Val Bormida senza futuro

Val Bormida senza futuro L'industria chimica in crisi i Val Bormida senza futuro Mancano programmi di sviluppo • Negli ultimi 10 anni 2000 posti lavoro in meno (pari a due miliardi e mezzo di salari) (Dal nostro corrispondente) Cairo Montenotte, 30 giugno. Convegni a livello di amministrazioni locali e a livello regionale, sindacati, uomini politici sono tutti d'accordo: l'industria chimica in Valle Bormida presenta una situazione non solo preoccupante, ma per alcuni aspetti addirittura tragica. Cifre e statistiche confermano questo giudizio. Negli ultimi dieci anni, in provincia di Savona l'industria chimica ha subito una flessione di 2 mila posti di lavoro, 1640 dei quali in Valle Bormida. Tradotti in termini economici, significano due miliardi e mezzo di salari in meno, con una perdita annua media di 276 milioni di lire. L'industria chimica che rappresenta da molti anni, anche ora nonostante la crisi che l'ha investita, il cardine dell'economia del comprensorio del Bormida occupa attualmente nei vari complessi (la maggior parte dei quali concentrati nella zona industriale di Cairo Montenotte) circa ottomila lavoratori. Ad eccezione della «3M» di Ferrania, il cui capitale azionario è straniero, gli altri complessi industriali sono largamente controllati dal capitale pubblico. La Montedison è presente in forma massiccia con lo stabilimento di Cengio, Acna. con lo stabilimento Montedison di San Giuseppe di Cairo Montenotte, con la Cokitalia. Qual è la reale situazione di questi complessi e quali prospettive hanno per il futuro? L'Acna di Cengio, la cui produzione è diretta verso i prodotti intermedi per i coloranti chimici, è l'unico complesso che presenti una situazione senza preoccupazioni immediate; anzi ha concrete possibilità di sviluppo. Dopo aver lamentato nel 1963 una sensibile flessione dei livelli occupazionali (da 2 mila dipendenti era sceso a circa mille), attualmente occupa 1500 dipendenti e i livelli occupazionali sono stabili. La Montedison ha garantito nell'arco di quattro anni investimenti per circa 43 miliardi di lire, per cui si prevede uno sviluppo futuro. La Montedison di San Giuseppe di Cairo Montenotte occupava nel 1963 1167 dipendenti: oggi solo 820. La produzione si è abbassata notevolmente. Recentemente è stato chiuso il reparto «concentrazioni». Non si registrano investimenti (i quattro miliardi destinati al complesso, a giudizio dei tecnici, non sono neppure sufficienti alla normale manutenzione degli impianti); una fabbrica, in sostanza, che sembra destinata, secondo i programmi della Montedison, a morire di morte lenta. La Cockitalia di Bragno rappresenta uno dei punti di crisi più acuta. Il pericolo di es sere affidati alla cassa integrazione per i 516 dipendenti è di attualità. L'Eni (Ente nazionale idrocarburi) e la Montedison, che dispongono della maggioranza del pacchetto azionario della società, non avrebbero più alcun interesse a mantenere in vita il complesso. Attualmente lavora al 50 per cento delle proprie potenziali capacità produttive. La recente fermata di una batteria per la produzione di coke sembra confermarlo. Oltre 300 mila tonnellate di carbone coke e fossile, per un valore globale di circa 9 miliardi di lire, giacciono invendute nei depositi dello stabilimento. Lo stesso amministratore delegato della società ha recentemente ammesso che «non ci sono prospettive di sviluppo». La «3M Italia» (ex Ferrania) appartenente al gruppo americano «3M», è il più grande complesso chimico della zona: tremilacinquecento dipendenti, uno dei maggiori in campo europeo nella produzione di prodotti fotosensibili, unico del genere in Italia..Dai 4 mila dipendenti del 1967 si è passati agli attuali 3500. La situazione occupazionale sembra che al momento si sia stabilizzata. Il trasferimento di determinati tipi di produzione ad altri complessi della società, e in Italia (Caserta) e all'estero (Stati Uniti e Inghilterra) però, fa fortemente temere per la conservazione degli attuali livelli occupazionali. «La situazione dell'indù stria chimica in Valle Bormi da, afferma il segretario generale della Cisl ligure. Bertuccelli, è tragica non tanto per la flessione notevole dei livelli occupazionali registrata, guanto per l'assoluta mancanza di prospettive per il futuro». La mancanza di una politi ca nsmcppcvsecfdsSbnregionale per la chimica. un programma di sviluppo della chimica redatto al vertice senza aver consultato enti locali e sindacati, sono le accuse che parlamentari liguri, sindacati appunto e amministratori di enti locali muovo¬ no allo Stato. all'Ente Regio- ne e soprattutto alla Montedison. Lo stesso presidente del Comitato per lo sviluppo della chimica in Valle Bormida, professor Bergero, lamenta per il piano di sviluppo della chimica una programmazione verticistica. «Abbiamo richiesto all'Ispe di conoscere con j esattezza il piano della chimica secondaria, afferma il professor Bergero, ma la nostra domanda non ha avuto riscontro». Bruno Balbo

Persone citate: Bergero, Bertuccelli, Bruno Balbo, Ferrania