nella commissione per l'aggiudicazione di quel lavoro era soltanto di testimone. «C'erano perizie - ha spiegato - che attestavano la bontà dell'opera, tra cui anche relazioni idrauliche preparate da esperti». Ma i punti oscuri di questa faccenda sono, comunque, ancora molti. Un aiuto potrebbe arrivare da tre personaggi, inseguiti da ordinanza di custodia cautelare, ma attualmente all'estero: l'ex presidente della giunta provinciale Elio Borgogno, l'imprenditore Flavio Bertino e un altro funzionario della Provincia, Umberto Griffa. In margine all'aspetto giudiziario una nota di colore. Il giorno dopo gli arresti della forestale qualcuno ha inviato un grosso mazzo di fiori al procuratore Tinti. Senza firmarsi ha allegato un biglietto: «Grazie per ciò che sta facendo. Era ora che qualcuno si occupasse di questa faccenda». Lodovico Potette A sinistra, Sergio Nicola, ingegnere capo alla Provincia Fra i due indagati ancora latitanti c'è l'ex presidente della Provincia di Torino Elio Borgogno (in alto a destra); sotto l'imprenditore Giovanni Bertino