In che modo spendono i piemontesi

In che modo spendono i piemontesi In che modo spendono i piemontesi Si parla-tanto di industria, di piani per ii risanamento dell'economia, solo di tanto in tanto si parla di consumi, anche se la grande maggioranza è convinta della necessità di avere analisi dettagliate a questo riguardo prima di discutere su quella che viene ormai chiamata «educazione al consumo». E' interessante dunque soffermarci su uno studio dell'associazione «Piemonte Italia» che ha passato sotto la lente di ingrandimento il comportamento dei piemontesi come consumatori negli anni più difficili, quelli della crisi 73-73. Qualche cifra dà l'esatta impressione di quanto può cambiare la situazione: nel primo quinquennio degli Anni Settanta i constimi finali delie famiglie piemontesi si sono raddoppiati a valori correnti (più 99 per cento) mentre il prodotto lordo interno della regione è aumentato, tempre in termini monetari, solo dell'88 per cento. La linea dei consumi ha avuto un andamento più moderato rispetto alla media nazionale e si è ridotto di conseguenza il peso relativo delle Regioni sull'intero Paese. La spesa alimentare, un po' l'incubo delle famiglie, ha avuto un aumento del 41 per cento nel 74 per poi scendere al 38 per cento del 73. Il 74 è stato l'anno di choc congiunturali: si pensi solo che il pane a Torino è rincarato del 36 per cento, il latte del 41, l'olio di oliva del 34, la pasta del 33 per cento. H progressivo aumento dei prezzi ha insegnato qualcosa che i piemontesi hanno imparato immediatamente: le spese tono state distribuite mejjio, nell'arco dell'anno, l'acquisto dei beni utili o necessari non è «tato rinviato se non raramente. Ciò è confermato da quanto è successo durante le fette natalizie dello scorso anno, periodo in cui non si sono avute le Botte sime di vendita, come pi pio nel 75, anno rispetto al le la riduzione, in termini quantitativi, è stata del 25-30 per cento. II piemontese ha «peso meno sia perché ha comperato una minor quantità di beni ria perché ha scelto prodotti meno costosi. In generale ri può affermare che i consumi, soprattutto nella nostra regione, dipendono tempre meno da motivazioni di carattere psicologico e tempre più da considerazioni razionali. Rimangono alcune «torture che però vanno ricondotte a considerazioni psicologiche valide per tutte le regioni. Ad esempio in Piemonte ci sono due voci di spesa particolarmente forti: per la carne bovina (superiore del-21 per cento alla media nazionale) e per la benzina (ogni famiglia spende 21 mila lire più dieci dì «pese accessorie). Anche te la carne e l'automobile costano né di più né di meno che in altre regioni, si ha la tendenza ad un maggior consumo per il solo fatto che questi beni abbondano «in loco». Sono motivazioni strettamente legate a modelli sociali e di comportamento. Lo stesso discorso vale per la frutta nelle regioni meridionali o per la verdura in Liguria. Se i piemontesi si sono in un certo senso autoeducati al consumo, nuotano tra le contraddizioni per quanto riguarda l'utilizzo del tempo libero in relazione al portafoglio. Questi contrasti, che assumono a volte il vólto dell'ingenuità, tono tipici di regioni a veloce sviluppo economico. E' certo comunque che non si sono ancora compiute scelte precise per la quota di reddito da destinare ai divertimenti e alla cultura. Modesta è la spesa per libri e giornali, più forte per la televisione; si spende molto di più per alberghi e pensioni che per gite e viaggi (forse per il sogno non soddisfatto di possedere la seconda casa); poco diffusi tono gli articoli da campeggio e per gli sport. Tuttavia se ti riportano tutte le cifre su un grande tabellone si ha l'impressione di un miglioramento qualitativo: aumentano le spese per «igiene e salute», «trasporti e comunicazioni», tono stazionarie quelle per «vestiario e calzature» e «abitazione e spese casa». Pier Mario Faaavnotti

Persone citate: Pier Mario

Luoghi citati: Italia, Liguria, Piemonte, Torino