Venne decisa al tavolo di un bar la fine dell'operaio di Vallecrosia

Venne decisa al tavolo di un bar la fine dell'operaio di Vallecrosia Oggi riprende il processo davanti alla corte d'assise di Imperia Venne decisa al tavolo di un bar la fine dell'operaio di Vallecrosia Oggi parleranno il p. m. dott. Antonino Penco e gli avvocati di parte civile - Il dibattimento ha lasciato molti punti interrogativi sulla vicenda -1 testimoni si sono spesso nascosti dietro i "non so, non ricordo" • Il delitto maturato in un clima di faida - Chi è Michele Barreca, l'uomo accusato di favoreggiamento nei confronti del principale imputato (Dal nostro inviato speciale) Imperia, 5 dicembre. Con le requisitorie della parte civile e del pubblico ministero, dottor Antonio Penco, riprende domani alle assise di Imperia il processo per il giallo di Vallecrosia, sospeso venerai scorso al termine dell'interrogatorio dei testi. Due gli imputati: Michele Macri, 39 anni (deve rispondere di omicidio aggravato premeditato, occultamento di cadavere, violenza carnale e ratto a fine di libidine) e Michele Barreca, 65 anni, accusato di favoreggiamento personale nei confronti del Macri. Il processo non è dei più facili. Ben lo sa il presidente della corte, dottor Giovanni Varalli, che nelle tre precedenti udienze ha dovuto lottare contro testi o troppo reticenti o troppo loquaci, gente che dice di «sapere» perché quella tal sera avrebbe sentito voci di uomini non identificati, oppure si trincera dietro un «non so nulla, non ricordo nulla» e non si riesce a cavargli niente di bocca. D'altra parte, l'ambiente dove è maturato l'assassinio del bracciante Francesco Di Certo, 44 anni, padre di tre figli, è più adatto a una indagine sociopsicologica che a un'inchiesta di polizia giudiziaria e a un processo, basato esclusivamente su indizi cosi labili da sfuggire di mano alla stessa accusa. Francesco Di Certo è la vittima. E' stato visto, in vita, l'ultima volta la sera del 25 settembre 1972; il 7 ottobre il ,suo cadavere fu scoperto in un pozzo in disuso, di proprietà di Domenico Calipa. Tutto il paese, in pratica,, ha visto il cadavere, ma nessuno •lp ha riconosciuto, almeno in uri primo tempo. ichele Macri. 39 anni, è quello che, giunto dalla natia Calabria, è riuscito a crearsi certa posizione. Proprietario della campagna che coltiva, dà lavoro al Di Certo e aliai di lui figlia, Angela, adesso 'diciassettenne. Un uomo dalla spiccata personalità, 'freddo, sicuro di sé, che non tradisce la minima emozione, che ad ogni contestazione dei testi d'accSsa ribatte con un: «Non è vero», secco, quasi perentorio, tale da non ammettere' repliche, almeno nelle sue intenzioni. Un uo.no, in sostanza, abituato a comai.dare e a vedere eseguiti i suoi ordini. La figlia del Di Certo lo accusa di violenza carnale e, pur senza dirlo esplicitamente, dell'omicidio-del padre. Annunziata Avignone, cognata della vittima, è la confidente della famìglia. Quando Angela Di Certo subisce, a suo dire, violenza dal Macri a chi va a dirlo? Alla zia Annunziata. Quando la nonna della ragazza «nel frattempo morta) raccoglie alcune voci, secondo le quali Francesco Di Certo sarebbe stato ucciso nella cantina di tale Felice Barreca. da chi corre a rac-, contare la vicenda? Non dagli inquirenti, non dagli uomini della famiglia, ma dalla nuora Annunziata. Michele Barreca, infine, colui che durante l'istruttoria va da coloro che la sera del 25 settembre erano stati all'o- seria in compagnia del Macri e del Di Certo, a raccomandare loro di «ricordarsi» che erano usciti alla tale ora, non un minuto prima né dopo. Un uomo, Michele Barreca, che si presta benissimo a interpreta- re la parte del «consigliori» che gli deriva dall'età e dalla presunta saggezza. Ecco, il processo è popolato da figure sconcertanti come queUe sin qui tratteggiate, e bisogna ancora dire di Felice Barreca che del 25 settembre ricorda ogni minimo particolare, la disposizione dei giocatori attorno al tavolo del tressette, e U debito che ha lasciato al gestore dell'osteria, l'arrivo di un negro e di un tedesco. Purtroppo per lui, però, nemmeno il gestore del locale (malgrado il possibile credito) ricorda di averlo notato all'osteria, Domani, dunque, a meno di eventuali colpi di scena, parte civile e p.m. dovranno sostenere la loro accusa in base a semplici indizi. L'unica cosa sicura è che Francesco Di Certo è uscito di casa, l'ultima volta, verso la mezzanotte del 25 settembre di un anno fa. Da quel momento di brancola nel buio. Si può sostenere che è stato ucciso da Michele Macri, sfidato dalla vittima venuta a conoscenza della violenza alla figlia Angela? E' quello, che si vedrà domani nell'aula di Imperia, sempre che pubblica accusa e parte civile non serbino qualche carta a sopresa, Vittorio Preve teste Felice Barreca

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