Felice Riva versa sette miliardi per il fallimento del Valle Susa

Felice Riva versa sette miliardi per il fallimento del Valle Susa Felice Riva versa sette miliardi per il fallimento del Valle Susa L'ex direttore generale dei cotonifìci ha voluto così evitare eventuali responsabilità civili e penali - Ora l'azienda è in mano alla Eti che sta riassumendo gli operai (Dal nostro corrispondente) Milano, 15 luglio. Il ragioniere Felice Riva, ex consigliere delegato e ex direttore generale del Cotonificio Valle di. Susa, alcuni rappresentanti del comitato creditori e 11 giudice delegato dottor' Francesco Gianni, Il magistrato che si è occupato sin dall'inizio delle vicende del C.V.S. dichiarato fallito II 5 ottobre scorso dal Tribunale di Milano, hanno raggiunto questa notte un accordo in base al quale la famiglia Riva si impegna a versare al Tribunale beni per 11 valore di sette miliardi circa, a transazione di eventuali responsabilità civili e come tacitazione del fallimento. L'accordo, raggiunto alle 2,30 di questa notte, è stato poi convalidato stamane con la Arma dell'avvocato Mario Casella, legale di Felice Riva. Per il momento non si sono potute avere notizie più precise sul particolari dell'accordo, il cui testo verrà comunque depositato domani mattina presso la cancelleria del Tri bunale di Milano. Esso sembra rappresentare tuttavia un ultimo tentativo per evitare che il fallimento assuma caratteristiche tali da indurre la Magistratura ad intervenire. Le vicende del Cotonificio Valle di Susa ebbero inizio il 5 ottobre 1965 quando il Tri bunale milanese ne dichiarò il fallimento, dopo che, in una precedente e tumultuosa assemblea tenuta nella sede legale di via Senato, Felice Riva aveva comunicato ai soci di declinare il duplice incarico di consigliere delegato e direttore generale e dopo che, sino all'ultimo momento, si era sperato che il C.V.S. non venisse dichiarato fallito ma ammesso a una amministrazione controHata. Dopo la decisione del Tribunale, Riva e alcuni creditori fecero opposizione sostenendo che il passivo era molto Inferiore ai beni patrimoniali della società e che quindi non esistevano gli estremi per un fallimento. La causa di opposizione è tuttora in corso. Nel frattempo il curatore del fallimento, dottor Gambigliani Zoccoli, ai era preoccupato di salvaguardare il lavoro delle maestranze (circa 8000) che venivano automaticamente a trovarsi sul lastrico. Furono iniziate delle trattative prima con la Seit (Società esercizi industriali tessili) e con la garanzia dell'Imi, per ottenere una gestione provvisoria fallimentare, ma 1 presupposti della nuova società erano tali che 1 due terzi dei dipendenti dovevano essere licenziati. Ma quando ormai sembravano Impossibili altre trattative, venne costituita a Milano la Eti (Esercizi industriali tessili), con capitali sottoscritti da Fiat, Pirelli, Snla Viscosa, Montecatini e Chàtillon. La presidenza dell'Eti fu assunta dal commendatore Oreste Montagna, noto industriale tessile che, dopo laboriose trattative, alla fine del 1965 raggiunse un accordo mediante 11 quale il settantacinque per cento delle maestranze in forza al momento del fallimento sarebbe stato riassorbito. I programmi di lavoro della Eti si sono sviluppati secondo gli accordi spttoscrittì ma intanto la procedura fallimentare nel confronti di Felice Riva e dei suoi soci è proseguita con la verifica sia dei crediti, sia del debiti e di tutte le operazioni eseguite dagli amministratori del C.V.S. E tali operazioni sono tuttora in corso por accertare eventuali responsabilità di carattere civile e penale. g, m. Il giovane industriate milanese Felice Riva j(Telefoto)' ■iiiiniiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiinniiiiiiiuiniiiiiiiiiiHiiiintiniiiiiniiniiniiiiniiii

Luoghi citati: Chàtillon, Milano, Montecatini, Susa