I fiumi sono poveri Pescatori in rivolta

I fiumi sono poveri Pescatori in rivolta Polemiche sempre più aspre a Bra I fiumi sono poveri Pescatori in rivolta (Dal nostro corrispondente) Bra, 11 agosto. Tra i pescatori — gente notoriamente paziente — spira aria di rivolta. La ragione? Il depauperamento del patrimonio ittico. E' una vecchia storia: anche nei fiumi del Braidese, Tanaro e Stura, i pesci scarseggiano ogni giorno di più. La novità è che stavolta i pescatori non si limitano a generiche lamentele sull'inquinamento dei còrsi d'acqua: in una lettera all'assessore regionale al turismo, individuano le maggiori responsabilità nell'estrazione indiscriminata di sabbia e di ghiaia dai greti dei fiumi. ■Gli scarichi industriali e fognari — spiegano i promotori della denuncia — interessano soprattutto il Tanaro. In Stura questo tipo di inquinamento è ancora, per fortuna, poco sensibile. In entrambi i fiumi operano però le cave. Sono i sistemi usati dalle imprese di escavazione — ci riferiamo in particolare alla "Stroppiano e Barberis" e alla "Fratelli Peisino" — che provocano autentiche stragi di pesci e di avannotti». I tesserati Fips tengono a precisare che non ce l'hanno con le cave in sé («da qualche parte il materiale p°r l'edilizia bisogna pur tirarln fu~ri») ma con -quelli che definiscono «metodi dissennati e vandalici». Elenchiamoli: deviazione delle correnti, estrazione diretta di sabbia e ghiaia dai fondali, innalzamento di dighe artificiali, costruzione di ponti per il passaggio dei camions, scarico nei fiumi delle acque di lavaggio dei materiali estratti. Conseguenze: rottura dell'equilibrio idrogeologico, moria di pesci, formazione dì buche sommerse pericolosissime per i bagnanti, molto numerosi nel periodo estivo. Sentiamo sull'argomento il parere di due tesserati Fips appartenenti a generazioni diverse: Franco Lacedra, 14 anni, e Maurizio Aprile, pescatore da mezzo secolo. Confermano i dati sulla scarsità del pesce. «Il mio posto preferito è a Stura — dice il ragazzo — anche se spesso, per difficoltà di locomozione, devo ripiegare sui piccoli affluenti di Bescurone, più vicini a Bra. Vado a pesca dà due anni, in genere in compagnia di coetanei con la mia stessa passione, ! ma le soddisfazioni in termini quantitativi sono ben modeste. Certe specie di pesci di cui ■ favoleggiano i veterani della lenza io non le ho mai viste». Maurizio Aprile — nemico j acerrimo delle esche: usa esclusivamente il mulinello e rifiuta di .metter piede in riserva, «dóve pescare è troppo facile» — mostra il bottino di oggi: un chilo e mezzo di cavedani (in dialetto, pittorescamente, «quaiàs»): «E' il meno magro da un mese a questa parte.' La mia lunga esperienza mi autorizza ad affermare che una volta era veramente un'altra cosa. Certo perché i pescatori erano pochi: ricordò che quando ho cominciato io eravamo in quindici, adesso saremo cento volte tanti.'Ma gli scarichi e le cave hanno una grossa responsabilità: intorbidano le acque e uccidono i pesci. Moralizzare la disciplina delle concessioni e vietare certi barbari sistemi di sfruttamento dei fiumi è indispensabile. Noi pescatori la nostra parte la facciamo: è grazie al- C^-r r Sì i*411rt Pano »* particolare del presidente della sezione di Bra, Viberti, che in un tratto della Stura si è limitata la pesca a soli tre giorni la settimana, in modo da favorire il ripopolamento». La speranza degli «ecologi» è che contro gli abusi delle imprese di escavazione si mobilitino anche i comuni interessati: in effetti è assurdo che sia la protesta, rispettabile ma «egoistica», dei pescatori a sollevare il problema della difesa di un bene collettivo per definizione qua! è Tarn- biente. g. n.

Persone citate: Barberis, Franco Lacedra, Fratelli Peisino, Maurizio Aprile, Stroppiano, Stura, Viberti

Luoghi citati: Bra