Perché lavoriamo nelle vigne di Piero Cerati

Perché lavoriamo nelle vigne Il dibattito de "La Stampa,, organizzato a Diano d'Alba Perché lavoriamo nelle vigne (Dal nostro inviato speciale) Diano d'Alba. 26 aprile. Si è svolto domenica a Diano d'Alba il convegno vitivinicolo organizzato dal Comune, dalla Pro Loco e da La Stampa. Non sono mancate le personalità e il pubblico, purtroppo è mancato il tempo per un ampio dibattito sulla • nuova politica vitivinicola delle colline albesi ». Troppi discorsi? Diremmo di no: i problemi del settore sono parecchi, le novità tante, soprattutto alla vigilia della nuova legge del Mec, che innoverà la normativa per i vini italiani. • Abbiamo dato agli agricoltori notizie su quanto sta per accadere a livello europeo nel settore vitivinicolo — ha detto il sindaco di Diano, Lorenzo Destefa- nis — svilupperemo il dibattito in t un prossimo convegno. Gli agri- ! coltori meditino su quanto hanno i sentito, avranno molte domande da1 porre agli esperti ». E' un appun- ; tamento che va rispettato, ci si ; potrebbe ritrovare a Santo Stefano Belbo. dove vi sono tante novità per il fervore dei giovani vignaiuòli (ed è un peccato che Luigi Gatti non abbia avuto il tempo di raccontare queste esperienze all'assemblea). Introdotto dall'on. Gasco (• Queste sono le zone viticole più interessami d'Europe. Diano è centro importamisslmo del dolcetto. £' necessario che la stampa sia veicolo di altissima qualità per i problemi de!!'Albese. in modo che j | ■ I TlZfya?°Affó?'^?JZS?e7Z. ! tLZSfVhi tLm.n?J. blamo vini altamente pregia, e\ non sempre si riesce a tari, co- noscere per quello che meritano. \ // lavoro, lo spirito della nostra > gente deve avere II risultato che] merita. Il giornale sia interprete] delle esigenze delle nostre zone, Slamo tributari all'estero di tante ! materie, ma in agricoltura abbia- ! mo risorse che possiamo e dot- biamo sfruttare. Ricordiamo però! c/ie certe battaglie, come per ;/| moscato e // dolcetto, non si vin- ' cono isolatamente: i viticoltori devono unirsi e i Comuni colla- ■ botare ») Luigi Rosso, consigliere ! cornu,,,,!, oj Dian0 e maestro di [civiltà enoica, ha svolto la relazione. « C'è un concetto importante da meditare: quali sono / destini delle nostre colline, quan- do alle difficoltà di coltura si aggiunge la carenza della manodopera? Poi ci chiediamo — ha detto Rosso: — il nostro lavoro ha un senso? Durante un confronto con laureandi nell'Astigiano mi è sfato chiesto: In un clima di pianifica-1zione della vite, come giustificate !I " cru ", la qualificazione del vini? !E lo ho risposto: qualsiasi siste- jme non ha mai negato l'arte e la cultura. I vini hanno una loroarte e una loro cultura, basata su tradizioni tramandate di famiglia \in famiglia. Ouindi il nostro la- varo ha un senso ». Rosso ha poi spiegato che oggi Il dilemma è tra vini di collina e vini di pianure, due prodotti che devono staccarsi sempre più • e non deve preoccupare se I nostri vini costano cari, dobbiamo invece preoccuparci di farli conoscere per quel che valgono. Non c'è confronto'fra i vini comuni e i nostri vini, le caratteristiche so- no diverse, le produzioni diverse, C'è un vino comune per la vita di tutti I giorni, c'è un vino no-bile cui l'umanità tara sempre appello nei momenti di sconforto. Se un Uvellamemo deve esserci, avvenga verso l'alto e non verso ,, tesso. £ // lavoro su queste nostre colline ha quindi un senso. Certo, siamo ancora fermi alla figura mitica dell'agricoltura, e noi stiamo facendo un atto di fede, inoriamo non per noi. ma per 1 lasciare un'agricoltura migliore ai 1 fìgn iBscìam0 ;0f0 // scatto di tanti anni scuri in cui ( siamo stati dimenticati. Dico que- i sto senza retorica ! Rosso è poi passato a illustrare J • problemi da affrontare definltfva- mente • per dare aenso al nostro lavoro'. Essi sono di natura oggettiva (riguardano la conduzione delle aziende) e soggettiva (dipendono da chi guida il Paese). Devono essere affrontati: •Un forte spezzettamento del- ? la proprietà, quindi i costi elevati che ciò provoca. • L'individualismo eccessivo. merrtro. occorre la cooperazione per vincere le battaglie. La scarsa qualificazione professionale. Pochi giovani mostrano di voler conoscere i problemi al di fuori del loro ristretto mondo comunale: • Bisogna invece capire — ha detto Rosso — che il nostro destino (Rosso è anch'egli un vignaiuolo, n.d.r.) è spesso legato a una brinata in Francia o a un decreto-legge varato a Bruxel les dalla Cee ». • La mancanza di preparazione del vignaiuolo piemontese nelle pratiche enologiche: artista nel vigneto, ie sue capacità si atte mano in cantina: produce un uva w ma, ma un vino meno preolato: ^ fc „ vioo che affroot/j rischi 71, „' „„ del mercato. Mancano ancora all agricoltore il P°tere cc^rattuale per la vendita dei prodotti, la coscienza profes stonale (il senso dell