Rapinano buste paga e minacciano di aprire il fuoco contro i lavoratori

Rapinano buste paga e minacciano di aprire il fuoco contro i lavoratori Banditi assaltano i Cantieri Campanella e Ascenso di Savona Rapinano buste paga e minacciano di aprire il fuoco contro i lavoratori L'irruzione alle 1730 di ieri - Centralinista presa in ostaggio col direttore e altri impiegati: "Fermi o uccidiamo la ragazza" I malviventi arraffano 50 milioni - Un gruppo di operai li insegue, scaglia martelli: "Lasciateci andare o faremo una strage" (Dal nostro corrispondente) Savona, 10 marzo. Quattro banditi hanno compiuto questa sera una rapina nei cantieri navali «Campanella e Ascenso», sul lungomare Matteotti, tra Savona ed Albissola Mare, quasi all'ingresso dello scalo marittimo. Bottino circa cinquanta milioni, l'ammontare cioè del saldo della paga che doveva essere consegnato ai 350 dipendenti dei cantieri. La rapina ha avuto mementi altamente drammatici: inseguiti da alcuni operai, i banditi hanno più volte minacciato di sparare ma, per fortuna, non hanno latto partire neppure un colpo, «arano decisi a tutto — hanno poi raccontato gli operai — se acessero temuto di essere presi avrebbero certamente fatto fuoco così come avrebbero ucciso la centralinista se qualcuno, negli uffici, avesse tentato di reagire». Sono le 17.30 ed il cancello del cantiere è chiuso a chiave. In portineria si trova il custode. Otello Magnani, è solo e il piazzale antistante la palazzina degli uffici ed i sottostanti capannoni è. in quel momento, deserto. «Improvvisamente — racconta — ho visto come alcune ombre sgattaiolare dietro una tettoia. Sono uscito nel cortile e mi sono trovato di fronte a tre individui armati e mascherati. Erano riusciti a scavalcare il cancello, che per un tratto è nascosto dalla collina di VaUoria, senza essere visti. Uno. armato di fucile a canne mozze, mi ha spinto all'interno della portineria e mi ha costretto a buttarmi a terra. Puntandomi il fucile alla schiena mi ha ingiunto in dialetto ligure: "Stai fermo, se ti muovi sparo". Poi mi ha chiesto se ero armato. Ma. com'è vero, ho risposto di no». Frattanto gli altri due banditi salgono una breve scala esterna che porta ad un terrazzo sul quale si affacciano il centralino telefonico, l'ufficio del personale e l'ingresso atta direzione. Uno dei malviventi, il viso nascosto da una maschera carnevalesca, vede dalla finestra, la centralinista Sfarla Teresa Falchini che sta telefonando e pensa che stia chiamando la polizia: era invece una comunicazione interna. Con il calcio della pistola manda in frantumi il vetro ed intima alla donna di indietreggiare. La Falchini urla e lascia cadere la cornetta. Alle grida della donna escono net corridoio degli uffici Sisimio Giordanengo e Sergio Pironi. «Credevamo —, dice Giordanengo — che la Falchini fosse precipitata dalla finestra. Poi abbiamo ritto i banditi ed abbiamo capito». Mentre il rapinatore conia maschera raggiunge, dimostrando una conoscenza perfetta dell'ubicazione dei rari locali, l'ufficio del personale dove tre ragionieri (Michele Badile. Carlo Astigiano e Michele Patrone), stanno preparando le buste paga, l'altro, armato di mitra e volto coperto da passamontagna, afferra per un braccio la Falchini e costringe tutti gli altri impiegati tra i quali il direttore, ing. Gaetano Perilli (che arara tentato ma inutilmente Pe^t°i^r4o^^o e Franco-Carlini, ad - entrare in un ufficio ed a mettersi bocconi a terra. «Se non state fermi — grida — ammazzo la donna» e poi per dar fona alla mutacela prende a calci il D'Erasmo. Racconta la Falchini: «Ho avuto veramente tanta paura. Sono certa che non avrebbe esitato a sparare. Appena qualcuno si muoveva mi stringeva il braccio sino a farmi male Nel vicino ufficio, intanto, il terzo bandito, minacciando con la pistola i tre ragionieri si impossessa di tutte le buste paga ordinate in alcune cassette e riempie una sacca di tela verde. , Ad un tratto il bandito che tiene in ostaggio la centralinista grida al complice: «Hai finito, hai finito» e l'altro, di rimando, risponde «Si. arrivo». I due si riuniscono, lasciano, indietreggiando, gli uffici e raggiungono il compagno che tiene a bada il portinaio. A questi chiedono le chiavi del cancello e, poi. di corsa attraversano il cortile. Un gruppo di operai che sta uscendo dai capannoni, distanti un centinaio di metri, si accorge che qualcosa non va. vede gli impiegati, sul poggiolo, agitarsi e gridare e. quindi scorge i banditi davanti al cancello. Senza minimamente pensare al pericolo gli operai tentano un inseguimento e lanciano alcuni martelli e rottami di ferro. Due dei rapinatori puntano le armi contro il grappo che avanza. E' questione di un attimo. Poi uno dei malviventi riesce ad aprire il cancello e i tre prima di essere raggiunti salgono su una «Mmi» parcheggiata a pochi metri di distanza, sulla quale è un complice.La vettura parte a tutta velocità in direzione di Albissola Mare. Alcuni lavoratori, sulle loro vetture, si mettono all'inseguimento ma in breve la perdono di vista. Pochi secondi dopo arrivano i carabinieri del nucleo investigativo al comando del cap. Riccio e gli agenti della mobile al comando dei commissari Villani e Brandi, ed inizia la caccia. Dei banditi, però, sino a sera inoltrata nessuna traccia. Sulle alture di Albissola Mare, in località Albamare, i carabinieri trovano la vettura abbandonata dal rapinatori e ] la cui targa era stata coperta I con altra appartenente ad j una macchina andata in de- mollatone tre mesi fa. Da al- j cune persone apprendono particolari interessanti: gli : occupanti la «Mini» si sareb-! bero allontanati a bordo di 1 alcune moto da cross che sa rebbero state custodite, sino al loro arrivo, da una ragazza, Le indagini sono in pieno svolgimento e secondo quan to si riesce a capire carabinie ri e mobile seguirebbero trac ce diverse, Nicolò Siri •v.. • • - ■ '.♦' ■■fi Savona. Operai del cantiere «tarlano con gli inquirenti della rapina A fianco la centralinista Maria Teresa Fafchini (Telefoto Ferrando) Michele Badile Otello Magnani

Luoghi citati: Albamare, Savona