«Quando l'Avvocato era il nostro sindaco» di Claudio Giacchino

«Quando l'Avvocato era il nostro sindaco» IL RICORDO A VILLAR PEROSA, L'ALTRO SUO AMORE «Quando l'Avvocato era il nostro sindaco» Giovanni Agnelli venne eletto primo cittadino il 6 maggio 1945 Era liberale e si trovò alla guida di una giunta socialcomunista «Sorprese tutti facendo riunire il Consiglio la domenica mattina» Claudio Giacchino Il giorno della morte dell'Avvocato è un giorno di sole primaverile a Villar Perosa. Sul balcone del Comune, il capo dei vigili, Daniele Comba, cala a mezz'asta il tricolore; sotto, nel corridoio che porta all'ufficio del sindaco, comincia la processione di giornalisti alla ricerca del tempo perduto, quando Giovanni Agnelli era stato primo cittadino di questo borgo operaio di 4200 anime in cui tutto, ma proprio tutto, è legato agli Agnelli. Paese, paesani e Famiglia sono uniti dalla storia, dall'affetto, quell'affetto che fa dire a un gruppo di anziani seduti al bar che dà sullo stradone per il Sestriere; «Da oggi siamo più poveri di amicizia, lui era nostro amico. Villar lo ha amato molto come molto lui ha amato Villar». Le ultime prove dell'amore; le giravolte in cielo dell'elicottero. Era l'Avvocato che ancora, qualche mese fa, si faceva portare sopra il paese, ordinava al pilota di girare in tondo per guardarlo, guardare la valle, i boschi, lo storico stabilimento della Riv che adesso si chiama Skf, la chiesetta che il nonno aveva dedicato a San Aniceto, la villa in cui la malattia non gli consentiva più di andare. «Sapevamo che stava molto male, che gli era impossibile venire a Villar - racconta la vox populi e allora s'accontentava di vederla dall'alto. Da tempo, ormai, l'elicottero non volava, il segno che il nostro amico si stava avvicinando alla fine. Stamane è finita davvero un'epoca». L'epoca dell'Avvocato s'era aperta il 6 maggio 1945, «lui che era liberale fu eletto sindaco del paese, guidava una giunta socialcomunista». Lo ricorda Agostino Biagio Gay, 91 anni di meravigliose memoria e lucidità, assessore all'Istruzione «per un sacco di anni, venti se ben ricordo, con Giuanin. Ouant'era giovane, e inesperto, a noi sembrava fosse caduto dalla Luna. Ignorava tutto della vita reale, una volta gli dicemmo che c'era il problema delle terre incolte, abbandonate dai contadini e lui saltò fuori con la proposta; "Allora, possiamo metterci i cinghiali". Gli faceva da tutore l'ingegner Bertolone, ammini¬ stratore delegato della Riv. E come s'arrabbiava, Bertolone, quando Agnelli, sindaco molto generoso, disponeva un investimento per la tal opera, sbraitava "Voi chiedete sempre soldi ad Agnelli e poi tocca a me tirarli fuori"». Sotto la guida dell'ingegnere, il primo cittadino si fa le ossa e non salta un Consiglio comunale. «Li teneva la domenica mattina e non garbava per niente al consigliere comunista Anselmo Ferrerò che diceva "Ma guarda un po', lavoriamo già tutta la settimana e manco la festa possiamo goderci". Che scontri con Ferrerò; e che amicizia. Anselmo è morto una decina d'anni fa, era vicino alla fine. Agnelli venne a fargli visita, a incorag;iarlo. Erano avversari fieri, 'Avvocato lo stimava, una volta, a Torino, alla presentazione d'un libro sulla Fiat, lo vide tra gli spettatori, lo fece venire al tavolo degli oratori presentandolo; "Ecco un comunista con i fiocchi, uno davvero in gamba". Sotto la guida di Albertone imparò in fretta, ho assistito alla metamorfosi di un uomo, divenne un ottimo amministratore, un grande dirigente e a mano a mano che crescevano i suoi impegni diminuì le presenze in Comune. Si faceva relazionare dal fido Siccardi, vicesindaco, che o gli telefonava o scendeva a Torino». Dove, spesso, negli Anni Settanta, «tenevamo le riunioni di Giunta. O alla direzione Fiat, in corso Marconi, a alla Stampa, all'ultimo piano». Il ricordo è di Pier Cesare Morero, 67 anni, assessore anch'egli all'istruzione. «Uomo di grossa signorilità, ci teneva a fare il sindaco. Allora, nei Sessanta, quando non c'erano problemi di sicurezza, di scorte, gli piaceva passeggiare in paese, venire giù a piedi dal Castello, come noi villaresi chiamiamo la villa di famiglia. Non aveva mai una lira in tasca, mandava l'autista a comperare le sigarette, con noi, lui che frequentava le personalità del mondo, che trattava questioni industriali e politiche grandissime, era di un'affabilità e di un'umiltà straordinarie. Una volta, a filmare una seduta del Consiglio comunale venne una tv americana, un'altra fece un articolone la rivista "Life" e noi eravamo stupiti del suo inglese fluente, di come gli Stati Uniti avevano scoperto il nostro paese. Stimava i comunisti ma diceva che non erano ancora maturi per avere il potere». Nella primavera 1980, addio alla carica di sindaco. «Ormai era troppo preso dalla Fiat, in una riunione preelettorale nel vecchio cinema annunciò: "E' giunto il momento che voi impa- riate a camminare da soli" e gli succedette il geometra Alberto Castagna. Poi, dopo il mandato di Dario Storero, è toccato a me» dice Roberto Prinzio mostrando la sala comunale con alle pareti i grandi ritratti del padre di Giovanni, Edoardo, e del nonno. «Qui tutto ricorda, testimonia il vincolo indissolubile del paese alla famiglia. L'ultimo regalo di Agnelli a Villar è stato il contributo di 3 miliardi per la costruzione della nuova scuola materna che sarà intitolata al figlio Edoardo, scomparso tragicamente tre anni fa. Nel gennaio 2001 mi chiese "Se lei volesse fare qualcosa per Villar, che cosa farebbe?", risposi che stavamo progettando la nuova scuola, annui: "Va bene, la faremo insieme" e dispose per il contributo che copre più della metà delle spese». L'ultima volta dell'Avvocato nel «suo» paese è stata il 16 dicembre 2001; «Venne per l'inaugurazione della nuova sala-teatro chiamata "Finestra sulle valli". Era già sofferente, però non fece cenno alla malattia, sorrise; "Venire qui è sempre una gioia immensa"». Ci tornerà per sempre domani quando entrerà nella cappella di famiglia che domina il cimitero, il grand hotel che per decenni ha ospitato l'amata Juventus e oggi si chiama «Albergo bianconero», la valle. E' pomeriggio, giardinieri e necrofori sono già al lavoro per dare degna accoglienza all'uomo che del mondo intero, visto e rivisto, non ha mai amato tanto un luogo come questo borgo di montagna. Roberto Prinzìo, che attualmente riveste l'incarico di sindaco a Villar Perosa In una foto d'archivio, il Consiglio comunale di Villar Perosa. In primo piano Giovanni Agnelli, sindaco dal 1945 al 1980 «Finché ha potuto è tornato qui: vedevamo volteggiare l'elicottero e sapevamo chi c'era con il pilota» «Negli Anni Sessanta non c'erano problemi di sicurezza: arrivava solo, dalla villa, e andava a comprarsi le sigarette»

Luoghi citati: San Aniceto, Sestriere, Stati Uniti, Torino, Villar Perosa