Stirling Moss attacca Amon: «Non sa guidare sul bagnato» di Michele Fenu

Stirling Moss attacca Amon: «Non sa guidare sul bagnato» Polemiche dichiarazioni dell'asso inglese che vinse sedici Gran Premi di Formala 1 Stirling Moss attacca Amon: «Non sa guidare sul bagnato» Per Moss, il pilota della Ferrari non è all'altezza del suo compito - Ha vinto la Coppa Tasmania, dice, perché aveva la macchina migliore e correva sulle piste di casa - Aggiunge: « Il campionato del mondo sarà vinto da Rindt o da Stewart » - Un giudizio sui corridori italiani e sulle monoposto a quattro ruote motrici - Moss si sta allenando in Piemonte per partecipare con la Fulvia al Rallye del Sestriere « Per me Chris Amon non sa portare la macchina al livello degli altri piloti da Gran Premio. La Ferrari non potrà vincere il campionato del mondo di Formula 1 ». Parla Stirling Moss, e i suoi giudizi, come sempre, sono duri, caustici. E' a Torino per provare con la Fulvia 1300 le strade del Rallye del Sestriere. Ma un uomo come lui, che vinse dal 1955 al 1961 sedici Gran Premi di campionato mondiale (meglio di Stirling, finora, hanno fatto soltanto il povero Jim Clark, con 25 successi, e Manuel Fangio, con 24), non si limita a discutere di rallies. Porta volentieri il discorso sulle corse di formula, su quelle monoposto da 300 all'ora che dovette abbandonare sette anni fa, il 23 aprile 1962, in seguito al terribile incidente accadutogli sul circuito di Goodwood. « Il campionato comincia sabato in Sud Africa — dice Moss —. Sedici Gran Premi, sedici prove difficili. Vinceranno o Jochen Rindt o Jackie Stewart. Sarà un duello fra la Lotus dell'austriaco e la Matra dello scozzese. Le macchine sono buone e loro sono superiori a tutti gli altri. Forse, Rindt ha più coraggio, più impeto di Stewart. Ma questi è tecnicamente più preparato. Sarà una bella lotta ». E Amon e la Ferrari? « Amon non va, ed è un peccato per Ferrari. Quando piove alza il piede dall'acceleratore, rallenta, non sa più cosa fare. E' un gravissimo difetto per un pilota da Gran Premio. Inoltre, manca d'iniziativa, di quelle fulminee decisioni che possono capovolgere l'esito dì una gara. E' bravo a star dietro agli altri, noti a tenere il comando ». Eppure, Amon con la Dino Ferrari 2400 si è comportato bene in Australia e in Nuova Zelanda, vincendo la Coppa Tasmania. Lo ricordiamo a Moss, ma lui scuote la testa. Dice: « Guidava la vettura più forte, e correva sulle piste di casa, che conosce benissimo. Aveva il pubblico dalla sua, tutti gli aiuti possibili. Ho incontrato molti piloti che si comportavano da assi sui ch'cuiti del loro paese, e fuori ottenevano scarsi risultati. E' il caso anche di alcuni corridori italiani che a Monza erano forti e su altri autodromi nulli o quasi ». Gli domandiamo cosa pensa dei piloti italiani di adesso, di Andrea De Adamich, di Tino Brambilla. Risponde con un mezzo sorriso. « Non so, non li conosco ». Fa finta d'informarsi: « Hanno fatto qualcosa in Formula 1? Non credo, altrimenti lo saprei. Mi sembra che in questo momento non stiate troppo bene quanto a corridori. Soltanto nei rallies avete dei ragazzi in gamba, per esempio Sandro Munari ». Perché ha scelto proprio i "rallies" per tornare a correre? « Nel '63, un anno dopo l'incidente, quando provai di nuovo una monoposto di formula, mi accorsi dì non essere più lo stesso e decisi di lasciare questo tipo di competizioni. Da allora sono sempre rimasto nel mondo delle corse, come telecronista, giornalista ed ora progettatore di circuiti. Anzi, ne dirigo uno mnupdi-negli Stati Uniti. Ho sempre Jdesiderato, però, ritrovare il sapore dei duelli al volante, della lotta. I "rallies" sono diventati duri, difficili, e io li posso fare. Per me, a 39 anni, correre è ancora un vizio ». C'è, forse, anche un altro motivo, cui Moss non accenna. Nel 1963 gli fu pagata una forte indennità proprio perché non poteva più scendere in piste. Se ora tornas¬ se a partecipare ai Gran Premi, dovrebbe probabilmente affrontare questioni di carattere assicurativo. Ma si sentirebbe di tornare al volante di una monoposto? Cosa pensa delle corse odierne e della possibilità di applicare la trazione integrale alle vetture da competizione? « Al volante di una monoposto, no. Ripeto, ho chiuso. Non trovo, però, a parte il progresso tecnico, che ci siano molte differenze fra i Gran Premi dei miei tempi e quelli odierni. Oggi le vetture sono migliori: hanno frenata, stabilità, tenuta di strada eccezionali. Ma l'impegno per il pilota resta lo stesso. I pericoli sono eguali. Cominciano quando si schiaccia il bottone di accensione. Le auto con la trazione sulle quattro ruote motrici porta-anno molti cambiamenti. So che la Lotus, la Matra, quelli della Cosworth le stanno studiando. Il problema è di trovare i piloti. Sono macchine difficili da portare, che richiedono una tecnica di guida nuova. Io ne ho condotta una. la Ferguson P99, nel 1961. Invece di impostare le curve dando più o meno gas, e correggendo quindi la traiettoria con colpetti di acceleratore, mi dovevo limitare a girare il volante. Era una sensazione nuova. Le monoposto integrali andranno benissimo sotto l'acqua, nei circuiti con curve lente (possono percorrerle molto più velocemente) e avranno accelerazioni migliori, sempre che i guidatori sappiano dominarle ». L'intervista è finita. Moss deve partire con il suo «navigatore » David Stone per un giro con la Fulvia. Traffica con i caschi dotati di radio. Dice: « Volevo portare il mio, quello che ho sempre messo in corsa. Ma non va bene per i rallies. Dovrò abituarmi a molte cose nuove, anche ad avere vicino un compagno che mi legge le caratteristiche del percorso e mi suggerisce cosa devo fare ». Parla con tono allegro, ma c'è un fondo d'amarezza. Lui, per anni, è rimasto solo nello stretto abitacolo della sua monoposto. Davanti, il volante, le ruote, la pista. Le decisioni erano sue, soltanto sue. Ora, per correre ancora, deve ascoltare un altro. Un sacrificio per questo uomo terribile,, che si diverte a dare con candida tranquillità i più severi giudizi. E, spesso, ha ragione. Michele Fenu ■jjjÉà Y 4 » Stirling Moss, in primo piano, prova con David Stone i caschi prima di un giro di allenamento (Foto Moisio)

Luoghi citati: Australia, Monza, Nuova Zelanda, Piemonte, Sestriere, Stati Uniti, Sud Africa, Torino