«Brindo all'Inter di Meazza»

«Brindo all'Inter di Meazza» LA PASSIONE NASCOSTA UNA FEDE NERAZZURRA SBOCCIATA NEGLI ANNI 50/SUGLI SPALTI DELL'ARENA «Brindo all'Inter di Meazza» Veronelli: il mio campione, meglio di Pelè la storia Gigi Garanzini ^'illK; ^v, ■^■v',:?. CERCAVA un segnale, per continuare a credere. Un lampo di riscossa, un indizio purchessia che lasciasse presagire concluso il tempo della frustrazione, dell'avvilimento senza sbocce. Le ha colto in una notte di mezza estate, davanti alla tv, quando ha viste Vieri far gel a Buffon e pazienza se in palio c'pra soltanto un trofeo agostano. «Perché Vieri lo velevano, anzi lo pretendevano loro e che finisse per andarci sembrava ineluttabile. Invece non solo è rimasto, ma alla prima occasione gli ha fatto gol. E in che modo. Con quella presa di possesso del pallone su Tacchinardi, e quel tiro di rara bellezza che ha sorvolato Buffon. Il cuore mi si è riaperto alla speranza». Sorride Luigi Veronelli, per gli amici Gino. E ti pianta in faccia l'azzurro di quegli occhi che per due buone ragioni ti regala un fremito. La prima, è che il colere è le stesso di un altro grande con la desinenza in elli che da poco se n'è andato, e accidenti se ci manca la sua bussola. La seconda, che proprie questi splendidi occhi sono il punto debole di Gino. Quasi che la natura intendesse alfine rivalersi su di lui per quell'olfatto e quel gusto, assolutamente unici, di cui le ha dotate. «Non tutto il male viene per nuocere - ci scherza - la malattia agli occhi mi ha se non altro vietato lo stadio, risparmiandomi un sacco di amarezze. La tivù, da vicino, la vede. E i colpi tipo-Vieri li vedo benissimo». Interista perché? «Perché he visto i gol di Meazza. E' l'unica risposte che conosco, la stessa che do agli amici milanisti come Rivera, ma come farà una persona come te ad essere interista, mi domanda con tutte le erre ben arrotate, e io risponde che ho visto i gel di Meazza. E non solo i gol, la sua eleganza, la sua armonia irripetibile. He visto anche Pelè, all'eleganza di Meazza non è arrivate. Una volta all'Arena gli vidi fare uno stop in rovesciata a due metri da terra: atterrò col pallone incollate, saltò l'avversario ipnotizzato e andò a infilare il portiere con quei suoi passaggi in porta millimetrici e beffardi. Entravamo di straforo all'Arena, io e il mio fratello gemelle Gianni. E sì che mie padre era non solo benestante ma anche socio dell'Inter: eppure durò fatica a farci passare per la porta principale. Ricordo una strepitosa mediana, Campatelli-Olme-Locatelli, i grandi stranieri degli Anni 50, Nyers, Wilkes e Skoglund, un portiere che ho amato molte come Giorgio Ghezzi. E poi la grande Inter di Moratti e i suoi campioni, il magistero di Suarez, la fantasia di Corso, la strapotenza di Pacchetti che ho poi conosciuto di persona, gran signore e grande intenditore di quadri». Si arrabbia, maestre, se butto lì che l'interista vive di ricordi quasi come il genoano, il vercellese e il torinista? «Mi arrabbio per il maestro. E ribatto che le epoche buie ci sono state, ma in tempi recenti non è stata sottolineata abbastanza la sfortuna di Ronaldo, e di conseguenza dell'Inter. Ronaldo mi piace non soltanto per il suo talento, ma per come si sforza di guarire, partecipa, si commuove. E pei a noi interisti basta poco per risvegliare la nostra antica, enorme presunzione. Un gol carice di significati come quelle di Vieri, un allenatore che abbia il coraggio delle scelte ma anche il pregio della serenità come mi pare sia Cuper, la speranza che il calvario di Ronaldo sia finite e tomi a essere dei nostri. Pei ne riparliamo». Ronaldo a parte, perché lì siamo d'accordo tutti, basta poco, per l'appunto. «Con Ronaldo sane al fianco di Vieri non vede sinceramente ima squadra superiore all'Inter. Ma anche senza ce la possiamo giocare. E' forse un po' lento Materazzi, ma Cristiane Zanetti è un giocatore che ci mancava, sempre nel cuore del gioco, quasi immanente, e la tranquillità e la chiarez¬ za d'idee di questo nuovo allenatore mi fanno essere ottimista. E pei Tolde, gigantesco, un'immensità. Come gustare un "Semidano", non le conosce? Faccia un salto sulla Carlo Felice, sulla sinistra in direzione di Cagliari, assaggi e mi sappia dire». Eccolo, il rabdomante. Lo studioso che ha riportato alla luce giacimenti enogastronomici di inestimabile valore. L'uomo cui l'Italia del vino deve in tempi andati la riscossa e oggi una non piccola parte della sua straordinaria dimensione. «Vorrei che altrettante potesse accadere nel calcio. Che si riscoprisse il valore dei vivai come si stanne riscoprendo, tuttora, vitigni autoctoni troppe a lungo trascurati. Perché dal vino si pretendeva che desse tanto, quando invece il vitigno deve produrre bene, non produrre tanto. Oggi che sappiamo tutto dei grandi piemontesi, sappiamo ancora poco di altri piemontesi che stanno diventando grandi. Penso al Grignolino, all'Avara della Val di Susa, al Timorasso dei Colli Tortonesi. Penso a tanti ragazzi di provincia che non trovano spazio perché l'esterofilia ne soffoca la crescita». Tasto dolente, questo, anche presso la real casa nerazzurra. «Ahimè. Mi consolo con l'altro nerazzurro autoctono, quelle dell'Atalanta. Mia seconda squadra per ragioni cromatiche e di residenza. E festeggio in questi giorni i dieci anni dalla frattura che chiuse la mia personale carriera pallonara: malleolo, tibia e perone sul campo di Ca' del Bosco, sotte il diluvio, giocando con gli amici. Oggi la gamba mi fa da barometro, ma è guarita. Se penso all'Inter, mi segnala che sta arrivando il bello stabile». Gli vidi fare uno stop in rovesciata a due metri da terra: magico Sul presente sono ottimista: un segnale per continuare a credere me io ha offerto il gol di Vieri a Buffon, ma anche la grandezza di Toldo e la rassicurante serenità di Cuper LUIGI VERONELLI per gli amici Gino, ha riportato alia luce giacimenti enogastronomici di inestimabile valore, l'Italia del vino gli deve in tempi andati la riscossa e oggi una non piccola parte della sua straordinaria dimensione: «Vorrei che si riscoprisse il valore dei vivai come si stanno riscoprendo, tuttora, vitigni autoctoni troppo a lungo trascurati» r— -sa/ Due le dediche speciali di MiSj*«* Luigi Veronelli ai campioni nerazzurri. vjp'* «A Peppino Meazza, alla sua memoria e alle sue magie, il Magliocco, un vitigno di Ciro Marina e di Melissa che dà vini, come il Magno Megonio dal nome di un senatore romano, di straordinaria completezza e di eccezionale euritmia. Alla guarigione di Ronaldo, e alla speranza che possa farmi dimenticare Meazza, un barolo di Bruno Giacosa, il Vigna Rionda del 1971». Anno di scudetto nerazzurro, va da sé. r,^^^^,,,.-^. y.^^^^^^^^^ LSdR LA BOTTIGLIA SPECIALE dedicata a Ronaldo risanato BBaasai