Estremo dolente saluto a Fausto Coppi sepolto nel piccolo cimitero di Castellania di Gino Nebiolo

Estremo dolente saluto a Fausto Coppi sepolto nel piccolo cimitero di Castellania Una folla di sportivi e di amici ai funerali del campione scomparso Estremo dolente saluto a Fausto Coppi sepolto nel piccolo cimitero di Castellania Atmosfera tesa e struggente - Mentre la bara viene deposta nella fossa si ode il grido angoscioso della signora Giulia che crolla svenuta - Accorato pianto della madre - La.signora Bruna non era presente: inginocchiata nella vicina chiesa pregava con il capo fra le mani (Dal nostro inviato speciale) Castellatila, 4 gennaio. Fausto Coppi riposa nella fossa scavata nella terra del suo paese, nel cimitero di Castellania, su una collina chiazzata di fango e di neve. L'hanno accompagnato nell'ultimo viaggio 20.000 persone, sportivi dal nome prestigioso e sconosciuti giunti da ogni parte, in un'atmosfera tesa e struggente che ricordava quella di tanti anni fa, ai funerali dei campioni del « Torino ». Mentre tre amici di Coppi calavano la bara, la vecchia madre rompeva in singhiozzi levando le mani verso il cielo in un gesto di disperazione. Vicina a lei la signora Giulia Occhini, fino a quell'istante muta e impietrita, ha avuto un grido ed è scivolata esanime nel fango. La signora Bruna, moglie dello scomparso, non era presente. Per tutto il mattino, fino alla fine della cerimonia, si è tenuta lontano dagli altri All'alba era venuta nella chiesa presso il camposanto, si era nascosta tra la folla, aveva ascoltato piangendo la Messa funebre e subito aveva cercato riparo nella canonica. Bruna e Giulia, le due donne che avevano diviso il cuore di Fausto, per la prima volta nella loro vita erano state quasi vicino e non si erano viste. Durante la funzione nel tempio, inginocchiata sotto il catafalco, la moglie aveva sempre premuto contro il volto le palme delle mani. Giulia era a pochi passi da lei, in un banco, prostrata, lo sguardo fisso sui paramenti neri che coprivano la bara. Nel momento dell'elevazione, quando il brusio della gente cessò di colpo, si sono udite per un attimo due sole voci: nei gemiti mormoravano il nome di Fausto. Forse entrambe hanno compreso di chi era l'altro pianto. Ma non hanno alzato il capo e le invocazioni si sono presto perdute nel rinnovato rumore che invadeva il tempio. Non si erano volute incontrare oggi, al funerale, né ieri alla veglia della salma. Questa notte Giulia era arrivata a Castellania verso le tre e si era gettata fra le braccia dello zio di Coppi. Poi aveva pregato sulla cassa, sfiorando con le dita il cristallo dietro il quale, sempre più cereo, si scorgeva il volto affilato del campione. L'avevano dovuta trascinare via a forza, farle inghiottire dei tranquillanti; stordita e vaneggiante è rimasta presso la grande stufa della cucina, in compagnia della mamma di Fausto, sino all'alba. Nella camera ardente sfilavano gli «omini che avevano condiviso con lo scomparso fatiche e glorie sportive: Louison Bobet, Anquetil (con la giovane moglie bionda che sembrava prossima ad un collasso), Baldini pure lui con la sposa, Bartali, Kubler, Defilippis, Conterno, Coletto, Magni, Maspes, Nencini, Baffi, Pezzi, Pettinati, Scudellaro, Filippi, Ronchini, Correa, Milano, Giaccherò — e bisognerebbe sfogliare il folto elenco delle firme per enumerarli tutti —, vecchi patetici personaggi da Girardengo a Binda, umili tifosi partiti da lontano appena avevano saputo che era morto il loro beniamino. Frattanto, nell'unica via del paese, corone di fiori si addossavano ai muri, decine e decine, moltissime inviate dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio; una della Juventus, della Fiorentina, dell'Unione giornalisti sportivi, diverse dei quotidiani sportivi e d'informazione, queKa di Gino Bartali, delle squadre ciclistiche, dell'Uvi, una di Raffaele Geminiani inviata dai parenti (una semplice scritta:. « Raphael»), una di Gaul. Sulla strada che sale da Tortona le automobili camminavano a passo d'uomo, venivano bloccate ad un paio di chilometri dal paese: e la gente proseguiva lenta sotto il peso del dolore. Alle nove Castellania ribolliva di folla, era impossibile muoversi. Si è fatto largo un giovane pallido, avvolto in un plaid, e faticosamente ha raggiunto la casa di Coppi. Era lo studente genovese Laiolo, che aveva partecipato in dicembre al viaggio in Africa con Fausto: colpito anch'egli, sia pure in forma meno violenta, da un attacco polmonare, aveva voluto venire quassù per dare l'addio all'amico. Ma non ha retto all'emozione: scosso da tremiti di febbre, è stato accompagnato su una vettura che è ripartita in fretta. Le corone erano tante che per portarle tutte occorreva fare appello a volontari. Il corteo ai avviò lungo il sentie¬ ro che dal paese, per due chi-\lometri, fra campi e vigneti conduce alla vetta della collina dove sono la chiesa di S. Biagio e il camposanto. Dalla casetta rustica in cui era nato quaranta anni fa, l'asso del ciclismo è uscito alle dieci. La bara, recata a spalle da sei corridori