Cacciatori e pescatori delusi Poche prede e care le tariffe

Cacciatori e pescatori delusi Poche prede e care le tariffe C'è aria di polemica nelle "riserve,, del Braidese Cacciatori e pescatori delusi Poche prede e care le tariffe (Nostro servizio particolare! Sanfré, 23 marzo. «7 regolamenti vigenti e le disposizioni del comitato provinciale caccia favoriscono la montagna a scapito della pianura. E Federcaccia non tutela adeguatamente i nostri diritti». Le accuse vengono da un gruppo di cacciatori dèi Braidese. Ha aperto le ostilità la sezione di Sanfrèi cui 98 soci minacciano di abbandonare la «zona Alpi» per quella «Ubera» se il comitato non modificherà i criteri di ripartizione delle spese tra i 18 settori della provincia di Cuneo. «Il metodo seguito attualmente— dice Giovarmi Dardanello presidente della sezione di Sanf rè e segretario del settore di Bra — è iniquo. In pratica assistiamo a un continuo drenaggio di denaro dalla pianura alla montagna».. Formalmente, il meccanismo è ineccepibile. Ciascun settore versa nella cassa comune 1 proventi delle quote degli iscritti; più numerosi sono i soci, più alto è il contributo.Ad esempio, il settore di Bra (che comprende otto centri: Bra, Ceresole, Pocapaglia, Sommari va Perno, Sommariva Bosco, Monticello, Sanf rè. Santa Vittoria) versa circa 25 milioni all'anno; l'alta Valle Stura meno di 8 milioni; la Valle Grana 5 milioni. Queste disparità dipendono dal fatto che i cacciatori sono 1200 nel Braidese e solo qualche centinaio nelle valli. «In compenso — osserva Dardanello — le spese per la sorveglianza, l'allevamento, il risarcimento dei danni alle colture agricole vengono a ricadere su tutti. Così noi paghiamo anche per gli altri. Ad esempio manteniamo due addetti alla repressione del bracconaggio, mentre nel nostro settore è all'opera una sola guardia». «I nostri colleghi della montagna — prosegue — vogliono la botte piena'e la moglie ubriaca: pochi cacciatoriquindi poche entrate, e spese ridotte. A rimetterci siamo noi: non solo noi di Bra, tutti soci dei settori di pianura. Qualche cifra: su quasi 47 milioni versati dal settore dMondovi - Cena - Garessio Ormea, solo 17. e mèzzo sono rientrati sotto fórma di contributo per il ripopolamentoAlba ne ha versate 41, ne ha riavuti -16 soltanto;'Hi situazione è pressapoco la stessa per Cortemilia, iRoeri, Dogllani. la Bassa Langa e naturalmente per Bra». «Senza contare — conclude — che da noi la selvagginadato l'alto numero dei permessi rilasciati è in netta diminuzione: nel '73 le lepr' cacciate erano state 392, ne'75 solo più 309; i fagiani in un anno si sono quasi dimezzati, scendendo da 520 a 255Chiediamo che il comitato riveda i criteri usati per deter minare il numero massimo degli iscritti: 1200 cacciatori sui 12 mila ettari del settore di Bra sono troppi». La pesca nei corsi d'acqua del Braidese (Tanaro, Stura e affluenti minori) dà risultati sempre più scarsi. Se ne lamentano i pescatori, alcuni dei quali minacciano-di non rinnovare l'iscrizione alla Fips, che — dicono — è relativamente costosa e non remunerativa: dopo ore e ore di paziente attesa sui greti dei fiumi si ricavano ormai bottini molto magri. Carpe, cavedani, trote, anguille sono decimati dagli inquinamenti. In compenso, la pesca -è fortunato nelle riserve private (la maggiore della zona si trova nell'ex tenuto reale di Pollenzo) alle quali possono accedere pochi privilegiati, con .evidente discriminazione della grande massa di cultori di questo sport «povero». La diminuzione della fauna ittica provoca le proteste «interessate» dei pescatori,, ma dovrebbe preoccupare seriamente le autorità e tutti i cittadini, perché è il sintomo di una grave forma di degradazione ambientale. Le cause del fenomeno sono principalmente tre: l'afflusso nelle acque dei fiumi del contenuto delle fogne urbane; gli scarichi industriali: l'apertura indiscriminata di cave. Per quanto riguarda il primo fattore, la situazione dovrebbe migliorare in quanto, almeno nei centri maggiori, la concessione di contributi per le fognature è da qualche tempo subordinata all'adozione di impianti depuratori. Resto il problema dei piccoli Comuni, senza contare che decenni di tolleranza hanno prodotto guasti irreparabili. Nelle fognature e poi nelle acque fluviali finiscono infatti, ol¬ tre ai rifiuti organici, materiali non biodegradabili (ad esempio i detersivi di comune uso domestico) e soprattutto i residui delle lavorazioni industriali. À Bra ci sono due grosse fabbriche di laminati plastici (produzione che rientra tra quelle considerate nocive dal decreto ministeriale del 12 febbraio 1971); entrambe scaricano l'acqua inquinata usata per i processi di raffreddamento direttamente nella rete fognaria urbana, senza alcun riciclaggio. Infine', le cave. Il drenaggio continuo di sabbia e ghiaia dai greti dei fiumi, è certamente nocivo per l'equilibrio idrogeologico. Nel comune di Cherasco, la cava di una fornace ha sfaldato il «Monte Capriolo», megUo noto come «collina di Alarico». Grazia Novellini

Persone citate: Carpe, Dardanello, Grazia Novellini, Perno, Pocapaglia, Sommariva Bosco, Stura