Il vino di Cavour piacerà al Papa?

Il vino di Cavour piacerà al Papa? Da Sizzano a Roma Il vino di Cavour piacerà al Papa? Sizzano. 13 dicembre. II. a.) Cavour si è recato dal Papa e gli ha portato il ■ vino dei vescovi », quel vino cioè che da tempo immemorabile affluiva ogni anno alla mensa vescovile di Novara sotto forma di decima domenicale: diritto sancito dai tribunali civili ancora sul finire del secolo scorso e al quale solo recentemente il vescovo Aldo Del Monte ha ritenuto di rinunciare. « mosso più da esigenze di carattere pastorale — dice nel suo decreto — che dalla valutazione di un diritto ultrasecolare che di per sé mantiene la sua validità ». Tolto cosi alla curia novarese, il vino di Sizzano è arrivato ora in Vaticano, grazie a Francesco Fontana detto il • Cavour di Sizzano », personaggio che in questi ultimi anni ha contribuito non poco a rinverdire la fama di un vino già famoso in epoche passate, tanto che venne elogiato, tra gli altri, da Camillo Benso conte di Cavour che vi ritrovava il • bouquet del Borgogna » e lo inviava in omaggio agli agenti diplomatici. • Cavour » Fontana è sialo ricevuto i'aitro ieri dai Sartio Padre, al quale ha fatto dono del vino del suo paese. « Si è trattato naturalmente di un'offerta simbolica — precisa Fontana al suo ritomo da Roma — di un'unica bottiglia. Ma ritengo che il gesto abbia un preciso significato ». La bottiglia che il « Cavour di Sizzano » ha donato a Paolo IV era chiusa in uno scrigno in ferro battuto foderato all'interno di velluto rosso: contrassegnata con il numero 23, fa parte di una partita limitata di vino Sizzano dell'annata 1964, spillato alla presenza del notaio Armando Cioffi di Borgomanero. Ma perché Francesco Fontana è andato dal Papa con la bottiglia di Sizzano 1964? 'Perché — risponde — io mi sono sempre battuto, anche se potrà sembrare strano, contro l'abolizione della decima vescovile. Senza essere un 'conservatore, ritenevo che se il nostro vino era apprezzato dagli ecclesiastici che, detto con il massimo rispetto, se ne intendono, ciò poteva costhuire un vanto per la produzione sizzanese ». Fino a tre anni fa il comune di Sizzano versava al Vescovado novarese ogni anno 348 bottiglie di vino locale, del migliore naturalmente. L'usanza aveva orìgini antiche. Un documento del 30 marzo 1508 parla di un certo Pietro De Bandino, che aveva l'incarico di riscuotere per il vescovo di Novara una decima ammontante a 112 lire imperiali, divenute 400 nel 1585, con il vescovo Spedano, che vi aggiunge quattro botti di vino buono più una • salma • di vino dolce ogni volta che fa l'ingresso in diocesi un nuovo presule. All'inizio dell'800 è lo stesso sindaco che ha l'incarico di riscuotere la decima in ragione di lire 437,5 in monete d'oro, più 4 tini di • vino buono, bianco o nero, come piace al vescovo ». Con la legge del 1887. che abolisce le decime sacramentali (quelle configurate come una specie di compenso per la somministrazione dei sacramenti] incominciano le Irti giudiziarie fra il Comune e la Curia davanti al tribunale di Novara, che dà ragione al vescovo: quella di Sizzano è una decima domenicale, da corrispondere ai signori o possessori dei fondi a prescindere da motivi ecclesiastici: in parole povere, una decima che si deve continuare a pagare. E, perciò, sia pure attraverso modifiche varie, si va avanti fino a qualche anno fa. In ultimo, il Comune incassa le decime dei proprietari, e converte il denaro in bottiglie da mandare al vescovo, il quale di sua volontà, viste « le mutate condizioni dei tempi e la spiccata linea pastorale del mandato affidato ai vescovi messo In evidenza dal Concilio Vaticano II », con decreto del 7 ottobre 1974 rinuncia alle bottiglie di Sizzano. Almeno una di quelle bottìglie ora, è arrivata fino al Sommo Pontefice.