BONIPERTI «Più che mai innamorato della mia Juve antipatica»

BONIPERTI «Più che mai innamorato della mia Juve antipatica» TIFOSO DA 57 ANNI, IL PRESIDENTE ONORARIO TORNATO IN TRIBUNA CONTRO IL PALERMO RACCONTA LE EMOZIONI DI UNA VITA IN BIANCONERO BONIPERTI «Più che mai innamorato della mia Juve antipatica» intervista Roberto I B ONIPERTI, questo calcio riesce ancora a emozionarla? «Molto, anche se in tv dilagano incompetenza e faziosità. La prima è una "tragedia"; la seconda, se fosse almeno intelligente, sarebbe sopportabile; co-, sì, invece...». E questa Juventus? «Sono tornato allo stadio sabato sera, c'era il Palermo, Dio che ricordi... La Juve non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore. Vi esordii nel 1947, e 57 anni dopo ne sono ancora innamorato». Anche se con l'attuale dirigenza... «Ognuno ha il suo stile, il suo timbro. Io venivo dal campo. E comunque, nessun rancore potrà allontanarmi». Seimila paganti per una partita di Champions League: possibile? «I prezzi, forse. O la comodità di guardarsela in salotto, con gh amici. In testa, però, ci metto il problema Delle Alpi. La pista, la lontananza dal centro: sembra un paradosso, ma è più facile arrivarci da Milano che non da certe zone della città. Lo dicevo, all'Avvocato: com'è triste, com'è fuori mano». Gir audo pensa a un impianto da 40 mila posti. «L'ideale. L'avrei fatto io, nel 1985, se solo me lo avessero permesso. Capienza, 45 mila: con possibilità di allargalo fino a 65 mila. Costo, 60 miliardi di lire. Zona, tra Torino e Rivoli. Naturalmente, e rigorosamente, senza pista d'atletica». Da uomo di sport, come giudica la «sua» Torino? «Abbiamo vissuto momenti migliori. Il termometro è la Fiat: se va bene, se va male... Torino ha sempre insegnato e indicato la rotta al Paese, continua a essere una città bussola. In passato, se aveva qualche lira in tasca, il torinese la spendeva per andare a vedere la Juve o il Toro. Ora che non ne ha, o ne ha meno, si adegua, privilegia consumi più essenziah. Prima il dovere e poi il piacere: mettiamola così». Voce di popolo: le Olimpiadi del 2006 sono l'ultima, grande occasione. «Proprio per questo, trovo deleterio il clima di litigiosità che ne sta condizionando i lavori, l'approccio e tutto il resto. Non so chi abbia ragione e chi torto, fra gli organizzatori locali e il Coni, ma Torino, per la storia e i valori che esprime, merita di essere raccontata all'esterno in maniera più elegante. Suvvia, rimbocchiamoci le maniche. Olimpiadi, Juve, Toro: sono patrimoni cittadini e nazionah, disperderne il sentimento sarebbe un dehtto». Tornando al calcio. Del Piero si è di nuovo infortunato. «Una maledizione... Alessandro è un ragazzo eccezionale, lo vorrei più atleta, più reattivo. Vorrei che ogni tanto tirasse ima "lecca" da venti metri. Quanto al ruolo, inutile suggerirgli di arretrare : probabilmente renderebbe di più, ma se preferisce giocare di punta, ripeto, è inutile». Tetti, invece, il fisico ce l'ha. «Ma tiene troppo la palla, e così diventa un facile bersaglio. Più lo menano, più s'incavola. Con chi lo marca, con gh arbitri, con tutti. Impari da Platini: se avesse giocato alla Totti, lui che era gracile di ossa, lo avrebbero spaccato in due». Cassano? «Talento brado. La classe non si compera, idem la buona condotta. Solo Capello l'aveva capito. Lo trattava come un figlio. E aiutando Cassano, aiutava la squadra». Il gol di Mannini in Udinese-Brescia, con De Sanctis a terra, ha acceso furiosi dibattiti: lei da che parte sta? «Nel caso specifico, premesso che toccava all'arbitro fermare il gioco, mai nella vita avrei tirato. Cosa vuole, ai miei tempi - e in un derby, per giunta - John Charles frenò sul più bello per raccogliere uno del Toro tramortito da una sua spallata. Più in generale, tutta 'sta gente che si rotola nell'erba comincia a insospettirmi. Se uno dei miei simulava, lo multavo. Prendo atto con rammarico che, oggi, il vento è cambiato, e al minimo impatto si cade fulminati. Poi, se non restituisci il pallone, passi per farabutto: ma il fair play è un'altra cosa. Basterebbe studiare l'inglese e gli inglesi». Perché la Juve è così antipatica? «Lo è adesso, lo era quando la dirigevo io, lo sarà in futuro. L'invidia rappresenta una medaglia al valore. E comunque, se mezza Italia tifa Juve, ci andrei piano con le etichette. Di sicuro, è una società che divide. O con lei o contro di lei. La sua forza, il suo fascino». Il Milan è sempre stato abbinato al gusto estetico, la Juventus al pragmatismo, l'Inter a una vena di follia: modi dì dire o c'è una spiegazione razionale? «Sono riferimenti verosimili. La tradizione conta, e come. Pensi, per esempio, a tutti gh allenatori che ha sfornato la scuola milanista... La Juve degli Agnelli e della Fiat: di qui il concetto di fabbrica, di produzione, assemblare e vincere, l'utile preposto al dilettevole. Un marchio che, credo, ho contribuito a imporre. Il genio di Wilkes e Skoglund spiega l'Inter megho di qualsiasi trattato. Genio enorme, disordinato. Folle, appunto. Capace di tutto». Gli arbitri? «Un grosso problema. Proponevo il doppio arbitro, mi ritrovo il doppio designatore...». Il futuro del calcio? «Leggo che non ci sono soldi. E invece i soldi ci sono; e con i soldi, le leggi. Mancano istituzioni all'altezza. Il calcio deve essere uno sport onesto. E la gente va invogliata, non semplicemente reclutata». C'è un episodio che l'ha sorpresa? «La sospensione di Roma-Dinamo Kiev. Intendiamoci: lungi da me l'intento di giustificare il delinquente che ha colpito Frisk. Se il gesto si commenta da solo, figuriamoci l'autore. Dallo svedese, però, avrei gradito una risposta più virile. Glielo dice uno che ha giocato con il naso rotto da ima "scarpata". Avevo la faccia tumefatta, sembravo un apache. Mia moghe, quando tomai a casa, stentò a riconoscermi. Altro che cerotto, caro il mio Frisk». Se un domani la Juventus la richiamasse a coprire una carica operativa, quale sarebbe la sua risposta? «Salutami tanto la tua famiglia». ÉLiL II clima di litigiosità ^" che si respira intorno alle Olimpiadi 2006 rischia di fornire un'immagine triste di Torino e della sua storia I Giochi sono un'occasione che non possiamo A A permetterci di sprecare ^^ 66 L'attuale dirigenza? Ognuno ha il suo stile e comunque nessun rancore potrà mai allontanarmi dalla società. Lo stadio resta il mio grande rimpianto Arbitri : ne volevo due A A ho avuto due designatori ^7 ^7 «Cassano è un talento brado, solo Capello l'aveva capito trattandolo come un figlio. E aiutando Cassano, aiutava la squadra» Giampiero Bonipertl è nato a Barengo (Novara) il 4 luglio del 1928. Da giocatore ha disputato 38 partite in Nazionale segnando otto gol «Totti-fenomeno, ma impari da Platini: prenderà meno botte»