Genova resta matrigna per le città del Ponente?

Genova resta matrigna per le città del Ponente? L'Ente Regione non ha saputo 'unificare,, la Liguria Genova resta matrigna per le città del Ponente? Le spinte campanilistiche a Savona come ad Imperia sono forti anche adesso • Di recente (con la polemica per il finanziamento dei porti) si è tornati a parlare anche di autonomia - "E* mancata l'organizzazione" afferma Corrado Zanazzo - "La Regione ha teso ad accentrare i poteri", sostiene Magliotto (Dal nostro inviato speciale) Imperla, 27 maggio. Cinque anni di attività' dell'ente Regione sono ormai giunti a conclusione e la maggior critica che si sente lare verso il nuovo Istituto è quella di aver mancato a quello che avrebbe dovuto essere fl compito immillili: fare detta Liguria un» radon vero detta parola, da progredirmi di nerate eoe avaeaero la prerogativa di coagulare tutta le fona. Dopo cinque anni, invv.. j, et' si ritrova tttk ca, ma che non he scontro obiettivo sul socioeconomico. Ia Liguria cioè è un coacervo dt campanilismi, dove le spinte locali a volts ai avvertono in esasperata In questo sto, Genova è considerata la di punta dal pei gemmava in Ragione, non na dubbi: da mancata aggregazione delle forte sodo-economiche è stata il fallimento più grano dei nuoto ente, cotte sta a dimostrare il da moroso episodio del ftnanzsamento portuale tu cui ti è fri/usato la mancanza di un tentativo di conciliare i diserti interessi. L'assenza dell'unità detta Regione nei confronti del centro ha Quindi stimolato le Ostiche». • Non molto dtsabBfle fl siero di Corrado Zanasao. imcapofila del pedi, gfct nate del proprio partito, a quale dopo essere stato dichiarato decaduto per incompatibilità (era allora presidente dell'Ept di Imperia) nella primavera del 1973. si ripresenta adesso al voto del 15 giugno: «Js" difficile dire che la Regione non ha latto niente perché è difficile far trascorrere cinque anni senza attività. Qualche intervento può aver dimostrato, per i beneficiari. Futilità dett'ordinamento regionale, ed il riconoscimento va diviso fra i vari assessorati per quei pochi interventi che hanno avuto attua zxone. Dove la Regione Liguria ha fallito, o è mancata alle aspettative, è tal piano organizzativo del lavoro regionale». A questo punto l'analisi di Zanasao si fa quasi spietata: •E' mancata la violone globale dei problemi come risultante della latitanza di una impostazione programmatica delle esigerne regionali. Il primo risultato di tale situazione è stato il frazionamento e la lottizzazione del potere decisionale quinterno della giunta tra i vari pattiti che la sostenevano. Si è dato vita ad una forma personalizzata dazione di clientele pia o meno stanza, ad asotestom dt quello relativo aU'urbanittrtt. non erano gestiti dalla Regione o dai partiti ma dalle singole persone in quanto toh. Inevitabile che i pochi interventi pftilflri «MfÉniff obbedito pia ad esigenze clieutelari che non all'attuazione per set tori di un piano programmatico che non esiste». Magliotto rincara la dose: •La Regione ha taso ad accentrare i poteri dando cosi ampio ipggio olle pfMfrifwii loco* Ostiche. Il sistema clientelare, poi, ha fatto il retto. Si è verificato cosi anche in quei tettati come l'agricoltura ed i lavori pubblici, dove c'è stato un grotto impegno, si è disperso l'intervento in mille rivoli senza alcuna scelta di fondo, la stessa legge anticongiunturale che stanziava sei miliardi è stata frazionata invece di affrontare ed avviare a soluzione uno dei tanti problemi che attillano le nostre popolazioni. Non ti è avvertita l'esigenza di un processo di decentramento e di aggregazione del territorio, di partecipazione popolare, talché si è arrivati all'episodio di Aloenga che. sia pure su temi