Solo un "covo" per banditi evasi o centro d'attività della mafia?

Solo un "covo" per banditi evasi o centro d'attività della mafia? Inquietanti interrogativi sul rifugio di Pieve di Teco Solo un "covo" per banditi evasi o centro d'attività della mafia? Condannati a Imperia il rapinatore Raffaele Zaita ed il complice Nicola d'Agostino, il barbiere di Albenga - 11 pm annuncia un procedimento contro due donne per favotegf^amento (Nostro servizio particolare) Imperia, 11 ottobre. ir. oli tribunale d'Imperia (presidente Schiavo, a late» Piana e Vinciguerra) ha condannato Ttsfreniti zatta, 38 anni, a due anni e sei mesi di reclusione per detenzione abusiva d'arma da fuoco e NH cola D'Agostino, 38 anni a set mesi di reclusione per favoreggiamento personale e quattro d'arresto per detenzione di rnunizioni. " fi processo a carico dei due pregiudicaci calabresi, arrestati la notte del 3S agosto, a Pieve di Teco. dai carabinieri del Nucleo investigativo , di Savona, * stato ricco di colpi di scena. Ludi Ròta/3 dova Vinai. 30 araVe Arriso, 36 anni, che abitano Pieve in vico Orti nello stesso appartamento dove si era rifugiato Tfriffarlr Zatta, dopo essere evaso dal carcere di Lanate Postolo (insieme a lui c'era il suo «braccio destro», Salvatore Cartolano, 17 anni e. Anna MoKeni. 17 anni) rischiano di essere incriminate per falsa testimoni ama. Il pubblico ministero, Penco, ha chiesto infatti la restituzione degli atti per procedere nel confronti delle due donne che hanno completamente ritrattato le dichiarazioni fornite in istruttoria. e Una parte dell'alloggio l'abbiamo affittato a Nicola D'Agostino» avevano detto si carabinieri. Questa mattina davanti ai giudici altra ver¬ sione: «L'alloggio non era stato affittato dal D'Agostino, ma a un certo Franco il pescivendolo». NeU'appartamento. comunque, Raffaele Zaita aveva ricoati tutto la «base» per un presunto traffico d'armi nella zona di Albenga. Fuggito dalla Brianza dove ormai era braccato dai carabinieri e dalla polizia (in carcere doveva ancora scontare tre anni e nove mesi par rapina a mano armata e tentato omicidio) il bandito calabrese era entrato subito in contatto con il D'Agostino che ad Albenga aveva aperto un negozio di parrucchiere. E* stato lui ad accompagnare l'evaso nella casa di Pieve di Teco e ad indirizzare i carabinieri, che lo controllavano da parecchi mesi, sulla strada giusta. Sospettato di essere l'uomo che trovava rifugi «sicuri» agli appartenenti al racket e d'essere un punto di riferimento del ehm dei calabresi, il «barbiere» era sempre riuscito a farla franca. Ha detto il capitano Riccio comandante del Nucleo investigativo di Savona: «Non sapevamo dove fosse l'evaso, ma eravamo sicuri che pedinando il D'Ago stino l'avremmo catturato. Li abbiamo notati insieme ad Albenga e poi tt abbiamo seguiti sino a Pieve di Teco dove siamo entrati ài azione». L'imputato, ovviamente, ha negato tutto: «Io e Zaita ci siamo conosciuti e frequentati soltanto nel mio negozio di barbiere» ha sostenuto davanti ai giudici. n pubblico ministero ha chiesto per Zaita la condanna a tre anni e mezzo di reclusione e al pagamento di una multa di 450 mila tare; per D'Agostino due armi di reclusione e una multa di 200 mila lire. Nella sua sentenza il tribunale ha accolto parzialmente le richieste della difesa derubricando il reato di detenzione delle munizioni (52 pallottole calibro 7.65 trovate dai carabinieri nel negozio del D'Agostino) dalla legge speciale all'articolo 697 del codice penale.