Crodo «rende giustizia» agli allevatori ossolani

Crodo «rende giustizia» agli allevatori ossolani La fiera registra la ripresa del settore Crodo «rende giustizia» agli allevatori ossolani La zootecnica, attività condannata al!'esaurimento, " patrimonio " da salvare - Le difficoltà di reperire personale e pascoli - Un lavoro duro, spesso rende troppo pòco (Nostro servizio particolare) Crodo, 3 ottobre. La zootecnia è, da sempre, la cenerentola dell'agricoltura. Rende troppo poco per l'impegno che richiede. In ! montagna, poi, le difficoltà aumentano. Così, a tenere il bestiame, sono rimasti solo j i vecchi: quando muoiono, scompaiono con loro le pie- j cole aziende a conduzione j familiare e il numero dei capi continua a diminuire. E' una storia vecchia, legata all'impressionante fenomeno dello spopolamento della montagna. Quest'anno, però, alla fiera di Crodo, la rassegna zootecnica più importante delle valli ossolane, il numero dei capi presentati è stato superiore, sia pure di poco, a quello dello scorso anno. E' un fatto che non avveniva da molto tempo. E' un segno della ripresa dell'agricoltura montana, la più povera fra tutte le attività economiche? Lo chiediamo a Giuseppe Zerbini, dell'ispettorato dell'agricoltura di Domodossola. . o Purtroppo il fenomeno delle pìccole aziende che scompaiono perché, morti gli anziani titolari, nessuno le manda più avanti, continua — risponde il funzionario —. Però ci sono anche aziende medie che hanno aumentato il numero dei loro capi. Incrementi .modesti, due o tre bestie ciascuna. Questo ha compensato le perdite e ha contribuito a mantenere un certo equilibrio nel patrimonio zootecnico. Quanto durerà non possiamo dirlo. Certo che fra gli allevatori dell'Ossola sta suscitando notevoli perplessità la regolamentazione della Cee in materia di sussidi che sostituisce tutti i vecchi contributi a fondo perduto con prestiti bancari rimborsabili in cinque anni. La gente di montagna è piuttosto diffidente di fronte ai prestiti, che non rientrano nella mentalità dei valligiani^. Uno dei problemi più annosi, fra i tanti che rendono la vita quasi impossibile agli allevatori di montagna, è quello degli alpeggi. Un caso emblematico è quello dell'Alpe C rara rio la che interessa i comuni di Crodo, Crevoladossola e Montecrestese. E' ricchissimo di pascoli e potrebbe ospitare anche trecen- to capi. Ma per arrivarci bisogna attraversare il Passo della Pria: gli alpigiani ogni anno sono costretti a scavare un passaggio per il bestiame nella neve alta sei metri. Quest'anno quattro persone hanno -dovuto lavorare una. ventina di giorni per aprire un varco. « L'amministrazione comunale ha rispolverato un vecchio progetto per migliorare l'accesso a Cravariola — dice il sindaco di Crodo, Giovanni Ranetti — abbiamo in programma un sopralluogo con i dirigenti del corpo forestale. Si tratta ài scavare un tunnel al Passo detta Pria lungo circa 120 metri per far passare il bestiame. Le diticolta verranno dall'ammontare della spesa che è di circa un miliardo, ma è un'opera indispensàbile se vogliamo continuare a vedere U bestiame sull'Alpe ». « Quello degli alpeggi è effettivamente un problema serio — conferma l'allevatore Natale Cesprini, di Cravegna — intanto non si trova più nessuno che voglia accudire il bestiame all'alpe e gli allevatori devono seguirlo di persona per tutto il periodo. Io porto le mie bestie al passò San Giacomo, dove ci salgono ancora più ài '200 capi. Qualche stalla è stata migliorata, ma noi siamo costretti ancora a fare la stessa vita di trentanni fa Capisco benissimo i giovani che non vogliono saperne di allevare il bestiame: non vorrei mai che mio figlio seguisse questa affinità. Per noi anziani è un altro discorso perché et siamo abituati: a Cravegna il più giovane degli allevatori ha superato i cinquantanni». In questo panorama piuttosto deprimente, non manca però qualche buona notizia. Ad esempio la qualità del bestiame che, a detta di tutti i tecnici e gli esperti, in valle Antigono.è in continuo miglioramento. * La situazione dal punto di vista sanitario — conferma il veterinario della zona, Luigi Cerri — è abbastanza buona. A parte qualche sporadico caso di brucellosi, che riguarda però i caprini, si può tranquillamente parlare di bestiame indenne. È quésto ovviamente è di grande aiuto per gli allevatori, ai quali, bisogna dirlo, non fanno certo difetto la volontà e la capacità di sopportare i sacrifici». E' difficile avere un quadro esatto dell'andamento del mercato che si è svolto parallelamente alla mostra di Crodo: si è comunque notato un notevole interessamento specie da parte di operatori lombardi Anche i prezzi di vendita, proprio per la buona qualità del bestiame, sono stati giudicati abbastanza soddisfacenti. su v. 11 sindaco Giovanni Reperti e il veterinario dottor Cerri Il dottor Giuseppe Zerbini e l'allevatore Natalo Cesprini

Persone citate: Cerri, Giovanni Ranetti, Giovanni Reperti, Giuseppe Zerbini, Luigi Cerri, Pria