sbagliati, rivendicava su base circondariale una certa autonomia proprio come protesta verso l accentramento regionale». Le responsabilità, a parere di Corrado Zanasao. sono di: valutazione politica: «Le for-', ze di maggioranza sono man-, cote sul piano della conside-\ razione del ruolo della Regio-| ne che non è un organo di ac-i OedleO ia di che delega l'effettuadegU interventi e la reodette scelte soprattutto egU enti locali. RfrwffrO? non valorizzazione degli enti locali, mancanza effettiva di partecipazione atte scelte e le amministrazioni periferi¬ che considerate come soggetti subalterni». •La Regione — affanna àfa- ^dWnt amto * eo" e dicenttatnento il che equivale a mancanza di fidato guarnenti elettivi. Occorre trovare il momento deìTaggrrgarifìnf che noi vediamo nell'istituzione del comprensorio il quale non mortifica l'autonomia comunale ma ta coordina ad alto Uvetta. Le comunità monesempto. grazie atte loro gare ed au re tt territorio: la ptroj. àq ha fatto natelo del escludere tt del decentramento per mantenere molto potere al centro». Sul tema di «Genova matrigna» Magliotto afferma che il capoluogo non ha saputo esprimere un ruolo di egemonia democratica, mentre Zanasao va oltre: •L'altro aspetto negativo nell'atticità detta Regione sta nel fatto che Genova ha sostanzialmente rinunciato al ruolo di capitale regionale limitandosi a considerarti per quello che e: un grosso centro preoccupato solo dei suoi problemi, teso alla gretta difesa dei propri interessi». Le espressioni separatistiche o Iwalifftlcbj». i momenti di disgregazione, a parere di Meglioitto enatcono dai gros¬ si problemi economici irrisolti, dall'attenta di una programmazione e di una vasta partecipazione popolare ette scelte: ecco perché, a nostro avvito, il trasferimento dei poteri agli enti locali rafforza la Regione. Quando parammo di un modo nuovo di governare, parliamo di queste cote». Corrado franano scende nei particolari: •Bisogna modificare sostanzialmente ta rotta sin qui seguita, ed assumere coscienza dell'effettivo-ruolo detta Regione eh» è di decentramento e non di'-accentra- non di pc4vertz*axkm* di intc^veutt, dt o^nogenettà di indirizzo e non di frazionamento o Infff' nsifnin degli assessorati. Solo cosi sarà possJMle affrontare concretamente U problema vero detta Liguria eh» è quatto di enat» la Rein tutti i tuoi aspetti. superando gli antagonismi anche storici, oltre che econo-\ mici, tra le varie province».! I momenti che possono uni-1 re te popolazioni della regione e farle sentire partecipi di •una unica entità regionale che oggi è soltanto segnata, sulla carta geografica», a pe-: rare di Zanaiao sono questi: piano urbanistico che stabilisca l'uso del territorio secondo le scelte e le vocazioni delle singole parti della Liguria; piano di sviluppo turistico che uniformemente alle indicazioni del piano per l'utilizaci territorio, affronti i problemi di valorizzazione delle risorsa del settore; piano portuale che non rimanga sulla carta ed abbia una visione mente regionale e non nilistica; piano per le comuniche neU'eatgensa di ferroviari, viari ed aerei con fl vasto del Paese, non trascuri l'esigenza primaria di effettivi collegamenti fra te varte località nell'ambito dal territorio regionale. Armando Magliotto vuote aggiungere qualcosa: «/I fimore di confronti con le popolazioni per l'identificazione dei problemi ha fatto imboccare la strada dei contributi a pioggia che non risolvono nulla. Ecco, tt fallimento del la Regione, se si p di fallimento per ss che non è mai stata affrontata, risiede proprio «all cata ianteidvaHeon», e Oliente avvio a soluzione, dei secolari problemi detta Liguria». Vittorio dngcenntRnn (Telef. Moraglia)

Persone citate: Armando Magliotto, Corrado Zanazzo, Magliotto, Moraglia