CANNES cose nuove dal mondo

CANNES cose nuove dal mondo CANNES cose nuove dal mondo Fulvia Captata ROMA Nella Francia scossa da clamorosi risultati elettorali, attraversata da violente polemiche politiche, prese di posizione, manifestazioni di piazza, l'annuncio, ieri, del cartellone di uno dei massimi eventi culturali del Paese, lo scintillante Festival di Cannes (quest'anno spostato di una settimana proprio per evitare la sovrapposizione con la consultazione elettorale), suona come un intervallo di pace. Ricorda che, almeno sul fronte cinematografico, tutte le voci possono convivere, o almeno confrontarsi; ristabilisce i valori della cultura e della conoscenza, porta una ventata di leggera allegria. E forse sarà per questo che il presidente Gilles Jacob, affiancato dal direttore artistico del Festival, Thierry Fremaux, ha voluto fare, in apertura dell'incontro, due dichiarazioni di tono sorridente: film più corti e film-commedia «per evitare di cadere in un'atmosfera lugubre». In realtà, a ben vedere, a parte l'ultima creatura di Woody Alien «Hollywood Ending» (che apre la rassegna il 15 maggio) e «And now... Ladies and Gentleman» di Claude Lelouch (che la chiude il 26), i film in gara per la Palma d'Oro non sembrano particolarmente leggeri. In ogni caso, come sempre, e comunque vadano le elezioni, il Festival potrà puntare sul suo glamour speciale, su quell'inimitabile cocktail di impegno-divismo-mercato che da sempre ne rappresentano la forza. Una caratteristica che quest'anno sarà celebrata anche da un filmato di 26 ' minuti, firmato da Gilles Jacob, alla guida della kermesse per oltre vent'anni, e programmato per la serata inaugurale: senza spiegazioni, sottotitoli o cronologie, vi si vedranno scorrere immagini velocissime che testimoniano la storia del Festival. Da Orson Welles a John Huston, da Francis Ford Coppola a Paul Newman, da Sofia Loren a Gina Lollobrigida, da Juliette Binoche al grande imperatore del cinema giapponese Akira Kurosawa. Italiani a Cannes Un unico film in gara, «L'ora di religione» di Marco Bellocchio, nessun membro italiano nella giuria, ma in compenso una presenza fitta (12 titoli in tutto), distribuita nelle varie sezioni della kennesse: nella «Quinzaine des Realisateurs» ci sono «Angela» di Roberta Torre e «L'imbalsamatore» di Matteo Garrone; nella «Semaine de la critique» «Da zero a dieci» di Luciano Ligabue, «Respiro» di Emanuele Crialese e, tra i documenti, «Bella ciao» fumato dall'ex-direttore di Raidue Carlo Freccerò insieme con Giusti e Torelli. ((Avevamo mandato una troupe per uno speciale destinato a Raidue sui giorni del G8 - ha raccontato Freccerò -, fummo subito censurati, ma continuammo a lavorare recuperando immagini girate da gruppi indipendenti e da altri operatori». La verità, spiega Freccerò, «è che in quel periodo la tv dell'Ulivo era già pronta per essere consegnata a Berlusconi, quindi allergica a qualunque voce dissonante». Sempre al G8 è dedicato anche «Carlo Giuliani, ragazzo» che l'autrice Francesca Comencini descrive come «un film politico, ma soprattutto etico che cerca di porre domande e insinuare dubbi sui "disubbidienti" del 20 luglio 2001». La voce narrante appartiene alla madre di Giuliani. Infine due restauri importanti: «Il posto» di Ermanno Olmi e «La signora senza camelie» di Michelangelo Antonioni. Su questi due prodotti si sono appuntate le critiche del sottosegretario Sgarbi, che li definisce «fenomeni marginali». Concorso ma non solo. I rapporti con i poteri dominanti, come la religione, nel film di Marco Bellocchio; le tensioni dell'Inghilterra contemporanea nelle opere di Mike Leigh e Ken Loach; l'Israele raccontato da Amos Citai e la Palestina da Elia Suleiman; l'Iran di Abbas Kiarostami compongono, come dice il direttore del Festival Fremaux, il quadro di attualità geopolitica mondiale ospitato a Cannes. Ma c'è anche spazio per la sperimentazione estetica di Alexandre Sokurov che ha realizzato «Russian Ark» m un muco piano-sequenza di 90 minuti e di altri autori (Kiarostaml, Winterbottom, Zankhe) che, come lui, hanno girato in digitale. I francesi in gara sono quattro: Nicole Garcia con «L'adversaire», Robert Guédiguian con «Marie-Jo et ses deux amours», Olivier Assayas con «Demonlover» e Gaspar Noè con «Irreversible». Accanto al concorso, su cui si esprimerà la giuria presieduta da David Lynch, sono in programma numerosi eventi; dalla lezione di cinema tenuta da Nanni Moretti all'assaggio (un montaggio di 20 minuti) del nuovo film di Martin Scorsese «Gangs of New York» con relativa apparizione sulla Croisette di due dei protagonisti Cameron Diaz e Leonardo Di Caprio; dall'anteprima di «Lilo e Stitch», ultima creatura disneyana in uscita il 20 giugno in tutto il mondo a «Selezione 1939», ovvero il gruppo di pellicole che dovevano essere presentate al Festival quell'anno se la guerra non avesse deciso altrimenti. I titoli saranno giudicati da una giuria speciale guidata da Alberto Barbera, ex-direttore del Festival di Venezia. A sinistra Francesca Comencini, regista del documentario «Carlo Giuliani, ragazzo» dedicato ai giorni del G8 a Genova, fuori concorso al Festival A destra Sergio Castellitto nell'«Ora di religione» di Marco Bellocchio unico film italiano in concorso