In dodici puntate la Roma di Cesa come l'impero di George W. Bush

In dodici puntate la Roma di Cesa come l'impero di George W. Bush PARTE A FINE AGOSTO ALLA TV USA LA FICTION CHE RIEVOCA VIZI E VIRTÙ' DEGLI ANTICHI ROMANI CON ALLUSIONI ALLE CRONACHE DELL'AMERICA ODIERNA In dodici puntate la Roma di Cesa come l'impero di George W. Bush La Gallia ribelle da conquistare ricorderà a molti l'Iraq, i barbari sono i terroristi e l'amante-consigliera del protagonista sembra ispirata da Condoleezza Rice Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK E' in arrivo il 28 agosto sui piccoli schermi d'America «Rome», un serial televisivo che racconta vizi e virtù dell'Antica Roma in maniera da evocare per il grande pubblico le cronache dell'odierna Washington, specchio del mondo in cui tutti in qualche maniera viviamo. I paralleli fra la Roma dei Cesari e l'America contemporanea segnano da tempo il lavoro di storici, letterati ed architetti ma a portarli in tv questa volta è una co-produzione fra la statunitense Hbo (la stessa dì «Sex and the City») e la britannica Bbc. L'ultima volta che Hbo e Bbc si misero assieme «Band of Brothers» fece incetta di Emmy Awards per la tv e questa volta scommettono nel bis. I dodici episodi della prima serie - da quanto trapela del lavoro dì produzione non ancora ttnninato negli studi a Cinecittà - sono ambientati nel 52 prima dell'Era Volgare allorché Roma, quattrocento anni dopo la sua fondazione, era la città «più ricca, cosmopolita e potente del mondo», una sorta di sovrapposizione fra il potere politico di Washinon e quello economico .di ew York, che ne faceva l'epicentro di un impero senza rivali proprio come oggi nessuno appare in grado di sfidare gli Stati Uniti d'America. Fondata sui principi di «bilanciamento fra i diversi poteri e serrata competizione personale», dove «nessuno poteva assumere un controllo totale» simili a quelli a cui la Dichiarazione d'Indipendenza americana sì richiama - Roma però si trovò ad affrontare nel momento dì maggiore splendore una stagione di «corruzione ed eccessi» che scossero le fondamenta del suo sistema di governo e fecero venire alla luce «stravaganti ricchezze» con un «conseguente declino dei vecchi prìncipi di disciplina spartana e unità sociale». Al centro di questo scenario dì crisi morale e decadenza nei costumi pubblici e privati disegnato a tinte molto forti, quasi modellate sulle critiche che la sinistra radicale che si rispecchia nel regista Michael Moore solleva nei confronti dell'attuale società americana - c'è la figura di Giulio Cesare che dopo otto anni di guerra spietata contro i galli toma a Roma per celebrare un successo che sembra averlo reso immortale, onnipotente. Ma proprio il ritorno dal campo dì battaglia - con al seguito un esercito umano composto da veterani in cerca di allori e schiavi ribelli - porta con sé .tensioni ed instabilità, raffigurate dal timore dell'aristocrazia di perdere ì propri privilegi e determinata a salvarsi mettendo sotto processo lo stesso Cesare per crimini di guerra. Saranno le sìngole puntate a descrivere quanto lo scontro fra Cesare e l'aristocrazìa ripete il duello senza esclusione dì colpì che oppone il presidente repubblicano George W. Bush airìntellighenzia liberal, feroce avversaria non solo della guerra in Iraq ma delle conse¬ guenze che questa potrà avere nella società americana. Ma pochi dubbi vi sono sul fatto che nell'incarico dato da Cesare ai due fedehssìmi Lucio Voreno e Tito Pullo di compiere una missione impossibile fra i feroci guerrieri della Gallia - riappropiarsi dello stendardo imperiale rubato molte famiglie militari rivedranno le missioni dei propri cari in Iraq ed Afghanistan, alle prese con tribù dì terroristi non meno spietati dei barbari dì allora. Il tutto condito da personaggi femminili come Servilia, madre di Bruto e amante dì Cesare, descrìtta come un'aristocratica sofisticata, elegante e dal carattere dì ferro la cui influenza quasi assoluta sui meccanismi del potere romano potrebbe far tornare alla mente il Segretario dì Stato, Condoleezza Rice, definita appena la scorsa settimana dal magazine «Forbes» come la «donna più potente del mondo». Per descrivere il lavoro che sta quasi per terminare il produttore Bruno Heller ha usato queste parole, vestendo il serial di una valenza ancor più globale: «Roma era un luogo dì colorì luminosi, di crudeltà vibrante, pieno di energia e dinamismo dove si conducevano vite spietate e dove ognuno poteva divorare il prossimo, dove c'era una pìccola elite mentre le masse vìvevano in preda alla povertà ed assistiamo oggi agli stessi con crimine, disoccupazione, malattìe e intensa pressione per mantere il proprio posto in società molto precarie. Perché la realtà è che la natura umana non cambia mai». Ricostruita negli studi di Cinecittà la capitale più ricca e potente dell'antichità, un misto di opulenza newyorkese e influenza di Washington La repubblica dei valori democratici sprofonda nei vizi e nella corruzione Sembra la riedizione di un film di Moore George W. Bush e sua moglie Laura ammirano le rovine dell'antica Roma sulla Via Sacra ai Fori Imperiali durante la visita del presidente americano nel 2001 /CESARE' I ri GENERALE Il fedelissimo di Cesare, Lucio Voreno, in missione contro i feroci Galli, ricorda da vicino la figura del generaleTommy Franks, capo del Comando Centrale dell'esercito statunitense Lo scontro fra Cesare e l'aristocrazia ripete il duello senza esclusione di colpi che oppone il presidente repubblicano George W, Bush all'intellighenzia liberal, assai critica sulla guerra in Iraq L'ARISTOCRATICA F'I. L'elegante Servilia, amante di Cesare, un'aristocratica dal caràttere di ferro, fa pensare al segretario di Stato Condoleezza Rice, definita da Forbes la «donna più potente del mondo»