Domani tocca al fratello di Riva Svelerà il «giallo» del Valle Susa? di Giampaolo Pansa

Domani tocca al fratello di Riva Svelerà il «giallo» del Valle Susa? SARA' INTERROGATO ALLA RIPRESA DEL PROCESSO A MILANO Domani tocca al fratello di Riva Svelerà il «giallo» del Valle Susa? Vittorio, non ancora 32 anni, ex consigliere di amministrazione, è un personaggio meno pubblico di Felice - Niente « yacht » e — dice lui — nemmeno motoscafo - Difenderà il congiunto al sicuro in Libano o gli getterà addosso tutta la responsabilità? Dirà che l'eredità del padre è passata tutta a Felice e quindi anche il potere assoluto nel complesso? (Dal nostro inviato speciale) Milano, 2 giugno. « E adesso sentiamo l'imputato Rive Vittorio ». Quando mercoledì mattina il presidente Bianclii d'Espinosu pronuncerà queste parole, il processone per il crack del «Valle Susa», giunto ormai alla sesta udi»nza, entrerà in una fase nuova e molto delicata. In quel momento, infatti, assisteremo all'epilogo di un dramma familiare e nello stesso tempo avremo, forse, la spiegazione di un « giallo ». Il dramma è quello di un uomo, Vittorio, che per salvarsi potrebbe sentirsi costretto a gettare tutte le colpe addosso al fratello. Felice. Il « giallo » riguarda invece l'eredità di Giulio Riva e la spartizione del pacchetto azionario del « Valle Susa »: un rompicapo che sino ad oggi né il presidente del Tribunale né il pubblico ministero sono riusciti a decifrare. Cominciamo dal dramma, e cominciamo nel modo classico: descrivendo a rapidissi¬ mi tratti il personaggio di Vittorio Riva Un personaggio molto meno « pubblico » di quello di Felice e con una schedina biografica assai più grigia Trentadue anni a settembre, ragioniere anche lui, sposato, una solidissima posizione finanziaria come comproprietario della « Unione Manifatture », Vittorio è sempre statr, e non solo fisicamente, la contro-immagine del fratello. Niente casa nel cuore di Milano, ma vita « in campagna », a Saranno. Niente yacht, e neppure, sostiene lui, un motoscafo, niente vita mondana, ma tutto fabbrica e casa. Fra i lavori di Vittorio Riva c'era quello di consigliere di amministrazione del « Valle Susa ». Un lavoro durato quasi un lustro. Partenza: il 18 maggio 1960. venti giorni dopo la morte del padre (Vittorio non aveva ancora 23 anni). Arrivo: il 27 aprile 1965 quando — riconfermato consigliere « per acclamazione » ma anche messo sul chi va là dai sinistri scricchiolii del complesso — Vittorio decide di non presentarsi più alle sedute e rifiuta la carica, imitato dallo zio Raffaele Lampugnani. Sono tante le cose che anche un giovanissimo può vedere in cinque anni dalla poltrona di consigliere d'amministrazione. Vittorio Riva le . ha viste? Oppure si è comportato come il vice-presidente del consiglio di amministrazione. Casale (« Facevo il fiscalista e basta»), come il vice-direttore generale. Rossi («Mi occupavo solo di piccoli acquisti »), come lo zio Raffaele Lampugnani («Non ho pensato di domandare informazioni ad altri »), come il cugino Giulio Donato (« Non ho chiesto nulla per non mancare di rispetto a chi amministrava il Valle Susa»)? Anche Vittorio, che non è mai andato d'accordo con Felice, sosterrà di essere stato come loro, cioè cieco e sordo? O vorrà ricordare qualcosa di più? Ecco il dramma, E con il dramma,"* il «gial 10 » del pacchetto azionario del « Valle Susa ». Di chi era la maggioranza? Felicino era 11 padrone assoluto del cotonificio o Aice la verità quando afferma: « Non avevo una disponibilità azionaria che mi consentisse di avere sull'azienda poteri di dittatore »? E in questo secondo caso, chi erano i