Le piccole e le medie industrie che hanno ormai il "fiato corto"

Le piccole e le medie industrie che hanno ormai il "fiato corto" Il Cuneese non è più un'oasi felice della Regione in crisi Le piccole e le medie industrie che hanno ormai il "fiato corto" (Dal nostro corrispondente) Cuneo, 8 novembre. A sentirsi chiedere i dati sul ricorso alla cassa integrazione in provincia di Cuneo, il direttore dell'Unione Industriale, dott. Aldo Lombardi, sostiene che « sono dati non indicativi in termini assoluti della situazione dell'industria cuneese — dice — perché possono falsare il quadro generale e offrire un'imn.agine pessimistica, oppure troppo ottimistica, della realtà ». Gli fa eco il funzionario Giovanni Giacomino: « Se 500 dipendenti della "Cinzano" restano in cassa integrazione per 10-15 giorni perché un fulmine ha messo fuor: uso la centrale elettrica, come è accaduto il mese scorso, oppure i 400 occupati nei lavori per le dighe dell'Enel in alta Valle Gesso rimangono forzatamente inattivi a causa di una nevicata precoce, bastano queste riduzioni d'orario dovute e eventi meteorologici accidentali per offrire una statistica deformata ». Continua il dott. Lombardi: « Attualmente sono in cassa integrazione 202?. dei circa 50 mila dipendenti dell'industria della "provincia gronda", i quali rappresentano — su una popolazione di 540 mila abitanti — quasi il 40 per cento della popolazione attiva; appetta 25 anni fa le proporzioni erano a favore dell'agricoltura: quasi il 60"'contro il 21"' di occupati nell'industria. La nascita e l'espansione di grandi complessi quali la Michelin. la Miroglio-Vestebene. la Ferrerò (da sole occupano circa 11 mila dipendenti) ha generato il fenomeno dell'urbanesimo, dell'abbandono della montaima e della collina, con nell'ambito delle grandi industrie di Alba e Cuneo (occor¬ re aggiungere anche la "Nuo-1 va Vetreria di Vernante") i hanno contribuito a creare la ' singolare figura dell' "operaio- ! contadino' time" ». kEbbene e il lavoro "pari- J aggiunge il dott. Lombardi — dobbiamo rendere merito a questi grandi complessi, che (tranne la Michelin. per un limitato periodo di giugno-luglio) non hanno fatto ricorso a riduzioni di orario. Sono sempre loro gli archi portanti dell'industria cuneese. La loro tenuta salva il quadro generale. Ecco perché : dui sulla cassa integre^.' ne non sono troppo indicativi, da r.oi non esprimono la gravita della situazione. Poco più di 2000 operai a orario ridotto significa una percentuale del 4°c, che è addirittura inferiore a quella di luglio (5,8"*). E' nulla in confronto alle percentuali del 10-15r'. ed anche più. registrate a Novara, Vercelli ed altre province piemontesi. Pochissima cosa sono anche i 144 licenziamenti registrati da luglio a novembre. Cuneo è dunque ancora un "oasi" relativamente, felice rispetto al resto del Piemonte che accusa una recessione industriale ben più pesante ». Dice ancora il direttore dell'Unione industriale: « La situazione è grave anche da noi. ma per altri motivi. Sono le piccole e medie industrie che hanno il fiato cono. Eppure cercano i di superare le loro difficoltà ! henzo. ricorrere alla ca^sa in- tegrazione All'Unione Industriale regna dunque un moderato pessimismo. Sulla scorta d'un sondaggio effettuato dagli as sociati, emerse che ii peggio deve ancora venire. Infatti presto ci sarà riduzione di orario alia Cartiera Burgo d: ; Cuneo (180 operai), che pro-I duce cellulosa per le indu strie cartarie, da tempo in crisi non solo in Italia. Appare poi ineluttabile — a giudizio degli industriali — la chiusura della vetreria di Vernante, i cui forni (tipo « Pittsburh e Farcault ><) so¬ iI|;; I no antieconomici e superati; negli ultimi tre anni nell'area del Mec ne sono stati chiusi 21. Dunque la vecchia i vetreria chiuderà e la socieI tà Vernante-Pennyitalia pun| terà solo sul nuovo stabili; mento di Cuneo, dove i. mo; derni impianti « fioat » producono su « bagni » orizzon- j !ta!i 'anziché verticali), cerne \ m ^ europeo, crie\esportano in Italia a prezzi competitivi. La società italoamericana ha investito in questi anni 25 miliardi nello stabilimento cuneese e con tutto ciò deve affrontare la grave crisi del settore. Si teme prossima anche una crisi nel settore lattierocaseario; alcune grosse ditte (non è neppure il caso di fare dei nomi) corrono il ri ; sa unilateralmente il prezzo ! politico dei latte industriale. senio di chiudere, se sarà ap- i plicata la nuova legge che fis- j ' Per l'ultimo trimestre dell'an ; no la metà delle aziende ha ; previsto un'ulteriore riduzio- ! 1 ne degli ordinativi. i « Non verrà mai abbastan-1za messo in luce il sacrificio [di tante piccole industrie — '<conclude il dott. Lombardi — iche mantengono il 25-30 per \cento della forza produttiva ;inutilizzata: macchinari fermi, o a lavorazione ridotta, e personale adibito alle pulizie. Le richieste sindacali per i prossimi rinnovi contrattua-1l: contengono il pericolo di jun'ulteriore diminuzione del- \la produttività del lavoro, che ! °9ai e.9ia bassissima. Si ten-1ga poi conto che l'assenteismo nel Cuneese tocca punte del 10-12 per cento ». Per un utile confronto sarà, bene sentire anche la voce dplle organizzazioni sindacali, specie alia vigilia di importanti io-te contrattuali. Nino Manera

Persone citate: Aldo Lombardi, Burgo, Giovanni Giacomino, Lombardi, Nino Manera