Il bottino della rapina serviva ai fascisti per pagare i bombers?

Il bottino della rapina serviva ai fascisti per pagare i bombers? Dopo il fallito assalto al casinò Il bottino della rapina serviva ai fascisti per pagare i bombers? I due arrestati si proclamano innocenti • Un complice a Savona? (Nostro servizio particolare) Sanremo, 19 gennaio. «Sono un prigioniero politico, mi rifiuto di parlare». Livio Giachi. 19 anni, residente a Turate (Como) uno dei due neofascisti arrestati ieri a Sanremo per detenzione e porto abusivo di armi, è sospettato dalla polizia e carabinieri di essere il capo di un commandos di extraparlamentari, sceso dalla Lombardia, in Riviera per mettere a segno una rapina al Casinò, continua a ripetere di non essere un comune bandito ma un «perseguitato dell'attuale regime». Da ieri il Giachi si trova chiuso nel carcere di Imperia ed a tutte le domande del sostituto procuratore della Repubblica, che sta indagando sul caso, risponde: «Io ho Ut bocca cucita». Dalle poche indiscrezioni trapelate, s'è appreso che la rapina al Casinò di Sanremo sarebbe dovuta avvenire ieri notte, poco prima della chiusura, il bottino, probabilmente, doveva servire per finanziare qualche atto terroristico di «sanbabilini». Polizia e carabinieri hanno prevenuto i rapinatori mandando all'aria i loro piani sulla base di precise segnalazioni giunte dai nuclei antiterrorismo di Genova e Milano. «Sapevamo con esattezza — ha dichiarato il vicequestore Setaiolo, che ha coordinato le indagini — Quanti erano, com'erano armati, dove si nascondevano. I nostri informatori ci avevano tinche rivelato 11 giorno e l'ora della rapina». L'altro arrestato si chiama Sergio Frittoli, 25 anni, nato a Milano, da circa un anno residente a Sanremo in un elegante appartamento di via Monta dei Guisci 3, titolare del «Girarrosto», una delle più note rosticcerie sanremesi. Nel capoluogo lombardo è definito «noto attivista del msi». u suo nome compara nel caso del «giovedì nero», il 12 aprile del 73, quando venne ucciso l'agente Marino. Venne sentito come testimone ed arrestato per reticenza. Rilasciato 48 ore più tardi, qualcuno disse che sarebbe stato proprio il Frittoli a rivelare che a lanciare gli ordigni contro la polizia erano stati Loi e Murelli. Sugli altri tre estremisti, riusciti a sfuggire all'arresto, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo'. La loro cattura sembra però essere imminente. Stamane si è appreso che uno dei latitanti dovrebbe essere un giovane militare in servizio di leva a Savona. La recluta, per raggiungere i suoi «camerati» a Sanremo, si sarebbe allontanato senza giustificazione dall'ospedale. | dov'era stato ricoverato per ; improvvisi disturbi addominali. «Durante la perquisizio- \ ne in casa del Frittoli — ha dichiarato il vicequestore dottor Natale — abbiamo trovato anche delle siringhe e stra- : ne polverine. Abbiamo mandato tutto al laboratorio di , analisi di Imperia» Si tratta di droga? L'arresto dei due «ultras»! di destra è avvenuto ieri nel primo pomeriggio. I mare- : scialli Santiano e Lerta avevano fermato il Frittoli in un bar del centro. «Sapevamo — ha dichiara-' I to il capitano dei carabinieri Murtas — che in casa ospita- '< va Livio Giachi e per non cor rere rischi, ci siamo fatti aprire la porta da lui». Il picchiatore nero di Como, ricercato da tempo dalla polizia, si era però chiuso dentro. Quando le forze dell'ordine con i mitra spianati hanno fatto irruzione nell'appartamento, era con una ragazza di 19 anni. Sul comodino da notte due pistole col proiettile in canna, una Browning 7,65 ed una « Webley e Scott » calibro 38. Sotto il materasso due lunghi coltelli a serramanico e diversi proiettili. Come la maggior parte dei «sanbabilini», Livio Giachi, definito «elemento pericoloso», appartiene ad un'agiata famiglia. Suo padre è colonnello dei bersaglieri ed a Turate dirige la «Casa del veterano». «Sino a 14 anni — dice il maresciallo dei carabinieri di Mozzate (Como) — Livio Giachi era uno studente modello», n giovane ultras ha cinque fratelli, è iscritto al quinto anno di liceo scientifico a Milano. Lo scorso anno era finito in carcere perché sorpreso con proiettili da guerra. Tra i precedenti, un'evasione dal carcere minorile Beccaria, scontri con gruppi di sinistra, attentato ad un commissariato di ps di Milano. Il suo nome venne fatto anche quando un altro gruppo di «sanbabilini», capeggiato da Rizzi e Manfredi (quest'ultimo figlio di un maestro di musica) avevano rubato un mucchio di armi e munizioni proprio dalla «Casa del veterano di Turate. Lo scorso anno era stato candidato del msi in un piccolo centro della cintura milanese. Sergio Frittoli, a Sanremo, ha sempre requentato simpatizzanti e nuclei di estrema destra. Alla vigilia delle feste natalizie, sconosciuti gli avevano distrutto, incendiandola, la sua «Porsche» con una bottiglia molotov. Forse si era trattato di una vendetta politica. Quando ci fu l'attentato al treno «Italicus» i nuclei antiterrorismo avevano indagato anche sui suoi spostamenti ma era risultato completamente estraneo. «Non mi interesso più di politica — ha dichiarato il Frittoli al dott. Natale, presente i*w. Piai» nel corso dell'interrogatorio prima di essere rinchiuso nel carcere di Santa Tecla — da quando a Milano venni agoredito e massacrato da teppisti armati di bastone. Rimasi cinque mesi in ospedale tra la vita e la morte. Per sopravvivere dovetti sottopormi a sette interventi chirurgici. Ho il viso sfigurato dalle cicatrici». Roberto Basso Sergio Frittoli (in alto) e Livio Siachi, gli arrestati