che si alternavano, era coperta da due cuscini di fiori: uno di garofani screziati, della mamma, l'altro, di rose rosse, di Giulia e del figlio Angelo Fausto (il cuscino di rose bianche con la scritta « La moglie e la figlia Marina » era più indietro, confuso nella marea delle corone). Precedeva la cassa di legno scuro don Antonietti, parroco di Castellania, con due chierici. Subito dopo prese posto Giulia Occhini, vestita di scuro, con una giubba di renna, sorretta dallo zio Giuseppe e dal dott. Alceo Moretti; in seconda fila il fratello Livio,,, la sorella Maria, i familiari, l'enorme massa dei fedeli. La madre era rimasta in paese, aveva chiesto di salire da sola più tardi. La strada diretta del cimitero era franata una settimana fa e la processione seguì un viottolo fangoso e ripido; ai due lati facevano ala fitte .siepi di gente che intonava il * De profundis » al passaggio della bara. Ad una curva si inserì nel corteo un gruppo di dieci ciclisti della società t Coppi» di Modena, giunti in bicicletta per i funerali; in un angolo abbiamo scorto l'auto bianco-azzurra della < Bianchi », che aveva seguito il povero Fausto per tante corse vittoriose. Grappoli di uomini erano appollaiati fra i rami degli alberi, sui muri del camposanto, sul tetto e sul campanile della chiesa, si comprimevano ai piedi dell'ultima erta; la collina era un mare nereggiante. Nel tempio, piccolo e disadorno, entrarono soltanto i parenti e gli amici, un centinaio di persone. A tutta prima nessuno si at-i'ide di Bruna, che con il capo avvolto da un velo pregava sulla destra del catafalco. Giulia fu sospinta in un banco sulla sinistra, proprio sotto una lapide che ricorda i benefattori di S. Biagio, e fra i nomi incisi sul marmo vi erano quelli di Fausto e Bruna Coppi. La signora Giulta teneva gli occhi chiusi, come aveva fatto durante l'intero tragitto, non s'accorgeva di nulla. Quando li riaprì, fu per fissare la bara e non li distolse più. Poi tutto è stato rapido. Don Antonietti ha celebrato la Messa semplice; un coro di contadini cantava le preci dei defunti, un armonium sottolineava il mesto canto. Terminate le funzioni — eranò le 11,30 — Giuiia venne fatta uscire. Bruna, invece, con un gruppo di parenti si dires se nella canonica. Camminava incespicando, forse in preda ad un malore. Con lei non vi era la figlia Marina: in questi tra giorni, dalia morte alla se- poltura di Fausto, la bimba non ha visto il babbo. Dicono che sia ammalata e che la mamma abbia voluto risparmiarle una pena straziante. Il cimitero è addossato alla chiesa, il cancello è a pochi metri dalle porte del tempio. Per far avanzare la bara si durò fatica. La ressa stringeva da ogni parte, nella folla molte donne sono svenute, a stento si riuscì a salvare un gruppo di bambini schiacciati contro il muro del tempio. Nel camposanto la fossa era pronta, aperta di fronte a quella di Serse Coppi, in mezzo a quelle della sorella Dina, morta nel 19SS, e di una zia; la tomba del padre è vicino; delle cento tombe, le lapidi portano una quarantina di nomi uguali, tutti Coppi. Dove sarebbe stato tumulato Fausto, fino ad alciini mesi fa vi erano le spoglie di un sacerdote, zio dello scomparso. Il suolo cedeva sotto il passo. La mamma di Fausto (giunta al termine della messa), Giulia ed i familiari avanzavano sprofondando nella mota. Un prete di Novi, don Sparpaglione, ha pronunziato un breve commiato esprimendo la certezza che < Fausto, dopo gioie e sofferenze, ha chiuso la sua vita terrena con un gesto di redenzione, è entrato con le carte in regola nel regno di Dio ». Altri dirigenti sportivi e damici hanno ricordato le tappe dell'ascesa del campionissimo. Alle 12,15 i ciclisti Baffi, Gismondi e Giaccherò sono scesi nella fossa, mentre intorno si scatenavano i fotografi e sulla bara cadevano le prime manciate di terra. La mad soffocava le lacrime e gemeva. Giulia Occhini con un urlo disperato e rabbioso, si è avventata verso il feretro ma è crollata priva di sensi. Non riuscivano a rianimarla, l'hanno portata a braccia su un'automobile. In chiesa, la signora Bruna cercava conforto nella preghiera. Un suo cugino, don Gino Frediani, l'ha assistito fino all'ora della partenza. Il sacerdote ci ha detto; < Bruna ha coìnpiuto il suo ultimo preciso dovere di moglie cristiana. Ha dimenticato tutto ciò che è accaduto ed ha riacquistato filialmente, anche se Fausto è passato ad altra vita, l'affetto del marito. La situazione familiare si è moralmente ed umanamente chiarita. E questo, nell'immenso dolore, è un conforto per i pai enti di Bruna e per coloro che le vogliono bene». Fausto è rimasto solo. Nel pomeriggio i campioni ed i tifosi venuti per l'estremo saluto erano partiti. Il cimitero era deserto, ancora più squallido. Sulla strada ài Castellania U fratello Livio si avviava verso casa, lo sguardo velato e H passo incerto. A chi lo rincuorava rispondeva con tristezza: tEcco, adesso tutto è finito davvero. Fausto «o»i c'è p'.it. Ma ci ha lasciato i figli, i suoi due figli, è a loro due che noi Coppi dobbiamo ora pensare*. Gino Nebiolo