«Diciamo basta ai salassi»

«Diciamo basta ai salassi» Per l'occupazione previsioni drammatiche dei sindacalisti «Diciamo basta ai salassi» Non è solo il "caso" della Montefibre a preoccupare, ma l'intera economia della provincia che ha già subito la crisi tessile - Il segretario della camera del lavoro: "Non manderemo i lavoratori allo sbaraglio" (Dal nostro corrispondente) \Novara, 7 ottobre. Un quadro drammatico sulle previsioni occupazionali della provincia ed in particolare dell'Alto Novarese è statò fatto dalle confederazioni sindacali durante una confe- renza stampa: non sono sci- tanto le decisioni relative alla Montefibre di Pallanza a ; prooccupare ma una situazione pesante in parecchie aziende e che coinvolgono un po' tutti i settori produttivi. «Qualcuno parla di ritorno' alla natura — ha detto il segretario della camera del lavoro Bruno Giuliani — ma quale natura? La povera agricoltura di montagna? Quanto al potenziamento del turismo è bene non farsi deUe illusioni: è passato il tempo deiricchi principi russi». Il discorso è stato impostato in primo luogo sul problema Montefibre, una questione che da alcuni giorni tiene in ansia migliaia di famiglie dopo che l'azienda ha reso noto il suo piano di smobilitazione che prevede la chiusura di reparti ed addirittura di intere fabbriche con il licenziamento di 6 mila dipendenti. Ne ha parlato diffusamente il segretario provinciale della federazione unitaria lavoratori chimici Bruno Lattanzi ii quale ha cominciato con il riepilogare le decisioni del consiglio di amministrazione della Montefibre. «Per evitare che la società venga liquidata, i dirigenti chiedono tre cose: avere subito i finanziamenti arretrati collegati alla légge 464 (50 miliardi): l'autorizzazione ad aumentare il capitale della società: la soluzione dei problemi occupazionali attraverso l'abbandono di talune produzioni». Lattanzi ha fatto rilevare «che non ci troviamo più di fronte al solito ricatto teso a recuparare finanziamenti pubblici ma al cospetto di una precisa linea operativa del padronato italiano: una linea che se dovesse passare rischia di diventare il metodo con cui affrontare i problemi della ristrutturazione e della riconversione industriale. E' anche per questo — ha aggiunto.— che il sindacato, i lavoratori, si oppongono». Non è un mistero che il «piano» della Montefibre coinvolge lo stabilimento di Pallanza con la perdita di 800 posti di lavoro:, per questo, in tutta la pròv^cia, come del resto in tutta Italia, il settore oggi è rimasto fermo per quattro ore di sciopero. «E' una prima risposta — ha precisato Lattanzi — a cui seguiranno altre iniziative». Durante la conferenza stampa è stato chiaramente fatto intendere che il sindacato (di fronte ad una crisi che coinvolge non soltanto il no-, stro paese per quanto concerne le fibre artificiali) non è per una «chiusura ermetica»: soluzioni.possono essere trovate nell'ambito della salvaguardia dei posti di lavoro. Si dovrebbe passare attraverso ristrutturazioni e riconversioni alle quali il sindacato guarda con un certo scetticismo. «Troppe volte la Montedison non è stata ai patti; ha perciò perso di credibilità e un qualsiasi nuovo insedia- mento sostitutivo dovrà pas- sare al nostro vaglio per ottenere le garanzìe di governo». Lattanzi ha aggiunto che «per quanto riguarda la nostra provìncia si tratta di affrontare (a partire dalla Montefibre dì Pallanza che oggi è sottoposta in prima persona ad un pesantissimo attacco) il problema dell'Alto Novare- se che per i casi della Ru mianca, delle aziende Ex Egam (Sisma e F'iasa) corre il rischio di vedere completamente sconvolto il suo assetto produttivo». Neppure il capoluogo è risparmiato, secondo, i sindacalisti, dalla svolta produttiva imposta dalla Montedison. C'è lo stabilizzatore «Dipe» che per la ristrutturazione in atto finirà con il perdere 400 posti di lavoro. Produce la materia prima per il «nylon 66» che per un accordo Montedison verrà tra qualche mese importato dall'Inghilterra. «3fa anche per gli altri "sa¬ li" — è stato fatto rilevare — l'attività di Novara è subordi- nata alla lavorazione di Pallanza. E' vero — è stato precisato — che la «Dipi» (ex Azoto), pure insediata a Novara, verrà potenziata ma dubitiamo possa assorbire più di Un centinaio di persone attualmente occupate nel vicino stabilimento "Dipe"». Si è parlato, sempre nel quadro delle aziende Montedison, pure del centro di ricerche Donegani come della più grossa realtà di ricerca del paese. «Ma quale ricerca?» si sono domandati i sindacalisti. «Il Donegani si è accresciuto di una sessantina di unità per lo smantellamento di altre aziende. Ma un indirizzo nel senso produttivo ancora manca». Il segretario della Camera del Lavoro Bruno Giuliani Cera pure presente il segretario provinciale Cisl Antonio Fontana) ad una precisa doman- da sulle lotte future per opporsi al «piano» Mcntefibre è stato esplicito: «iVon manderemo certo i lavoratori allo sbaraglio così come è stato fatto in passato proprio a Verbania. Sarà una lotta a livello nazionale le cui articolazioni sono allo studio. Del resto — ha aggiunto — in questa vertenza non sono coin- volti solo i lavoratori della Montefibre essendo in discussione l'intera economia della provincia che già ha subito pesantemente la crisi tessile. Noi siamo per il confronto: se ci sono imprese "decotte" si ristrutturino, si passi pure attraverso la riconversione ma salvaguardando i livelli occupazionali». Ha aggiunto Daniele Galafassi del consiglio di fabbrica Montefibre di Pallanza: «Nella nostra fabbrica sono stati già persi negli ultimi anni più di mille posti di lavoro. Diciamo basta: no ad ulteriori salassi». Piero Barbe

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Novara, Verbania