A Saluzzo famosi antiquari ed artigiani a convegno per la Mostra di settembre

A Saluzzo famosi antiquari ed artigiani a convegno per la Mostra di settembre Un complesso di manifestazioni che per un mese anima la città A Saluzzo famosi antiquari ed artigiani a convegno per la Mostra di settembre Saluzzo, 4 settembre. Entrare in una mostra antiquaria è come varcare la soglia d'un museo: la stessa atmosfera raccolta, la stessa espressione diligente e rispettosa sui volti degli spettatori dall'atteggiamento contegnoso e dal parlar sommesso. C'è intorno una atmosfera lievemente inquietante: ombrosità damascate, intimità ottocentesche. E, su tutto, la sensazione del disfacimento, suggerita forse dalle mille ortensie che fioriscono in ogni dove, emergenti da pallidi vasi. Sì dice che la passione per i mobili antichi cresca di anno in anno con l'impegno testardo di un contagio, e assuma il senso della ricerca di tradizioni dimenticate. Una ricerca, comunque, pronta a rivelare presto confini economici invalicabili ai più. Così, accanto all'antiquariato di tradizione, impegnato a riscoprire « autentici » del '600 e del '700, ecco fiorirne uno minore e più accessibile che rispolvera le credenze della nonna, il cassettone e il vecchio armadio in disuso improvvisamente recuperati da cantine e solai. Non ci sarebbe forse in Piemonte cornice più di Saluzzo adatta alla fiera del mobile antico: una città quieta e raccolta, dove tra San Lorenzo e San Martino, ancora aleggia la gentile leggenda di Griselda sposa e di Gualtieri bugiardo per amore. A pochi passi da qui, i nove prodi e le nove eroine di Manta vegliano indifferenti e fiabeschi sulla sala baronale del castello. Nei cortili, fra gli angoli gotici e le chiese, ecco apparire acciottolati dove crescono muffe tra le porte delle antiche botteghe dei falegnami. Ben poco qui è mutato nel tempo: ancora si lavora con le pialle e con le « sgorbie » di tanti e tanti anni fa. Dice la gente: «A Saluzzo le tradizioni antiquaria e del mobile d'arte sono vecchie di secoli e vanno di pari passo. Gli stessi artigiani che un tempo fabbricavano soltanto imitazioni, ora girano le campagne, vanno anche all'estero per trovare gli oggetti di un tempo. Dovunque ci sono i falegnami, gli intarsiatori, gli scultori. E' il mestiere certosino della pazienza, ma anche della fantasia e della creatività ». «La tradizione, dice Umberto Nardo, presidente della Pro loco, non si è persa negli ultimi anni, come forse con il crescere dell'industrializzazione delle zone vicine si temeva. Prova ne sia, che l'ottanta per cento almeno della gente che espo- tmms, i Alla Mostra di Antiquariato ed Artigianato artistico la pre senzione dei mobili e degli oggetti è fatta con molto gusto ne quest'anno alla mostra antiquaria ha meno di quarant'anni ». Il gusto per l'oggetto d'arte, qui, ha invaso anche la gente comune. Persino i contadini, che coltivano la terra fertile dei dintorni e la | domenica fanno « un salto » I in centro per « vedere quel ■ che c'è dì nuovo alla Moi stra ». L'aflusso del pubbliI co, fin dai primi giorni, è | continuo. L'assidua frequentazione ■ delle sale non sembra tut¬ tavia mai acquistare il sapore della tappa obbligata e turistica. Si entra nell'edifìcio di piazza XX Settembre e ci si trova immersi in un'aria odorosa di pino e di faggio, in una penombra che sembra smorzare anche il carattere fieristico delle contrattazioni. Ecco spettatori salire l'ardua scala di pietra ricoperta di tappeti, fronteggiata dai due mori che porgono torce con indefinibili sorrisi. Ecco la gente fermarsi davanti alle stampe, ai disegni, alle pallide fanciulle che guardano pensose dagli acquerelli sfumati. Ci sono disegni delicati di paesaggio, come i carboncini di Appian che con mano fedele al maestro Corot tratteggia paesaggi palustri, circondati di sterpaglie e di fango, fra uccelli che volteggiano con molle eleganza. Ci sono le litografie a colori di Jean Baptiste Sabatier che rievocano scene paesane, con le case basse dai tetti spioventi, i fiori alle finestre, le contadine che si fermano sui pendii. Dovunque, specchiere. Alcune sono bellissime e hanno prezzi proibitivi. Ce n'è una proveniente da una villa veneta, con cornice a vetri molati di Murano. Costa 2 milioni e 800 mila lire. Altre, più piccole, dell'Ottocento, costano dalle 200 alle 700 mila Ure. Ci sono cassettoni di varia forma e dimensione. Uno a formelle, del '600, costa 650 mila lire. Ci sono credenze vitto-' riane che costano dai due ai cinque milioni. La gente si ferma incuriosita davanti alle molte tele ottocentesche. Alcune, di scuola lombarda, sono bellissime. Provengono da vecchie chiese e da ville. Rappresentano scene religiose o scorci di paesaggio. Oppure ritraggono gallerie di personaggi: ragazze pensose, donne ridenti, vecchi signori con monocolo. Il costo varia, ovviamente, secondo l'autore e la bellezza del tratto. Fra tante opere antiche, ecco le ultime tele di Boetto, pittore tanto com¬ pianto, con le sue scene di ballo paesano, cen le sue | donne dolci e flessuose. Ed ecco i quadri di Menzio. L'artigianato vero e proprio di Saluzzo compare soltanto a tratti. Dice Francesco Audisio, presidente della società Bertoni: « In mezzo alla bellezza di tanti pezzi autentici, il falso salterebbe subito all'occhio dell'esperto. Per questo molti di noi preferiscono non fare accostamenti azzardati ». Ci sono comunque camere finto-barocco, imitazioni accurate e quasi perfette. E soprattutto, ci sono i « rustici ». Domenico Bessone. 36 anni, titolare di una piccola industria spiega: a II rustico è tornato di moda proprio in questi anni. I giovani soprattutto lo amano: molti sposi vogliono ricreare in città gli ambienti di montagna. Ci riescono bene, quando abbiano a disposizione alloggi in case vecchie oppure ville. Certo l'alloggio ora tradizionale nei grandi centri non è il più adatto per i nostri mobili, eppure qualcuno tenta anche accostamenti avventurosi di questo tipo». Una cucina rustica di quasi 3 metri costa poco più dì un milione (elettrodomestici sono incorporati e hanno mensole e porte intarsiate, secondo lo stile del mobile). Le mensole costano 11 mila lire il metro, le panche (sempre al metro) 96 mila. Il completo mensola-panca, tavolo, sgabelli e lampadario in ferro battuto costa 360 mila lire, la piattaia 236 mila, la camera da letto 350 mila.

Persone citate: Bertoni, Boetto, Domenico Bessone, Francesco Audisio, Gualtieri, Jean Baptiste Sabatier, Menzio, Murano, Umberto Nardo

Luoghi citati: Manta, Piemonte, Saluzzo, San Lorenzo, San Martino