Cuneo: le giovani braccia arrivano anche nei campi di Gianfranco Quaglia
Cuneo: le giovani braccia arrivano anche nei campi Inchiesta sul lavoro minorile in Piemonte Cuneo: le giovani braccia arrivano anche nei campi (Dal nostro Inviato speciale> : Cuneo. 18 novembre. '■Quar.do si scopre in un'azienda un ragazzino senza una mano oppure un bambino nascosto in un pollaio, perché possa sfuggire agli ispettori dei lavoro, si diventa per forza progressisti o per lo . meno, arrabbiatili. — In che senso, chiediamo, arrabbiati? «Nel senso che il nostro dovere lo facciamo con più se-1 rietà. più a fondo e costantemente». Il nostro interlocutore è I Pierangelo Ravera. giovane e dinamico capo ufficio dell'i- ; spettorato del lavoro di Cuneo. Ravera ne ha assunto la ; direzione dai primi del 75, j dando all'ufficio una fisionomia efficiente, tanto da meritarsi l'appellativo di ispettore «d'assalto». In questo senso trova spiegazione il fenomeno registrato nel Cuneese di un notevole mutamento positivo circa le infrazioni della legge sul lavoro rriinorile (da 38 casi accertati nel "74. si è passati a 70 per tutto il '751. Va sottolineato, a questo proposito, che :! numero di infrazioni non sta a significare necessariamente altrettanti bambini sfruttati, ma spesso uno o più minori adibiti allo stesso lavoro. Nella provincia- di Cuneo, insomma, non è successo nulla nella struttura economica che abbia determinato l'aumento del lavoro minorile: soltanto le ispezioni sono più frequenti e severe. Qualche volta avvengono vere azioni da «commandos»: i 7 funzionari e i due carabinieri raggiungono un paese e procedono sM'«occupazione»: guardano dappertutto, entrano dove possono. Spesso, però, si trovano di fronte al muro rappresentato dall'omertà dei genitori stessi che temono sanzioni o per lo meno la rappresaglia da parte del datore di lavoro e quindi la perdita di quel piccolo reddito rappresentato dall'occupazione dei loro figli. Anche nel Cuneese, infatti, lo sfruttamento dei minori avviene soprattutto attraverso il lavoro a domicilio, per quanto riguarda le zone industrializzate, e quello stagionale nei campi, dove l'agricoltura ha raggiunto livelli aziendali e non più familiari. Il problema agricolo in provincia merita un discorso a parte: il Cuneese, infatti, pur avendo conosciuto in questi ultimi anni una discreta industrializzazione, basa il suo reddito soprattutto sul lavoro della terra. Pertanto, se non ha mai raggiunto una partico-lare floridezza economica, non ha neppure risentito, come altre province, dei problemi tipici della crisi, come ladisoccupazione. L'allevamen-to nella valli e la coltivazionedella frutta in pianura (nelSaluzzese, vite e nocciole nell'Arnese) hanno una fortecomponente stagionale. Oggi è abbastanza frequente trovare studenti delle medie superiori a vendemmiare o a rac- cogliere le mele, ma spesso sono proprio i bambini che pagati pochissimo, consento no alti margini di realizzo a medio-grossi produttori. Ma quando si vuole approfondire questo problema, si incontrano enormi difficoltà: la legge consente interventi ispettivi soltanto là dove esi- iteno lavoratori subordinati — ed i rriinori. ovviamente, non possono essere in regola — inoltre non si interessa di quelle aziende a carattere familiare. Alla polizia femminile, ci è stato detto che se il problema esiste, non è assolutamente possibile tradurlo in cifre. «.47121 — dice l'assistente Enrichea Persici — forse da noi il fenomeno è contrario. Spesso è richiesto il nostro intervento per trovare un lavoro ad un minore che. secondo le assistenti sociali è "inadatto, i a*'c scuola" e socialmente di sadattato. La scappatoia più frequente è quella di procedere ad. un'affiliazione». Anche per i sindacati il problema esiste, tuttavia in maniera più decorosa che al Sud. «Ma il fenomeno — dice Marcello Faloppa della carne- ; ra del lavoro di Cuneo — va i ìnquadrato in maniera più j ampia. Lo sfruttamento dei ; 1 minori è collegato al proble- ' ! ma del decentramento che ; comporta una ricerca delle i attitudini naturali di una zona, uno studio sulle diverse \ possibili attività economiche. Bisogna impedire, insomma, i : che ci siano valli completa-1 ' mente abbandonate a se stes- ; 5e. senza concrete opportuni- i tà di lavoro: si eviterà così che i padri debbano emigrare ! in cerca di occupazione e che la stalla o il campo debba es- ' sere interamente affidato al ' figlio, ancora in età scolare». ] Massimo Conte Gianfranco Quaglia
Persone citate: Marcello Faloppa, Massimo Conte, Pierangelo Ravera, Ravera
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