importanza del proprio lavoro), la conoscen *» delle leggi emanate per la cam P*«na (qui è necessaria la coope- razione per facilitare tutte lepre- fiche che la burocrazia impone). C'è poi il problema della sofisti- cazione e della frode in commer- ciò. • Per noi che tacciamo vini pregiati di collina la sofisticazio- ne è meno grave: nessun intruglio — ha detto Rosso — è pari al nostri vini. Il guaio è quando con vino comune, anche accettabile, che arriva da altre zone, si fabbricano prodotti nostrani. Ora la normativa Cee sarà più severa, ma io propongo che due persone del Comune ogni mattina girino per la campagna In servìzio enti- 1 sofisticazione e ant i-frode: basta ! questa paura per lermare I dlso! nestì ». j Ha poi preso la parola l'asses sore provinciale all'agricoltura Gia corno Oddera. < E' un momento di riflessione sulla problematica dei\ le colline albe*: — ha detto — ; perché ci troviamo a correggere errori commessi in passato. Dieci anni or sono, ero sindaco dì La Morra, siamo andati a Roma per discutere se si dovevano regolamentare i vigneti o lasciarne In-vece libera la piantagione. Il fun-: l zionarlo ci disse: libertà di imj piamare i vigneti, il Mec avrà bi I sogno di molto vino. Ora ci tro\viamo con la necessità di porre ! argine alla massa di vino che i giunge dalia pianura. Se allora vi tosse state un'associazione capaj ce di imporsi e difendere la zona a vocazione vitivinicola non avrem > mo le superproduzioni, la crisi nel- le vendite, la guerra del vino •. I Tra pianure e collina, ha detto poi | Oddera, c'è il rischio che sia > quest'ultima a soggiacere » se non passeremo dalla doc alla docg ». cioè a una maggior garanzia da \ parte dello Stato, • Ouali le linee da seguire? Po- ■ tenziare l'istruzione, le strutture ci ; sono e ìa cooPerazione (» Sta per ■ sorgere ad Alba un vivaio di viti ! regionale per tutti gli agricoltori'):seguire l'esempio del Consorzioanti-grandine in cui la Provincia èimpegnata con 423 milioni l'anno (« Noi chiediamo che la Regione intervenga a fianco dì questi consorzi: per ora non ha ancora dato l'aiuto che si sperava »J. Il dottor Orazio Sappa (dellaCamere di Commercio di Cuneo ma intervenuto al convegno a ti tolo personale) ha detto che la situazione delle denominazioni di origine in Italia è sconcertante: qualcosa è stato fatto in Piemonte (primo nell'ettuare l'albo dei vigneti con ii Cuneese). in Alto Adige, in Toscana. Nella zona -di Diano su circa quattrocento vignaiuoli soltanto 164 sono iscritti all'albo dei vigneti e possono produrre vino doc. Occorre maggior chiarezza di idee di fronte alle nuove norme Cee. Sappa ha poi distinto la cooperazione dell'asso ciazionismo: ella prima competono produzione, commercio e problemi economici: al secondo le questioni sindacali. Per il consigliere comunale di Alba dott. Gianfranco Brovida il viticoltore è ancora troppo nano- ! le nei confronti del mercato, meri- j tre la tradizione di individualismo ( ostacola l'associazionismo. La j cooperazione non va poi polveriz- ■ zata. le associazioni a livello lo cale devono inserirsi in un qua ero più ampio, coordinato anche nei settori della commercializzazione e produzione. Il dottor Ercole Garrone, del Comitato tutela vini doc. ha «ollecitato l'istituzione di un ente di controllo per i nuovi impianti o per ii rinnovo dei vecchi. • Diamoci da fare — ha detto — ricostituiamo Il Consorzio per la viticoltura regionale o provinciale ». Quanto alle nuove norme Cee. ha precisato che tutti i vini non doc saranno considerati « da tavola > (e l'Italia ha" solo il 12-13 per cén to di vini doc). Per la docg. i ri tardi del Poligrafico e della bure crazia rallentano le pratiche svol te per ottenere questo prestlgio so marchio. Sono poi intervenuti il direttore della scuola enologica di- Al ba. prof. Vainer Salati, l'esponen te del pei di Diano Gianfranco Grasso e Aldo Castagnorto, delia Uil-Terra di Alba, che ebbe il merito quattro anni or sono di sol levare il problema delle frodi in commercio e delle sofisticazioni nel settore vitivinicolo; ma La Stampa non fu da meno, e ab- 1 biamo ancora le lettere di Desana (presidente Comitato tutela vi doc) f ,*»' P™- Tarantola (di rettore de,l Istituto per I enologia di ^ invi8tecj. a.»eguito d'un t t nostro articolo di denuncia degli • spumante!!: ». Castagnorto ha detto che I sindacati dei lavoratori si attendono dagli agricoltori (ve ne sono di iscritti alla Cgil. alla Cisl e alla Uil. n.d.r.) idee e suggerimenti. • ;.' sindacato sì è svegliato sul problema agricolo — ha detto Castagnorto — soprattutto dopo la crisi petrolifera. I problemi sono tanti, nuovi e vecchi, per cui occorre un ampio dibattito di base. Noi portiamo avanti una rivendicazione per la professionalità agricola'. . Piero Cerati •j Diano d'Alba. Da sin. in alto un momento del convegno, il sindaco De Stefani*. Sappa, Sobrero, Casco, Oddera