La cognata della vittima accusa il Macrì "Mi hanno detto che sei tu l'assassino"

La cognata della vittima accusa il Macrì "Mi hanno detto che sei tu l'assassino" La cognata della vittima accusa il Macrì "Mi hanno detto che sei tu l'assassino" Annunziata Avignone ha riferito ai giudici d'aver saputo dalla suocera in punto di morte la verità sul feroce omicidio - Anche la figlia diciassettenne del bracciante ucciso ha attaccato implacabilmente l'imputato (Dal nostro inviato speciale) Imperia, 28 novembre. Colpo di scena al processo d'assise per l'omicidio del bracciante Francesco Di Certo avvenuto a Vallecrosia alta nel settembre dello scorso anno. L'ultima teste della giornata. Annunziata Avignone, cognata della vittima, ha detto alla corte: «Mia suocera prima di morire mi ha riferito che i componenti, la famiglia Ascone le avevano rivelato che è stato Michele Macri. attuale imputato, a uccidere Francesco. Il delitto sarebbe avvenuto con la complicità di Felice Barreca, nella cantina di quest'ultimo». Il corpo del Di Certo, secondo la deposizione della Avignone, sarebbe poi stato trasportato nel pozzo di proprietà di Domenico Calipa dove fu trovato dodici giorni dopo il delitto. La teste ha ancora aggiunto: «Francesco Alampi, che abita vicino a Felice Barreca, domenica scorsa, vigilia del processo, mi ha confessato di sapere che l'omicida è il Macri ma di non poter parlare, aggiungendo che Filomena Calomino sa tutto sulla morte di mio cognato». E' la prima volta dall'inizio del processo che un teste lancia una precisa accusa verso l'imputato Michele Macri, un'accusa sia pure indotta attraverso le affermazioni di compaesani dei protagonisti dell'episodio. Il dottor Varalli, presidente, dopo aver affermato, quasi ironicamente: «Bene, finalmente qualcuno parla: forse perché lei non è una Di Certo», ha accolto la richiesta del p.m. dottor Penco, cui si sono associati parte civile e difesa, per la citazione per l'udienza di domani di nuovi testi. L'udienza odierna è stata occupata dalla testimonianza dei componenti la famiglia Di Certo, il padre e sei fratelli della vittima, due figlie (Cosetta, di nove anni, e Angela di 17) e infine la cognata Avignone, moglie di Arcangelo Di Certo, tutore degli orfani. Ma [la protagonista è stata Angeli na Di Certo, principale teste a carico sino alla svolta della testimonianza della Avignone. Lucida, implacabile, la ragazza ha ribadito quanto già deposto in istruttoria. La giovane racconta l'ultima giornata del proprio padre: era uscito presto al mattino, con gli abiti della festa, per recarsi (lo si saprà in seguito) dall'amante a Diano Marina. Angela Di Certo ha raccontato che a seguito di due lettere anonime sulla sua relazione con il Macri, il padre le proibì di andare ancora a lavorare nella campagna del floricoltore, permettendole però di aiutarlo nei lavori all'interno del magazzeno. E veniamo ai particolari più importanti, di quando il Macri, nell'intervallo tra la scomparsa del Di Certo e il ritrova mento del cadavere, lasciasse intendere, attraverso allusioni, che il padre della ragazza non sarebbe più tornato. «Capii che Macri sapeva qualcosa di sicuro quando, due sere dopo la scomparsa, mandò sua figlia Rosanna a dormire in casa mia. Se non avesse avuto la certezza che mio padre non sarebbe tornato, non l'avrebbe fatto». La ragazza, fredda, sicura, riferisce un altro particolare: «Una volta, in campagna, Macri mi fece vedere un fucile dicendo, sia pure per scherzo forse, che con quello avrebbe potuto uccidere mio padre». L'imputato ribatte: «Non è vero, non ho mai avuto fucili». Angela Di Certo si reca ogni giorno dal Macri: è convinta che l'uomo sappia dov'è suo padre e vuole esserne messa al corrente. L'imputato una volta le avrebbe detto: «Quella sera l'ho portato a rubare con me» e non avrebbe aggiunto altro. Il Macri nega anche questo particolare, cosi come poco dopo negherà di ' avere chiesto alla ragazza la , c^ve dTcasa per recarvisi £ 1 notte *^ ! p ' iHpniA. „Po„u_ j "^Z »ntn ! far. u,til ; n^S*, „f, cri?». Teste: «E' logico, paura di lui. Arriviamo alla violenza carnale e al ratto a fine di libidii ne, le altre due accuse a cari- avevo co del Macri. In seduta a por- te chiuse Angela Di Certo con ferma quanto affermato in istruttoria, e cioè che il Macri le avrebbe usato violenza la prima volta all'età di 14 anni e mezzo in campagna tappandole la bocca con una mano perché non gridasse. In seguire to, per ammissione della ragazza stessa, la relazione continuò con lei consenziente: «Me ne ero innamorata»: Freddo, senza tradire la minima emozione, Michele Macri respinge anche questa accusa: «Non l'ho mai toccata». Vittorio Prove re Imperia. Annunziata Avignone, cognata dell'ucciso Colpo di scena in assise j ; j : ' Ii Al Di C fili dll ii d Imperia. Angela Di Certo, figlia della vittima, mentre depone

Luoghi citati: Diano Marina, Imperia, Vallecrosia