La lunga stagione del nuovo turismo

La lunga stagione del nuovo turismo Convegno a Ventimiglia La lunga stagione del nuovo turismo I problemi per creare un comprensorio unico tra Riviera e Costa Azzurra • Occorre incrementare i soggiorni invernali e costituire una infrastruttura alberghiera di "medio livello" (Dal nostro inviato speciale) Ventimiglia, 17 febbraio. L'unione della Costa Azzurra e della Riviera dei Fiori in un solo comprensorio ed i problemi pratici che si dovrebbero affrontare, sono stati i temi dominanti anche della seconda giornata del convegno su «Turismo nel Mec», che si concluderà domani a Villa Hanbury di Ventimiglia. L'argomento è stato «vivisezionato» da Louis Bumet, direttore del centro di studi superiori del turismo della Sorbona di Parigi. In precedenza, il professor Umberto Fragola, dell'Università degli studi turistici di Faicchio (Benevento), si era soffermato sugli aspetti giuridici dei problemi del turismo nell'ambito del Mec. «Siamo nella fase d'inventario dei beni turistici — aveva detto Fragola — in un momento di studi e di riflessione, in attèsa che gli Stati deleghino alla Cee la regolamentazione soprannazionale di questa materia». L'oratore, rilevato che nei trattati del Mec non esiste la parola turismo, ha indicato nell'ulteriore semplificazione delle operazioni doganali e nella regolamentazione della circolazione della manodopera alberghiera, i due temi principali da affrontarsi nell'ambito Cee. I 250 chilometri che comprendono la Costa Azzurra e la Riviera dei Fiori, secondo Louis Bumet, costituiscono allo stesso tempo la zona più antica e più prestigiosa del turismo. Ecco perché sorge la domanda: «Perché non farne una sola regione turistica?». Questa regione ha, a Ponente, un limite individuabile nell'Estere!; a Levante la linea di confine è forse meno precisa ma, per abitudine, la si fa terminare a Savona, dove la montagna cambia aspetto. Assodato questo, secondo il professor Burnet, si deve stabilire quale entroterra va unito alla Riviera. Per la Francia, a parere del relatore, non v'è dubbio che ci sono precisi confini geografici delimitati dal Col d'Allos, dal Col de la Cayotte e dal Colle di Tenda: dalla parte italiana i limiti naturali sarebbero nella sona di Cuneo, «in questo ambito territoriale — ha detto Burnet — c'è unità climatica quasi completa, nella zona costiera perché protetta alle spalle dalle montagne e lambita da un mare caldo; nella fascia montana l'unità climatica è riscontrabile specialmente in inverno ed è sempre confacente al turismo». Altri fattori, a parere di Burnet, contribuiscono a far si che Costa Azzurra e Riviera dei Fiori siano da considerarsi un'unica regione: povertà di sabbia, spiagge strette, possibilità per il turismo nautico, mancanza di un'attrezzatura per il turismo di massa e la depressione economica tipica delle «regioni belle ma semprepovere». Stabilito tut> toquesto, sorge il problema di una riattrezzatura di questa costa. Bumet è partito da una considerazione. Sulla Riviera esistono, paradossalmente, grandi centri urbani: portando l'esempio della Costa Azzurra, ha rilevato che su un fronte di 100 chilometri di spiaggia, c'è una popolazione residente di 700 mila persone alle quali vanno aggiunte le 500 mila dei periodi di punta turistici. Ecco quindi che sorgono i problemi tipici delle grandi città: spazio e circolazione. C'è, ad esempio, una saturazione di spazio: nella zona di Nizza ci sono 12 mila abitanti per chilometro quadrato, quando invece la densità ideale delle zone estive sarebbe di 3-4 mila persone. Ne conseguono saturazioni delle spiagge dove in un chilometro si accalcano 10 mila persone. «Da tutte queste considerazioni — ha affermato Burnet — deriva il problema del rumore, il peggior male della Riviera, nonché quello dell'inquinamento dell'aria e del mare. Problemi inevitabili in zone a cosi alta concentrazione demografica». Un altro problema da affrontare è quello della riattrezzatura alberghiera. Diminuisce quella cosiddetta di lusso; tant'è vero che a Nizza su sei alberghi di tale categoria, esistenti nel 1920, oggi soltanto uno è sopravvissuto (e lo stesso discorso, sia pure con altre cifre, si potrebbe fare per Sanremo). Concludendo, Burnet ha detto che se è vero che oggi esiste una certa crisi nel settore turistico della Riviera, il problema è quello di vedere di quale genere sia ed ha creduto d'individuarlo in quattro fattori: non c'è più turismo invernale, che dovrebbe essere invece quello maggiormente da sfruttare; c'è troppo ammassamento nei periodi estivi; non si è tenuto I I : I 11 , presente ti fenomeno del co-; siddetto turismo della terza | età, quello dei pensionati, che .,rr,™„„,z„ ,.„„ i ita invece assumendo una , grande importanza: l"tavec- chiamemo delle strutture. I n i , a . , , i i l — n i e , l i o e In quale misura e direzione si può agire per frenare la crisi? Bumet suggerisce: «Incrementare attraverso nuove iniziative il turismo invernale e quello nautico, e indirizzare il turismo estivo verso un livello medio superiore. Gli alberghi, eliminando quelli di lusso, dovrebbero essere "medioconfortevoli" o di tipo familiare». Nel pomeriggio, il convegno si è spostato a Mentone, ospite del sindaco, senatore Francis Palmero. La seduta di lavoro è stata tenuta al Palais de l'Europe. Il professor Gaetani D'Aragona, dell'Università di Napoli, ha rilevato che l'Italia sta entrando in una società post-industriale, in cui il turismo e le attività secondarie continueranno ad essere sollecitati da una domanda crescente. Giancarlo Menichelli, dell'Università di Napoli, ha trattato il tema del turismo culturale come fattore di semplificazione delle procedure Mec. I congressisti hanno poi partecipato ad un cocktail d'onore offerto dalla municipalità di Mentone. Domani giornata conclusiva con le relazioni dei francesi René Barretje, direttore del Centro di studi del turismo dell'Università di Aiz-Marsiglia e del professor Martin Garay della Sorbona. Vittorio Prove