E infine Augusto creò gli Stati Uniti di Roma di Silvia Ronchey

E infine Augusto creò gli Stati Uniti di Roma L'IMPERATORE CHE BASO USUO POTERE SUL «CONSENSO UNIVERSALE» E infine Augusto creò gli Stati Uniti di Roma Un film televisivo affronta una figura complessa di pacificatore la cui politica, secondo gli storici, ricorda quella americana di oggi Silvia Ronchey IL 2 settembre del 31 a.C. due generah romani si scontrarono nel mare di Azio con la forza simbolica di due divinità, eponime dell'Occidente e dell'Oriente. Il fighe adottivo di Cesare, il virtuoso Ottaviano, acclamato nuovo Apollo, e il nipote di Cesare, il dissipato Antonio, salutato come nuovo Dioniso, si contendevano insieme al dominio del Mediterraneo il destino della sua gravitazione geopolitica: orientale la voleva Antonio, con il suo baricentro nell'ellenistica Alessandria, come suo zio, Giulio Cesare, aveva già sognato; occidentale Ottaviano, con al centro Roma e l'Italia, come la storia, o il caso, ratificò. In apparenza, oggetto deha contesa erano due donne: la mite Ottavia e la bellicosa Cleopatra. Antonio aveva ripudiato la prima, sorella di Ottaviano, per divenire amante e padre dei figli deha seconda, già amante e madre del figlio di suo padre Giulio Cesare. Il colteho di Apollo-Ottaviano raggiunse e uccise Cesarione in fuga dall'Egitto un anno dopo, quando già Cleopatra e Antonio si erano uccisi, eliminando così dalla competizione l'unico figho naturale del dittatore. H regno dei Tolomei, l'ultima potenza sorta dah'impero di Alessandro, fu «aggiunto all'imperio del popolo romano»; l'anniversario deha presa di Alessandria fu festeggiato da allora in poi nei calendari romani; «amici, è tempo di brindare», scrisse il poeta Orazio. E fu così, per opera di un trentenne magro, aristocratico, dai lineamenti sottili e dall'apollinea ferocia, che nacque l'impero romano. La sua figura e il suo volto si specchiano bene in quelli di Peter OToole, che da domenica interpreterà l'Augusto anziano per la Rai, in una fiction si spera storicamente meno farneticante di quella su Cesare trasmessa da Mediaset. L'idea di impero egemonizza. oggi, il dibattito politico globale. Il declinante impero americano può rivendicare un'analogia con quello di Ottaviano? con il suo obiettivo di un'interminabile pace, appunto la pax Augusta, imposta però di fatto con le armi? In ogni tempo e luogo, si sa, la pace non è che «il proseguimento deha guerra con altri mezzi», come disse von Clausewitz. Per questo, forse, la figura di Augusto è stata accostata a quella del presidente americano nei lunghi tempi preparatori deh' ultimo conflitto in Iraq. Nei dopoguerra, però, la propaganda imperiale non doveva mai misurarsi con i fotografi e le telecamere. «Pacificazioni» è l'appellativo che le antiche fonti e i moderni manuah di storia danno alle guerre deha pax Augusta, dove peraltro le legioni romane non sempre ebbero la megho, come nel disastro di Teutoburgo («Varo, ridammi le mie legioni»). La mistificazione ideologica alla base deha pacificazione augustea, costellata in realtà di violenze e guerre, non è dissimile da quella propugnata da Bush, che scandisce l'espansionismo del suo impero in missioni definite di pace. Anche Augusto si pose come pacificatore universale del mondo conosciuto, chiuse il tempio di Giano, dio deha guerra, e basò il suo potere sul «consenso universale» di senato e popolo degh «Stati Uniti di Roma». La sua ascesa al potere era stata in realtà scorretta, come sottolineò Tacito. La sua insicurezza restò tale che, racconta Seneca, «andava in senato con la corazza sotto la toga». La pohtica interna di Cesare figho, con la sua restaurazione dei culti religiosi e dei valori tradizionali di una romanità arcaica e moralista, richiama il puritanesimo e l'integralismo cristiano di Bush figho. H nuovo patriottismo occidentale e l'esaltazione deha missione civilizzatrice ed ecumenica del «modo di vita romano» di Augusto non sono dissimili dah'occidentahsmo crociato che viene contestato al presidente. Per non parlare del familismo in pohtica, o deh'instradamento dei capitali dei grandi elettori e dello stesso patrimonio personale nelle imprese di stato e negh appalti dehe nuove province colonizzate. Ma il gioco deh'attualizzazione storica non è mai simmetrico. Nella querelle tra gh antichi e i moderni emerge puntualmente la superiorità dei primi. Magari potessimo riconoscere a Bush la cultura pohtica e l'abilità strategica che Augusto dimostrò nell'espansionismo mihtare come neha gestione deha propaganda. Magari i tratti del presidente, sui giornali e gh schermi TV, mostrassero la composta nobiltà di quelli marmorei del rampollo deha gens Mia. E magari i suoi sostenitori Neocon avessero lo stile di Virgilio e Orazio. Se volessimo davvero trovare un alias romano di Bush Junior, più che ad Augusto dovremmo pensare a Commodo, che divenne, per anomalia del diritto e della storia, imperatore perché figho carnale di un imperatore, e che credeva di essere l'incarnazione di Ercole e combatteva coi gladiatori nell'arena. Ma questo è un altro film: il Gladiatore, appunto, e non l'Augusto che vedremo domenica. E' vero che il figlio adottivo di Cesare chiuse il tempio di Giano, ma la sua «pax» fu segnata da-guerre e violenza come le missioni di pace di Bush DOMENICA SU RAIUNO Oggi si presenta a Roma Augusto il primo imperatore, il film che il regista Roger Young ha realizzato per la tv. Andrà In onda su Raluno in due puntate, domenica e lunedì prossimi. Prodotto da Rai Fiction, Lux Vide, Quinta Communications per France 2, Telecinco, Eos Entertainment per ZDF e Rai Trade, è interpretato da Peter OToole (Augusto vecchio) e da Charlotte Rampling (sua moglie Livia). Augusto giovane è Benjamin Sadler. Roma è stata ricostruita a Hammamet con la consulenza di storici internazionali. Charlotte Rampling e Peter O'Toole nel film Piazza e edifici romani cosi come sono stati ricostruiti sul set di Hammamet