Storia dialettale della Valsesia come la descrivono i suoi poeti

Storia dialettale della Valsesia come la descrivono i suoi poeti Appunti sulV«Incontro biennale» di Grignasco Storia dialettale della Valsesia come la descrivono i suoi poeti (Dal nostro inviato speciale) Grignasco, 25 ottobre. Mi dice Angelo Moretti: « Scrivere una poesia in dialetto per me, che pure non sono molto amico della grammatica, è facile. Io penso sempre in dialetto. Ogni volta che tomo in valle lo j insegno a mio figlio legandolo agli oggetti e ai ricordi in cui ci imbattiamo perché solo così, conservando con le poesie ì ricordi, i "vecchi vocaboli, le tradizioni, i modi di dire, i soprannomi, si può scrivere la storia della nostra valle». Alla storia in versi della j valle, i poeti valsesiani hanno aggiunto un capitolo, ' il « quaderno numero tre » presentato l'altra sera a Grignasco. Storia dialettale, che appare quasi sempre venata di nostalgia di persone e di luoghi. Un paese, anzi una frazione di paese sotto la pioggia, la mamma morta rimpianta dal figlio invecchiato, un melo fiorito, una mazurka in balera, una lucciola tra il fieno, una mano che sorana un rosario, una ■cuna che dondola: questi gli argomenti scelti dai rimatori. A elencarli, appaiono tanto abusati da non giustificare U successo sempre rinnovato e sempre in crescendo- degli «incontri» di Grignasco. Ma riuniamoli, questi romantici cultori della Musa vernacola, nella scenografia ariosa della biblioteca gremita di pùbblico, ambientiamoli con il consueto .fondale di Pinet Turlo ciabattino in «scusai», arguto poeta e padrino ideale della manifestazione, diamo loro un microfono ed ecco che anche dal tema più melenso a poco a poco, con un'immediatezza e una'partecipazione da spettacolo impegnato, nella biblioteca entra l'intera valle, la verde Valsesia con il canto del suo fiume, i suoi paesaggi nuovi e sempre antichi, le voci della sua gente che proprio in questo verseggiare in dialetto s'identifica e si ritrova. E l'appuntamento a Grignasco si trasforma in un test estremamente interessante per chi sotto le espressioni a volte un po' ostiche del vernacolo cerchi la testimonianza di una cultura tuttora valida e ricca di linfe nuove. El Raffa (Raffaele Tosif se ne è.andato e Pin dal Trun. il decano, gli ha portato a Cervarolo una rosa rossa. E se ne è andato Nino Sesone lasciandosi dietro l'ultima poesia dedicata al «tambur- ! nin» del Venerdì santo della sua Romagnano. Ma gli altri ci sono tutti: i serrava!lesi Primo Bertpna che considera il poetare la sua «ragione di vita»; Carlo Baragioita, il « fotografo » di Ara di Grignasco; Michelangelo ' lo stampatore che ha aggiunto il cammello «pantuftun» al suo Bestiario, popolare in valle più delle favole di Eso-' po; Gianni Biglia dal Miche, 'collezionista di premi che per sei giorni fa il chimico in cartiera e U settimo si riposa componendo versi assieme con il collega Giuseppe Torri; ti sanguigno Varchiggiu di Varallo; Alga, il veterano di Borgosesia e l'unica donna, Dorina Moretti Vercelli; Antonio Guarneri H prete di Prato; Vulaiga, il cuoco di Gerbidi mai stanco di svolazzare tra le rime come' una falena e Giovanni Rama barbabiaiica che è arrivato alla 709esima parola del suo vocabolario valsesiano con L mat dai Funs, presentatore della recita, in gergo, naturalménte. Ma a questi habitoés se ne sono affiancati altri: Nigi Caula di Varallo, Bruno Debiaggi, Gianni Martinetti di Cavallino, Edoardo Monticelli di Borriate, Giors, segretario dell'ospedale di Varallo. Vitun di Villata, Zipin ài Matti di Scopello, «scoperto» da Ferruccio Mozzone che da armi si tiene in, tasca una sua composizione desiderando di identificarne l'autore e quei Silvio Aprile che solo ora si è deciso a leggere in pubblico una sua lettera dal fronte 1941 «Cara Valsesia, l'è piarne stasai la nustalgia ». Dna rimpatriata, affidata come sempre- alla regia del presidente Roberto Biglia e del dottor Gianlorenzo Arpino. Ma è anche la prose¬ cuzione di un discorso cominciato a metà dell'Ottocento quando un certo Potacela (Cesare Frigioltni), austero funzionario del ministero della guerra, prese a ritrarre in facili versi la sua Varallo di cui seguiva con affetto le vicende raccontate dalla cronaca dei giornali e dalle lettere degli amici. Da allora U piccolo mondo del creus, la sottostoria di una valle che custodisce tuttora gli antichi valori di affetti e di memorie, ha visto moltiplicarsi i suoi cantori. Chi voglia avventurarsi in Valsesia, terra singolarmente giovane ma ricca di antica cultura popolare, deve prima passare qualche ora in biblioteca a Grignasco, la sera dell'incontro biennale. Vittoria Sincero j Alcuni poeti che hanno partecipato alIVincontro» di poesia dialettale che si è svolto a Grignasco (Foto Renato Andorno) Angelo Biglia, « Michelangelo»', il Trilussa della valle Primo Beriona di Serravaue « La poesia è la mia vita »