Asti: il pri guarda ai contadini
Asti: il pri guarda ai contadini Le proposte repubblicane per salvare l'agricoltura Asti: il pri guarda ai contadini "Non ha importanza a quale partito si appartiene, quello che conta è la credibilità" (Dal nostro inviato speciale) Asti, 9 giugno ! Per tradizione il ceto agrario ■ vota de. Nell'Astigiano, invece, i ; contadini preferiscono i repubbli- j cani. Ouesto perché il partito del- j l'edera ha ereditato la struttura \ del vecchio partito dei contadini. ■ scioltosi per divisioni interne e ' p«sfcvrpptroppi personalismi. Le dimensio- ! nni del pri. tuttavia, rispecchiano j dla proporzione nazionale, anche se ' Oad Asti sono in molti a szommet- , t I fere sull'ascesa di un gruppo in- >, r ì tenzionato. come dice Giovanni j c > Turello. 46 anni, segretario prò- ! d , vinciate e candidato per la Carne- j zra. a «togliere alla de l'arroganza del potere». Se l'edera piace ai contadini — c'è una curiosa coincidenza tra i simbolo politico, in questo caso agreste, e classe sociale — piace. vtqte ! dice il segretario, -anche al ceto : medio, alla gente che e stufa dei ' democristiani e nello stesso tem- ! po non gradisce l'avventura delle i sinistre-. Domandiamo a Turello 1 subito una cosa. Non le sembra che in questa campagna elettorali; : tutti dicano più o meno le stsòse ■ cose? -E' vero, sia pure con le de- bite differenze» risponde, -rimaneil fatto che le cose che diciamo noi. e le abbiamo ripetute da pa-recchio tempo, sono giuste: siamo poi onorati che gli altri facciano il nostro stesso discorso». Le cose in questione sono la politica dei redditi e la necessità di un patto j sociale. Spostiamo il discorso sui conta-dini. questa gente tradita da uno sviluppo industriale caotico e ria\ una programmazione che a volte 7-i _1 SÌ f°'™,„^ ! ■ ; j j \ ■ ' Asti — è soltanto improvvisazio; ne. L'Astigiano e un po' un Italia \ in piccolo: la terra e lavorata da braccia vecchie, i giovani sono scappati in citta, non per capriccio ma perché tra il cemento si guadagna di più che tra i vigneti. • Se non trasformiamo questa agricoltura assistenziale, dice Turello. ■se non si va verso forme di collaborazione e di cooperative, il fallimento è vicino, su scala nazionale-. Far capire al contadino piemontese la necessita di unirsi agli altri per sopravvivere è sempre una cosa dillicile. soprattutto dopo l'insuccesso di certe iniziative come r*Asti-Nord: Turello spiega perché ci si è sbagliati linora: «Sono state create ie cooperative senza prima preoccuparsi che ci fosse uno spirito cooperativistico, con il risultato di accendere le rivalità campanilistiche ed esasperare, di nuovo, la concorrenza-, // pericolo, dunque, e di tornare a prima, sia pure con esperienze ! nuove. I repubblicani insistono sul j discorso globale e non settoriale ' Ossia: non dobbiamo pensare sol , tanto ai contadini, ma a questi in >, rapporto alla citta. E ancora: cer j chiamo di non isolare le trazioni ! di Asti perché se non c'è un servi j zio di collegamento decente, i gio- vani si trasferiscono in citta e la terra viene alfidata ai pensionati. Altro discorso, poco gradito a qualcuno, soprattutto al cosiddetto ceto parassitario. Turello fa un esempio: «Le ciliege costano, sul- i l'albero, cento lire, mentre nel ne-j | gozio mille. Ciò significa solo due I j cose- che il contadino guadagna : j troppo poco e che sono troppi a : : speculare sul "cammino-commer- | cialc" delle ciliege, dall'albero al ; negozio». ' il pri dice queste cose sia ai Co • mune sia alla Provincia, anche se , nel primo appongiano la giunta di i sinistra e neiia seconda hanno i formato la coalizione di centrosi | nistra. Ambiguità? Contraddirlo j ne' -La gente ha capito che noi ; sosteniamo i programmi» spiega ; Turello. «ai Comune c'era ii bisc-i gno di voltare pagina, mentre in ! | Provincia abbiamo respinto la j , proposta comunista di una strana e ampia alleanza, fino ai liberali» . Se ju,e^0 è punto di riferì- . mento politico dei pri astigiano 1 (gli amici lo chiamano .il portato-'re d'acqua' purché è un lavorato- j ~jntof&blfe} Giuseppe Migliar t dì. 52 anni, candidato per II Sena- \ to, è uno dei tecnici. £' enologoi di primo piano (uno dei cinque>| del Ministero dell agricoltura) e sn interessa di problemi amministra- j frW e finanziari. Ha in tc-.'a il I problema agricolo, e il suo chiodo : l'isso. Se la prende con i parlili : che reclutano politici esperti in nulla, soltanto in strategia eletto ; rate. «Se uno sa veramente cose i stanno discutendo ! Migliardi insiste sull'agricoltu j ra_ dice che i contadini hanno co- nosciuto finora soltanto l'incerte^za «mentre ha.mo bisogno oi sa Pere a quanto venderanno il pro dotto che coltivano- «Il nocciolo 'óe\ problema e avere qualcuno la vigna, come si coltivano lo lette e cosi via- dice, -s'accorge che conta poco il partito cui appartiene: i contadini questo io sanno. Oggi si cerca soprattutto la credibilità. Capita spesso che un comunista e un repubblicano siano d'accordo per il solo fatto che conoscono il pioblema che che sappia certe cose e che non t improvvisi- afferma Di lui i con \ tadini si fidano. «La nostra faci cia, d)ce .v3|e m0|t0 p,u della lo| (j d-edera„. n * Pier Mario Fasanotti ! : ' ! i 1: ■ j \ ; \ Giuseppe Migliardi
Persone citate: Giuseppe Migliardi, Migliardi, Pier Mario Fasanotti, Turello
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