Da due anni i dipendenti dell'ex Valle Susa attendono le loro spettanze: 4 miliardi

Da due anni i dipendenti dell'ex Valle Susa attendono le loro spettanze: 4 miliardi Una situazione mortificante e inaccettabile Da due anni i dipendenti dell'ex Valle Susa attendono le loro spettanze: 4 miliardi Si tratta delle liquidazioni a 6882 operai licenziati nell'ottobre 1965 quando il Cotonificio fallì; circa 900 non ricevono neppure la pensione perché l'azienda non ha versato i contributi (3 miliardi) all'Inps - Questi debiti verranno pagati soltanto con la vendita degli impianti, ora affittati all'Eti Nel trattare ieri la crisi dei tessili, abbiamo accennato a una situazione aziendale che si differenzia dalle altre: quella della Eti che ha in affitto fino al 31 dicembre '68 e gestisce gli stabilimenti del Cotonificio Valle di Susa. Un'industria in espansione. Le drammatiche vicende del Valle di Susa hanno interessato le cronache a partire dal marzo di due anni fa. Merita ripercorrerne la storia. Nel '61 il Valle di Susa aveva raggiunto la massima espansione: 9070 dipendenti, 13 fabbriche, 20 miliardi investiti nel rinnovamento tecnologico. Una delle aziende tessili più moderne ed efficienti d'Europa. Nel primo trimestre '65 i dipendenti sono 7558; e pur mantenendosi buono il livello della produzione e competitivi i prezzi malgrado la situazione congiunturale, le disponibilità di liquido sono venute a mancare. Motivi: restrizioni dei crediti bancari, flessione della domanda, ritardi di pagamenti da parte della clientela. Comincia, per gli operai del Cotonificio, un lungo calvario. Scarsi acconti sui salari, chiusura progressiva degli stabilimenti, sospensioni, scioperi, proteste clamorose, appelli alle autorità. Gravissime le ripercussioni della crisi sulle famiglie e sull'economia dei paesi dove le fabbriche del Cotonificio sono la principale o unica fonte di reddito. . Con l'autunno arriva il fallimento.-Per gli operai c'è soltanto la decisione delTlnps: pagare subito la Cassa integrazione e gli assegni familiari. Il curatore del fallimento, , prof. Gambigliani Zòccoli, ricevè l'offerta di gestione provvisoria dalla Eti, una società nuova, disposta ad affittare per 3 anni tutti gli stabilimenti eccetto tre, ad assumere entro 6-8 'mesi il 75 per cento degli operai e l'80 per cento degli impiegati. Il 16 dicembre viene firmato l'accordo. Qual è ora la situazione? La illustra il segretario della Cisl, Lamera: «La società ha assunto, secondo gli impegni, circa 5 mila dipendenti, ha riaperto tutti gli stabilimenti tranne tre: Pianezza, Pessinetto, Trecate. Le paghe sono al livello dei minimi contrattuali: in attesa del ripristino dei cottimi — da noi richiesto anche recentemente — è stato concordato un compenso fisso orario, che è urgente aumentare, di 10, 14, 16 lire a seconda delle categorie. Il premio di produzione presso il CVS era di 27 mila lire: con VE ti è di 24 mila ». Di continuo giungono a « La Stdntpa » lettere di protesta: i lavoratori sono ancora in credito nei riguardi della vecchia gestione. In che misura? Lamera spiega: «Il 24 dicembre- '65 sono state saldate le competenze arretrate a titolo di salari e stipendi, 914 milioni. A dicembre '66 il curatore del fallimento ha versato oltre 405 milioni a saldo delle indennità sostitutive di preavviso per i licenziamenti, i premi e le incidenze relative. E' tuttora scoperta l'indennità di liquidazione (anzianità, ferie, gratifica natalizia! per tutti i 6882 dipendenti che erano in forza all'atto del fallimento ». C'è un'altra questione in sospeso: circa 900 lavoratori hanno maturato nel frattempo il diritto alla pensione di invalidità o di anzianità. A pochi l'Inps l'ha liquidata, e in misura inferiore al dovuto. « Esiste uno scoperto dell'azienda per i contributi assicurativi, riguardante il periodo giugno-ottobre '64: oltre 3 miliardi in parte pagati dai lavoratori per ritenuta e non versati. In via eccezionale, l'Inps avrebbe consentito ad accettare un versamento limitato ai contributi relativi alle pensioni /circa 140 milioni) ma non se n'è fatto nulla». Perché? Rivolgiamo la domanda al prof. Gambigliani Zoccoli. Risponde: « Il presidente del Tribunale fallimentare si è riservato di prendere la decisione dopo la verifica che avverrà verso la fine del mese ». Possono dunque sperare i lavoratori in credito, un migliaio dei quali licenziati, di ottenere finalmente chi l'indennità di liquidazione chi la pensione? « Nella scala dei creditori privilegiati al primo posto viene l'ipoteca Imi. regolarmente contratta, poi i debiti con l'erario: in totale 11 miliardi; in seguito le spettan¬ ze dei lavoratori, da 3 miliardi e mezzo a 4 miliardi; infine la Previdenza sociale, altri 3 miliardi ». Come sarà possibile recuperare somme così ingenti? « Soltanto con la vendita degli stabilimenti ». Esistono of¬ ferte? Il prof. Gambigliani Zoccoli afferma: « Per ora l'unico interlocutore che io ho su questo argomento è VE ti ». Si ritiene che la società abbia buone intenzioni di acquistare gli stabilimenti del Valle di Susa, e che per farlo non aspetti la scadenza dell'affitto, cioè il dicembre del prossimo anno. Che cosa può dire il curatore sulle prospettive dell'Eti? « Ho motivi di tranquillità per il futuro dell'azienda ».

Persone citate: Lamera

Luoghi citati: Europa, Pessinetto, Pianezza, Susa