Altro feroce attentato fascista nel centro di Savona: sei feriti

Altro feroce attentato fascista nel centro di Savona: sei feriti L'esplosione ieri sera alle 19 in un palazzo vicino alla prefettura Altro feroce attentato fascista nel centro di Savona: sei feriti L'ordigno è stato visto da un ragazzo che ha avvertito gli agenti - "Un attimo e saremmo morti" - La pioggia di schegge ha investito sette persone ma nessuno in modo grave • Sotto i detriti un quaderno con una scritta: "Rieccoci. Ordine Nero" (Dal nostro corrispondente) Savona, 24 febbraio. Savona è sbigottita; i terroristi neri hanno ancora colpito e ancora ferito, ma la città è pronta alla mobilitazione. Un potente ordigno esplosivo che porta la firma autografa di «Ordine nero» è scoppiato questa sera poco prima delle 19, nella scala del civico n. 4 di via Cava, un caseggiato a sei piani situato dietro il palazzo della prefettura ed attiguo alla scuola media «Gabriello Chiabrera». La bomba, come già Quella di via Giaccherò, poteva causare dei morti; è stato un miracolo se il bilancio, già pesante, non è ancor più grave. Se fosse esplosa pochi secondi dopo avrebbe probabilmente ucciso un ragazzo e due agenti di polizia: Massimo Fassio. 16 anni, via Verdi 9-4 e gli appuntati Caruso Sosio, 51 anni, di Albissola Superiore, via Cilea, ed Ennio Splendore, 45 anni, residente a Loano, via Aurelia 25-2. Degli altri tre feriti, due, Ivana Carosi. 50 anni, e Maria Bartolini in Martini, 39 anni, si trovavano nei loro allogai situati rispettivamente al primo ed al quinto piano dell'edificio: il terzo, Gino Capra, 44 anni, abitante in via Formica 7-3. è un passante che si è trovato a transitare dinnanzi al fabbricato nel momento della deflagrazione. Nelle operazioni di sgombero delle macerie è rimasto contuso anche il brigadiere Rizzelli della squadra mobile. Tutti versano in stato di choc e presentano ferite leggere: le prognosi variano tra i 5 ed i 15 giorni. Massimo Fassio ha visto l'ordigno pochi istanti prima dell'esplosione. Ancora spaventato ma lucido, attorniato dai genitori, a ragazzo, che è ricoverato al San Paolo (guarirà in 15 giorni) così racconta la sua drammatica avventura: «Ero stato in visita ad una zia e stavo scendendo le scale. D'un tratto posato su un gradino della penultima rampa ho visto una specie di barattolo da quale usciva del fumo. Ho subito pensato ad una bomba e sono corso a chiamare gli agenti che prestano servizio attorno alla prefettura. Poi con loro sono tornato indietro. Avevamo appena varcato il portone che c'è stata l'esplosione. Lo spo- stamento d'aria ci ha gettati a terra mentre venivamo coperti da calcinacci e frammenti di vetro. Ho pensato che fosse Ut fine del mondo». «E' andata ben cosi — aggiunge la madre che non smetterebbe mai di accarezzare il coraggioso figlio — è andata bene così». Bosio e Splendore (che è stato colpito da sordità) confermano il racconto: «Siamo vivi per miracolo. Se fossimo stati più avanti, verso la tromba delle scale o addirittura vicino all'ordigno ora non saremmo qui». Il colpo è stato fortissimo. «Sembrava dovesse crollare tutto — afferma Cesare Malerba che abita al quarto piano dell'edificio — è mancata la luce e siamo stati investiti da una miriade di schegge di vetro e calcinacci. Stavo cenando. Mi sono alzato e al buio ho cercato la porta di casa, non c'era più. Poi tenendomi per la ringhiera a tentoni, non so proprio come ho fatto, sono sceso in strada. La tuia casa è tutta aU'aria-Sona^ stato sotto i bombardamenti, ho fatto la guerra ma una cosa così non l'ho mai vista. Sono dei criminali». Sul luogo dell'attentato sono accorsi agenti di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, che hanno immediatamente fatto sgomberare la strada invasa da centinaia e centinaia di curiosi e prestato soccorsi ai feriti e ad altri inquilini rimasti, atterriti, bloccati nei loro alloggi. Poi sono giunti i tecnici del Comune che hanno constatato che non c'era pericolo di altri crolli. «La casa — osserva l'ingegner Rocco — ha resistito molto bene. Provvederemo a sistemare subito una scala per consentire l'accesso agli appartamenti». Artificieri ed agenti della scientifica hanno cercato a lungo tra i detriti e sotto una montagna di calcinacci hanno trovato una striscia di cartoncino ritagliata, probabilmente, dalla copertina plastificata di un quaderno con su scritto in stampatello, con un penna¬ rello: «Rieccoci - Ordine nero». Gli agenti hanno recuperato anche 1 frammenti bruciacchiati di un volantino ciclostilato che si tenta ora di ricomporre e rendere leggibile. Pattuglie della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza perlustrano tutta la città. Posti di blocco sono stati istituti un po' ovunque ma degli attentatori, sinora, nes¬ suna traccia. Si cerca anche una «Jaguar» rossa, con targa francese, che è stata vista allontanarsi a tutta velocità subito dopo l'esplosione. Per domani è atteso l'arrivo di dirigenti ed agenti dell'antiterrorismo. A tarda sera una pattuglia della polizia stradale ha fermato sulla via Aurelia una «mini rossa» con a bordo due giovani che a tutta velo¬ cità si dirigeva verso Genova e che era stata vista nei pressi di via Cava al momento dell'esplosione. Mentre trasmettiamo i due ragazzi vengono interrogati dagli agenti di polizia, si tratta di due operai, tra cui un savonese, domiciliati entrambi a Genova dove lavorano. Si ritiene, comunque, che essi siano estranei all'attentato. Nicolò Siri Lc prime drammatiche immagini dell'attentato di via Covai una parte delle scale crollate per la bomba (Tel. Ferrando) Massimo Fassio ha visto la miccia bruciare - Gino Capra, ferito - L'appuntato Bosio con la moglie, all'ospedale (Telefoto Gino Ferrando)

Luoghi citati: Genova, Loano, Savona