Forse il rigattiere non si è sparato L'ha ucciso il rivale già moribondo

Forse il rigattiere non si è sparato L'ha ucciso il rivale già moribondo Una nuova ipotesi sulla tragedia di Arma di Taggia Forse il rigattiere non si è sparato L'ha ucciso il rivale già moribondo Le indagini nell'alloggio in cui è avvenuto il dramma confermerebbero che l'uomo, dopo avere sparato sui due amanti, è stato raggiunto da tre fucilate - Il falegname amico della giovane donna, benché ferito a morte, sarebbe riuscito a strappargli di mano il fucile e a colpirlo • Inspiegabile silenzio dei vicini di casa l (Dal nostro corrispondente) Sanremo, 5 aprile, i II rigattiere Giuseppe Ci | presso, 48 anni, non si è suici i dato dopo aver sparato due ! colpi di fucile contro la sua j amica e contro l'ultimo amante di lei (moriranno entrambi alcune ore dopo all'ospedale), ma è stato ucciso da quest'ultimo durante una feroce colluttazione. L'ipotesi non è stata né smentita né confermata stamane dal magistrato inquirente, il sostituto procuratore della Repubblica dottor Taglisacchi, il quale mantiene sull'esito dell'autopsia conclusa si ieri sera il più stretto riser- bo: «E' una supposizione non del tutto infondata», si è limitato a dire. Questi, del resto, sono gli elementi più importanti emersi dalle indagini in corso che ne awalorebbero la fondatezza: l'arma della tragedia trovata dai carabinieri compostamente adagiata lungo il fianco destro del Cipresso steso a terra, ormai cadavere; i mobili della stanza in cui è avvenuta la sparatoria, a soqquadro, il che confermerebbe l'avvenuta colluttazione ed. infine, alcune indiscrezioni trapelate dopo l'autopsia che darebbero per certo il fatto che il rigattiere è stato raggiunto alla testa da tre colpi di fucile: uno sotto il mento, che lo ha ucciso e due nella guancia destra che lo hanno sfigurato. Tenuto conto che nel piccolo appartamento di via S. Francesco 298, dove si è concluso con tre morti un ennesimo dramma della gelosia, il maresciallo Covino, che dirige le indagini, ha rinvenuto ben 10 cartucce che erano state caricate a panettoni, la dinamica della tragedia può essere così ricostruita: Giusep- pe Cipresso, noto nella zona con il soprannome di «Pino da Ventimiglia», ha la certezza che quella che considera ormai la sua donna (è stato lui a farla tornare dall'Australia dove era andata ospite di una sorella, dopo essersi separata dal marito). Stella Ciccia. 37 anni, avrebbe ospitato la sera di martedì scorso nella sua casa di via S. Francesco, il falegname Luigi Rigamonti 38 anni, sposato e padre di due figli, milanese di origine, ma abitante come lui a Sanremo. Il rigattiere, oltre alla passione per Stella, nutriva da anni anche quella della caccia. Dei tre fucili di cui dispone sceglie quello a canna doppia (due grilletti) adatto per la caccia al cinghiale e con il suo motofurgone, ritorna ad Arma dove si era già, visto con-Stella nel pomeriggio. La J"porta deUa- i^flÌBBBJTìt che.im* mette dilettamente nel corridoio in fondo al quale c'è la toilette, è sempre aperta, ma quella di accesso alle due stanze di cui si compone l'appartamento, a metà corridoio, è chiusa a chiave dall'interno. Urla qualcosa (la tragedia non ha avuto testimoni), poi spara sulla serratura i due colpi che ha in canna. Ricarica l'arma con due cartucce come fa sempre, per istinto, un esperto cacciatore, e irrompe nella stanza adibita a salottino. C'è solo Stella, il Rigamonti si è chiuso nella camera da letto. Il Cipresso, ormai preda di una lolle gelosia omicida, spara tutti e due i colpi all'addome della donna. Febbrilmente ricarica il fucile e si avventa contro la porta chiusa della camera da letto e per aprirla usa lo stesso sistema adottato in precedenza: esplode un colpo sulla serratura. Il Rigamonti esce dalla stanza e cerca di fuggire ma viene colpito alla schiena. A questo punto è facile imma¬ ginare come la frenesia di sparare e ricaricare l'arma da parte del Cipresso in una stanzetta di pochi metri quadrati, assuma aspetti allucinanti. Per l'ultima volta ri¬ mette in canna due colpi, proprio mentre si avvede che Stella, che si era accasciata in un angolo (gli inquirenti rileveranno in quel punto tuia macchia di sangue più ampia di tutte le altre), trovata la forza di alzarsi, si sta trascinando dietro al Rigamonti, e la colpisce con una fucilata alla gamba destra. E' a questo punto che il falegname reagisce; ritoma sui suoi passi e aggredisce il Cipresso ingaggiando avvinghiato a lui una .furiosa colluttazione. Presumibilmente riesce ad afferrare la canna del fucile a inclinarla sotto il mento del suo avversario, e a esplodere l'ultimo colpo. Mentre Stella, nella sua disperata quanto inutile fuga raggiunge il centro della strada, il Rigamonti, che vuol essere sicuro che il folle sia morto, trova la forza di togliergli di tasca due altre cartucce, ricaricare il fucile e sparargli al viso. Dopo aver deposto l'arma sul fianco del suo avversario steso sul pavimento, tenta di raggiungere la donna, ma inutilmente: cade svenuto nei pressi di una scaletta di una casa vicina. Appare singolare che, malgrado la prolungata sparatoria t vicini non abbiano sentito nulla, nessuno abbia pensato a chiamare i carabinieri. I militi verranno chiamati da un passante che scorgerà Stella Ciccia riversa in mezzo alla strada e penserà a un incidente stradale, alcuni minuti dopo che il fucile di Cipresso aveva taciuto. Il Rigamonti e la donna sono morti dissanguati: forse si potevano salvare. Via S. Francesco ad Arma di Taggia è tristemente nota: vi è maturato il «delitto del bitter» e lo scorso anno in un cortile vicino alla palazzina della tragedia è stato sgozzato da un amico uno straccivendolo di 50 anni. Renato Olivieri

Luoghi citati: Australia, Sanremo, Stella, Taggia, Ventimiglia