La lotta contro il cancro di Clemente Granata

La lotta contro il cancro Indagine nelle tre province sul male del secolo La lotta contro il cancro I tumori aumentano in tutto il mondo. E aumentano anche le morti. In Italia si è passati dai 17 mila decessi dei 190-3 ai 49 mila del 1950, agli oltre 90 mila del 1968. Queste cifre, è vero, non tengono conto dell'Incremento demografico e de! fatto che la vita media degli individui si è notevolmente allungata, con la conseguente crescita de! rischio di contrarre il terribile male, ma è altrettanto vero che • depurati • tali dati grezzi, l'ascesa rimane in tutta la sua tragica realtà. Che cosa si può fare per arginarla? Le speranze, che accompagnano la scoperta di ritrovati ritenuti ■ definitivi ». sono seguite purtroppo da rapide delusioni. E' un alternarsi di sentimenti, un dramma nel più grande dramma costituito dalla continua avanzata del male. Eppure sono da evitare gii esagerati ottimismi comi I pessimismi radicati, le illusioni di poter disporre entro breve tempo di rimedi risolutivi, come la sensazione che contro il tumore maligno sia inutile un qualunque tipo di resistenza. Sono disponibili, invece, terapie chirurgiche, chimiche, sono utilizzabili le cure per mezzo di radiazioni e tutte permettono, se non di eliminare, di arrestare per un no*?vole periodo l'offensiva del male (purché si agisca in tempo]. C'è soprattutto la prevenzione che riguarda un campo di intervento molto vasto, dall'individuazione ed eliminazione delle possibili "causa che determinano l'insorgere del tumore (prevenzio¬ ne primaria), ai riconoscimento procace dalla sua presenza. Gli esperti concordano nell' affermare che verso ii settore della prevenzione dovrebbero essere indirizzati gli sforzi più consistenti, pc.;hé. logicamente, un Intervento alle fonti del maio, può dare risultati più utili di un intervento quando ormai il male si è manifestato. II nostro è un breve viaggio nella provincia per renderci conto di come funziona la « strategia • preventiva. Diciamo subito che il quadro è ricco di chiaroscuri. All'Incontestabile buona volontà di molti medici fanno da contraltare, a volte, inadempienze, ritardi nell'azione amministrativa. La • mancanza di uomini e mezzi >, di cui ci parla il professor Ollino, primario di radiologia dell'ospedale di Asti, è una lamentela piuttosto diffusa, sebbene diverse possano essere le situazioni da zona a zona: si guarI da al varo definitivo della riforI ma sanitaria come al possibile rimedio nei confronti di parecchie i deficienze, ma ci sono timori sot| tesi che i tempi della sua attuazione si dilatino, moltiplicando intralci e Incongruenze. E ancora. Se è diffusa tra i sanitari la coscienza della necessità di. un approccio ■ pi uri disc:pi ina re • per ii riconoscimento precoce dei tumori (impegni in tal senso sono stati presi per le neoplasie delle vie respiratorie nella divisione di otorinolaringoiatria a Cuneo e per le forine ematologiche all'ospedale di Savi¬ gliano) è altrettanto vero, come dice il prof. Resegotti. primario di medicina all'ospedale di Savigliano che ci sono rincora isole di resistenza dovute h mentalità difficili da cambiare (il sanitario, ad esempio, che considera I ammalato come un qualcosa di sua esclusiva competenza ed è refrattario a forme di collaborazione): se in alcuni centri (Alessandria) si fanno passi avanti nel settore della ricerca, altrove (Asti), si sente dire: « Altro che ricerca, a noi mancano gli strumenti primordiali '. La prima tappa, indispensabile, è a Torino, in via Lagrange 2. Lì ha sede il « Registro dei tumori » per il Piemonte e la Valle d'Aosta (Rtp). Ouelle stanze modeste all'ultimo piano, ingombre di libri e di fascìcoli, con appese alle pareti fotografie di illustri scienziati, possono essere considerate i'avamposto della lotta contro il cancro. Dal 1964. data di nascita dell'Rto. sotto l'egida della provincia, vi lavorano il direttore prof. Anglesio con •un'equipe- di esperti: i professori Cappa (patologo). Terracini (epidemiologo) e Panerò (statistico). E' ii primo « registro ■ sorto in Italia (e rimane un esempio poco seguito). II suo principio informatore è in teoria molto semplice. Si tratta, come ci dice il prof. Anglesio, di • accertare la distribuzione dei tumori nella regione e di risalire dall'incidenza alle eventuali cause >. E' lo studio detto • epidemiologia ». Se I? prevenzione deve avere un posto pre- minente. quest'indagine nnnrytci-1 t;va .