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Funerali in pericolo al comune di Barolo Manca il necroforo Funerali in pericolo al comune di Barolo (Nostro servizio particolare) Baralo, 17 marzo. (g.f.) Il Comune di Barolo, sino allo scorso autunno, aveva tre dipendenti: il segretario, il messo e un operaio tuttofare (necroforo, fontaniere, stradino). Dall'ottobre 1976 però, il posto di operaio è vacante. Giancarlo Porro, 33 anni, che lo occupava, si è licenziato per andare a fare il bidello alla scuola media. Ora a Barolo sono preoccupati: si teme di non poterlo rimpiazzare, a causa del recente decreto Stemmati, che regolamenta le assunzioni presso gli enti locali. Dice Alberto Drocco, segretario del Co .Re .Co., che dovrà approvare o bocciare un'eventuale delibera di assunzione: « Secondo le prime ed attuali disposizioni del "decreto Stammati", il fontaniere di Barolo non potrebbe essere riassunto. C'è però da sperare nelle modifiche che sono state apportate al decreto stesso. Però, non si sa ancora esattamente di che cosa si tratti non essendo ancora apparse sulla Gazzetta Ufficiale. D'altronde il caso di Barolo non è unico, abbiamo altre situazioni analoghe che per ora sono state rinviate, nell'attesa appunto di conoscere le disposizioni dopo le modifiche». Al Comune di Barolo si è fiduciosi; sembra impossibile di non poter rimpiazzare un elemento già incluso nell'organico del personale. «Per ora — dice il vicesindaco, Walter Mazzocchi — non abbiamo ancora trovato l'elemento con cui sostituire il Porro (N.d.r.: lo stipendio base iniziale è di circa 170 mila lire al mese) e quindi non abbiamo ancora deliberato nulla, né sappiamo se il Co.Re.Co. approverà o meno l'assunzione. E' chiaro comunque che nel nostro caso, si tratta d'un dipendente che rientra nello stretto necessario e quindi non è il caso delle grandi città; ove ci si potrebbe trovare di fronte al problema di una dilatazione eccessiva del personale». CAVOUR — Nel saloni della biblioteca comunale di Cavour, per iniziativa del gruppo di ricerca « da pare 'n Seul ». si inaugura sabato una mostra fotografica che vuole testimoniare la realtà, malgrado tutto, della cultura contadina in trasformazione.