Nuovi comprensori Comincia la guerra?

Nuovi comprensori Comincia la guerra? Un delicato dibattito politico Nuovi comprensori Comincia la guerra? Cresce il dibattito politico sui Comprensori. Com'era da preve- dere. questa nuova struttura d nuova struttura noverno locale, da poco costituita in Piemonte e ir. altre Regioni..ma non ancora estesa a tutto il Paese. Iia già fatto venire al pettine numfìrosi e non piccoli nodi. Uno di tali nodi, squisitamente politico e non solo amministrativo, fa capo all'esistenza delle Province, organi di governo locale previsti dalla nostra Costituzione. Ouale significato vengono ad assumere ora ie Province, in presenza dei Comprensori? Non rischiano esse di rappresentare un doppione di ente territoriale intermedio tra Comuni e Regione? Un altro nodo. 1 Comprensori, i cui comitati direttivi, ricordiamo, sono formati con elezioni di secondo grado e cioè, non sono direttamente eletti dai cittadini, ma, tra i consiglieri comunali e provinciali, hanno lo scopo di far partecipare i Comuni alla politica di nrogrammazione socio-economica. Ma che cosa vuol dire, in questo caso, • partecipazione »? Mediare le direttive del Piano regionale come organi della Regione, oppure, anche, proporre e scegliere? Inoltre, nei Comprensori ove siano presenti grandi comuni, non potrebbe accadere che le proposte e le scelte vengano in qualche modo egemonizzate, monopolizzate dai loro interessi, a causa della forte attrazione esercitata in genere dai Comuni industrializzati? In altri comprensori potrebbe anche avvenire che essi, in assenza di effettivi compiti di proposta o di scelta, si trasformino in luoghi di compensazione di interessi locali, di spinte campanilistiche, o. peggio, corporative. Ouesti nodi sono venuti al pettine nel dibattito politico, ancora pochi giorni fa. al convegno dell'Unione regionale delle Province piemontesi, che fa capo all'Unione delle Province d'Italia. La questione Comprensori-Province, che ha già fatto parlare di sé a proposito della formazione del bilancio provinciale torinese, provocando anche una richiesta di verifica da parte del socialisti, ha un significato politico che supera quello tecnico. Non sono aspetti solamente tecnici, per esempio, i criteri seguiti nella aggregazione dei Comuni nei Comprensori. La formazione dei Comprensori sta avvenendo, di regione in regione, in maniera assai difforme. E manca, in genere, una esauriente conoscenza delle situazioni che determinano u.n modo di aggregazione comprensoriale piuttosto che un altro, per quanto riguarda, non tanto ii numero dei Comuni aggregati, ma le luro aree socio-economiche e culturali. Abbiamo, nella maggioranza dei casi, informazioni e conoscenze relative alla precedente fase di sviluppo del nostro Paese. I ! Comprensorio, di Tornio, -forte di 206 Comuni, per esempio, non è forse stato ritagliato sulle -aree ecologiche» che a suo tempo l'Ires aveva concepito nel quadro e sulla base di una prospettiva di sviluppo tipo Anni Sessanta, e che oggi deve subire notevoli riconversioni e non solo a causa dell'attuale depressione? Non è naturalmente solo questione di numero, che cioè il Comprensorio di Cuneo aggreghi 90 Comuni, laddove quello di Asti ne aggrega 10C. quello di Alessandria 147 e quello di Casale 48. Al convegno già ricordato, Rava. presidente dell'Unione provinciale d'Italia, ha sottolineato che la formazione dei Comprensori sta attraversando una fase di sperimentazione di importanza cruciale, per il riassetto delle autonomie locali: e pertanto, questa fase, rende necessario un « momento conoscitivo - più approfondito. Tanto più che la istituzione dei Comprensori dovrebbe determinare la correzione progressiva degli squilibri territoriali provocati dalla disordinata fase di industrializzazione-degli Anni Sessanta, che ha portato con sé la degradazione e l'abbandono delle aree agricole e dei relativi insediamenti abitativi, l'esagerato e caotico sviluppo di talune aree e il sottosviluppo o la emarginazione di altro, la perdita di risorse e di potenzialità produttive nell'agricoltura, che ora impongono una politica di ristrutturazione di questa attività. Vi sono casi in cui uno o più Comprensori coincidono con il territorio provinciale, come per esempio quello di Cuneo, i cui Comprensori stanno quasi esattamente dentro i suoi confini. Più disarticolata, da questo punto di vista la provincia di Asti, interessata ora, per alcuni Comuni, ai Comprensori di Alessandria e Asti. Così dicasi per la provincia di Alessandria, interessata al prensorio di Asti. Ma la questione Comprensori-Province non è di questo tipo. Sono invece le - mappe » dei bisogni collettivi ed i relativi • bilanci ■ socio-economici delle singole aree subcomprensoriali che debbono essere aggiornati, perché non corrispondo- Com- | no più alle « aree ecologiche I gli Anni Sessanta de¬ Esperienze tecniche, attrezzature e personali delle Province potrebbero essere utilizzati per compiti conoscitivi e tecnici comprensorlall. Vi è anche una quota di personale regionale chn potrebbe passare a compiti comprensoriali. Ciò comporta non piccoli problemi di mobilità lavorativa e residenziale. La prova dei Comprensori, come strumenti di partecipazione alla programmazione socioeconomica, per le aree agricole in generale, si pensi a quelle del Cuneese, dell'Alessandria. dell'Astigiano, del Casalese, consisterà nel superare gli squilibri cittàcampagna, industria-agricoltura. Nella sua relazione al convegno delle Province piemontesi Salvetti. presidente della Provincia di Torino, ha rilevato che la costituzione dei Comprensori innesca un processo irreversibile che porta ad una « ridiscussione di tutti gli enti infraregionall ». In questa ridiscussione si dovrà valutare II rischio di perdere, non tanto l'Istituto provinciale, che di fatto è superato, ina il livello infraregionale di governo, direttamente elei-, to dalla popolazione. Si tratta, infatti, non solo di superare squilibri, con l'aiuto delle spinte dal basso, ma anche di evitare le spinte di un possibile neocentralismo regionale. Filippo Barbano Docente di Sociologia

Persone citate: Filippo Barbano, Rava, Salvetti