Si è iniziato il processo ad Alba per i "giorni caldi" alla Ferrero

Si è iniziato il processo ad Alba per i "giorni caldi" alla Ferrero Quarantadue dipendenti imputati per lo sciopero effettuato nel 1971 Si è iniziato il processo ad Alba per i "giorni caldi" alla Ferrero Il dibattimento dopo due ore di discussione è stato rinviato per irregolare notifica agli avvocati difensori (Dai nostro corrispondente) Alba, 15 gennaio. Si è iniziato stamane al tribunale di Alba (presidente Rispoli, giudici Lucchese e Di Paolo, cancelliere Sapetti) il processo per i «giorni ^caldi» alla Ferrerò di Alba del 1971. L'aula era gremita di gente tra imputati (dei 42 rinviati a giudizio ne erano presenti 37j, compagni di lavoro, sindacalisti e cittadini. A richiamare tanta lolla è stato il gran parlare che si è fatto intorno alla vicenda e la novità dell'argomento, il primo processo del genere al tribunale albese La citladr.dnza è stata poi sensibilizzata al problema in questi ultimi giorni, sui con volantini dei sindacati, sia a mezzo di documenti emessi da vari gruppi che hanno espresso la loro solidarietà con i lavoratori imputati, in prevalenza delegati, ex delegati, rappresentanti sindacali di fabbrica. Le accuse mosse nei loro confronti parlano di violenza privata, turbativa violenta del possesso di cose immobili, lesioni personali, danneggiamento, minacce, oltraggio a pubblico ufficiale e sequestro di persona. Stamane, prima dell'inizio del processo, gli imputati si sono incontrati in una sala del palazzo comunale con il nutrito collegio della difesa messo a disposizione dai partiti politici albesi in segno di solidarietà, composto dagli avvocati Dino Bonaudi, Giancarlo Bongioanni, Paolo Frau, Ettore Paganelli, Giorgio Scagliola e Vitale Robaldo. Non erano presenti gli altri due avvocati designati, Manlio Vineis e Bianca Guidetti Serra. La mancanza di regola- re notifica alla difesa è stata proprio la causa del rinvio del dibattimento, disposto dopo due ore di discussione. Il processo è stato quindi aggiornato all'11 marzo prossimo. E' già il secondo rinvio che subisce. Elio Ferri, segretario della Fulpia-Cisl, cosi commenta: «Quanto avvenuto alla Ferrerò nel novembre • dicembre TI in occasione del rinnovo del contratto nazionale rientra, secondo il nostro parere, nel normale esercizio del diritto di sciopero, come avviene ormai da tempo in tutte le fabbriche italiane con scioperi articolati, picchetti ai cancelli, cortei interni». Aggiunge Martin, della Cgil: «La Ferrerò si è sostituita all'indagine giudiziaria presentando alla magistratura due esposti per lo più in base alle dichiarazioni rese da alcuni dipendenti che non avevano aderito alle agitazioni e che avevano reso le testimonianze su sollecitazione dell'azienda». Da questi esposti ha preso Vavvio l'azione penale. La maggior parte dei lavoratori sono accusati di aver impedito l'accesso e l'uscita dallo stabilimento disponendosi a catena davanti agli ingressi. Qualcuno deve inolire rispondere di danneggiamento per «aver reso inutilizzabile una porta facendo saltare la serratura», o di aver «cagionato lesioni guarite in 3,5,10 giorni a degli operai che non volevano scioperare», di «aver tolto lo sgabello su cui era seduto per impedire ad un operaio di continuare il suo lavoro», «obbligato a scendere dalla cabina del carrello ove lavorava strappandogli di dosso gli indumenti», detto che appena fuori avrebbe «fatto un cappotto», «istigato ì compagni a commettere violenza contro le forze dell'ordine», «costretto ad abbandonare il posto di lavoro con pugni, spinte e lanci di oggetti», «privato un'operaia della libertà personale costringendola a trattenersi con altro nel cortile dello stabilimento guardate a vista impedendo persino l'uso del gabinetto». La vertenza alla Ferrerò era stata una delle più lunghe: tre mesi di lotte. 80 ore di scioperi. In questa occasione erano state accettate delle forme di lotta nuove, almeno per Alba, che evidentemente non erano state troppo gradite dall'azienda, ar. f. Alba. Gli imputati la piccola aula del tribunale hmgarolo

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