-.e costituisce un presuppo- ; sto fordamentale. I L attuazione pratica incontra dif-1 n'cc-ltà. Non sempre i canali d'in- ; formazione funzionano con la ne- j cessa.-ia efficienza. Per una pronta J eiabcrazione dei dati, inoltre, sa- i r^bne necessario personale più i numeroso: non essendo sufficier,-1 ti la b'ima volontà e la capacità i di quel'o già esistenti. Ma anche' con tali limiti, i risultati conse- i g'j.ti sono interessanti. L'allarme per la diffusione del I cancro alla vescica nella zona di, Ciriè (collegata alla presenza di una fabbrica di coloranti) è giun- ] to anche dall'istituto di via La- : grange. Dai dati raccolti nel 1965- ! 69 (i casi di cancro accertati in ; quel periodo in Piemonte-Valle ; d'Acsta erano stati 71.763) è possibile inoltre individuare Tesi- [ slenza di tipi diversi di tumore nelle province di Torino da un ! lato e in quelle di Asti e Cuneo ! cail'aitro. N'alia prima ad esempio la percentuale de'ìe neoplasie polmo- j nari è più alta (il 15 per cento ] dei tumori contro l'3.9 di Cuneo e il 10.1 di Asti): nelle seconde I sono più frequenti I tumori ga-1 strici (il 23.2 per cento delle neo- [ piaste ad Asti: il 21.1 a Cuneo e il 14.4 a Torino). Nel Cuneese ; inoltre c'è una forte presenza di j tumori alla tiroide. I motivi di tali differenze, dicono i proff. Anglesio e Resegotti. sono riconducibili probabilmente a! diverso tessuto socioeconomico delle provìnce: quella di Torino, caratterizzata da una for- i te concentrazione industriale con ! conseguente alto inquinamento j atmosferico, le altre a tessuto orevalentemente agrìcolo con un'alimentazione più irregolare, più ricca di sostanze irritanti e con l'uso abbondante di vino. Se queste diverse incidenze dovessero essere confermate dall'elaborazione dei dati del periodo 70-76 (in corso presso l"Rtp) emergerebbero importanti indicazioni sui tipo di prevenzione primaria da ' adottare nelle zone suddette. .Ma è proprio questo II settore ; in cui si lamentano le più gravi , deficienza. Lo afferma II prof. ■ Leonardo Caldarola, presidente della Società italiana di terapia ! dei tumori, che incontriamo a To- ' rino neiì'isrituto di oncologia di ! via Cavour 31. Dice: •// cancro i è In aumento fondamentalmente ! perché col progresso tecnologico 1 e industriale sono aumentate le cause nocive dì natura chimica. Diventa sempre più difficile difendersi dalla continua Immissione nell'acqua, nell'aria, negli alimenti di coloranti, additivi chimici, detersivi'. Aggiunge: 'D'altra par- \ te è pur vero che se non possla- \ mo fare guerra alla chimica, deb-1 biamo Indirizzare I nostri sforzi I maggiori ne! settore della preven- ] zione secondarla: Acquistano cosi un rilievo fondamentale i «centri tumori». Quello di Torino è il più antico d'Italia. Nel 1962 sorse nel suo ambito il -centro Valletta», diretto dallo stesso prof. Caldarola per l'accertamento dei tumori femminili. In 15 anni sono state visitate oltre 150 mila donne per un totale- e; 600- mi lo esami (grawtti per le donne residenti n'aita nostra regione). E' una effra notevole. La domanda però da tempo non può più essere soddisfatta con '• la necessaria tempestività: l'atte- ì sa della visita à di circa 6 mesi. Possono venire in aiuto allora i j centri tumori dislocati in Piemonte come sentinelle nella battaglia contro il cancro? Come funzionano, quali sono le loro esigenze? Esamineremo la situazione di Alessandria, Asti e Cuneo. Clemente Granata

Persone citate: Anglesio, Caldarola, Cappa, Leonardo Caldarola, Ollino, Resegotti, Terracini