suoi soci? In attesa che qualcuno degli imputati o dei testimoni illumini il Tribunale, al cronista non resta che illustrare i termini del « giallo », fissando alcuni momenti, diciamo così, « storici » per il « Valle Susa ». Il primo risale al 1948, anno in cui esplode il caso Brusadelli, l'industriale che, dopo avere venduto le azioni del cotonificio « Fratelli Dell'Acqua » sotto la spinta del terrore per il « comunismo avanzante », poi si pentì accusando la bella moglie di averlo messo kappaò fisicamente, d'accordo con Giulio Riva. Ora, dai verbali del consiglio di amministrazione, risulta che le 243 mila azioni del « Dell'Acqua » vendute dal Brusadelli sono state acquistate dal « Valle Susa »: « In questa trattativa, però — avverte il vice-presidente del C.v.s., il ragioniere Alcibiade Davoli — è escluso qualsiasi interesse personale del consigliere signor Cfiulio Riva, in quanto egli non è e non è mai stato azionista del Cotonificio Valle Susa». Secondo momento storico: il 1949. Il 18 dicembre di quell'anno, il « Credit Suisse » trasferisce 7 mila azioni del « Valle Susa » ad una società del principato di Liechtenstein, la « Anstalt Schwarzhorn ». Altre 20 mila azioni prendono la stessa strada dodici giorni dopo, seguite poi da altre 33 mila e quindi da altre 40 mila che entro il gennaio 1950 vanno a rifugiarsi nell' accogliente principato' retto da Francesco Giuseppe II. E' questo il modo in cui le azioni del «Valle Susa» passano a poco a poco sotto il controllo di Giulio Riva? I trasferimenti e i passaggi di proprietà comunque continuano, tanto che alla fine (vale a dire negli anni sessanta) il milione di azioni del « Valle Susa » risulta co» sì distribuito: un pacchetto di maggioranza di poco più di 909 mila azioni intestato a tre società del Liechtenstein dai lunghi nomi tedeschi, una a Triesen, la seconda a Schaan e la terza a Vaduz; v'è una partecipazione di minoranza di 90.909 azioni in¬ testate all'» Unione Manifatture ». Questa la situazione formale. Ma chi c'è dietro queste società del Liechtenstein, cioè chi è proprietario delle tre società proprietarie del « Valle Susa »? Trattandosi di tre società con azioni al portatore, il proprietario è il possessore materiale dei titoli e costui risulta anche padrone, con poteri quasi assoluti, del « Valle Susa ». Vale a dire? Vale a dire, si pensa, Giulio Riva: lo hanno confermato al processo (sia pure indirettamente e con parecchi tentennamenti), il vice presidente del « Valle Susa », Casale e lo zio di Felicino, Raffaele Lampugnani. Poi, però, Giulio Riva muore. E muore senza aver fatto testamento, un piccolo particolare che scatena liti furiose tra i suoi tre figli, Felice, Vittorio e Ida. Chi ha la meglio? A chi tocca uno dei bocconi più ambiti, cioè le azioni delle tre società del Liechtenstein che sono le padrone del « Valle Susa »? Toccano tutte a Felice? E perché a lui, e in che modo, se non c'è stato testamento? E se non toccano tutte a lui, cioè se Felice non diventa « padrone assoluto » del cotonificio, a chi toccano? C'è un socio-fantasma, come qualcuno (ma forse sbagliando) sostiene? Ecco: il « giallo » del « Valle Susa» si regge su queste domande. Domande alle quali, nonostante le ferme richieste del presidente e anche dell'avvocato di Riva, Lener (« chi aveva la maggioranza nel " Valle Susa? " »), nessuno degli imputati sinora sentiti ha voluto dare risposta. Se gliela darà Vittorio, mercoledì al processo potrà far caldo, molto caldo. Giampaolo Pansa Da destra, Vittorio Riva, fratello di Felice, e il cugino Donato Riva in aula a Milano (Moisio)

Luoghi citati: Casale, Libano, Milano, Vaduz