La Sisma è nella bufera

La Sisma è nella bufera Prima di essere venduta subirà delle gravi mutilazioni? La Sisma è nella bufera Pare che Tiri intenda chiudere il reparto bulloneria» uno dei più vitali dell'azienda di Villadossola • Il numero dei dipendenti verrebbe ridotto di 110 unità - Che ne pensano i dipendenti - Lunedì assemblea (Dal nostro corrispondente) Y'Madossola. 23 settembre. La Sisma, che con oltre duemila dipendenti è la più grossa industria dell'Ossola, è nell'occhio del ciclone. Llri, che l'ha ereditata dal disciolto Egam. propone di cederla ai privati. Ma non indica neppure quale gruppo sarebbe interessato all'acquisto. E non è tutto: prima di passare di mano, la fabbrica dovrebbe subire una grave mutilazione con la chiusura della bulloneria, uno dei reparti più vitali. Secondo llri, il numero dei dipendenti dovrebbe scendere di 110 unità. Contro queste prospettive sono insorti tutti i lavoratori dell'azienda: per lunedi pomeriggio i sindacati hanno organizzato un'assemblea pubblica alla mensa del' lo stabilimento alla quale sono stati invitati anche i membri della commissione parlamentare che sta visitando le fabbriche ex Egam, oltre ai partiti politici e a tutti gli anurùnistratori delia zona. Intanto, abbiamo condotto una piccola inchiesta all'interno dei vari reparti per sapere come starnino veramente le cose. «Ce da precisare subito —j dice Silvio Caio, un operaio della bulloneria che fa parte del consiglio di fabbrica —: che i dipendenti del nostro reparto non sono 110'ma 225. Inoltre l'attività della bulloneria è ovviamente connessa a quella di altri reoarti che rischiano di subire un ridimen- \ sionamento. Complessivamente almeno quattrocento persone rischiano di restare [senza lavoro. Respingiamo in {blocco U piano presentato dall'Iri che non è serio e siamo decisi a batterci fino in fondo perché la Sisma resti nell'ambito delle Partecipazioni statali: non perché voi aliamo avere il posto assicurato ma perché questa è l'unica condizione per garantire lo sviluppo della fàbbrica». eia proposta di chiudere la bulloneria non ha nessuna giustificazione tecnica — dice Carlo Bandini, impiegato alla spedizione nello stesso reparto — intanto non si capisce bene perché Viri voglia sopprimerla ad ogni costo: se davvero _ vuole disfarsi- della Sisma, potrebbe venderla in blocco. E non si capisce neanche perché la Sisma dovrebbe rinunciare alla propria produzione in questo settore. La nostra azienda è competitiva e i clienti non mancano: esportiamo bulloni. La Germania e i tedeschi sono clienti notoriamente difficili: non si può decretare la morte di un reparto senza prima aver fatto uno studio preciso e dettagliato delle condizioni di mercato che il piano dell'In assolutamente non contiene». «Alla bulloneria \— dice Licia Stoppa, delegata sindacale del reparto — lavorano parecchie donne che diffidij mente potrebbero essere imi piegate in altri settori dell'azienda. Lasua chiusura sarebbe quindi un altro duro colpo all'occupazione femminile». «Qui non si tratta di difendere un solo reparto — aggiunge Olindo Mazzola, delegato dell'ufficio Collaudi — la Sisma ha una sua ragion d'essere proprio ■ perché ha una produzione verticalizza- ta: si va cioè dal forno di fusione al prodotto finito. Grazie a questa impostazione, siamo riusciti a superare le crisi che hanno investito negli anni scorsi tutto il settore siderurgico senza troppi danni: nel nostro stabilimento non si è mai fatto ricorso alla cassa integrazione. In questa situazione, eliminare alcune lavorazioni finali non ha sen so. Dovrebbero essere invece potenziate se si vuole sul serio garantire un. avvenire all'azienda». «Non è che atta Sisma tutto fili liscio come l'olio e non ci siano problemi — dice Fausto Ghesini — il più drammatico è certamente quello Cela mancanza di spazio. Nel vecchio stabilimento non si può più fare niente. Proprio per questo è nato il piano "Villa 2" con la costruzione di nuovi capannoni in località "Boscaioli" che avrebbero dovuto ospitare proprio la bulloneria. Invece Viri propone di metterà il reparto trafila. Viri dice ancora che il piano di investimenti già concordato con l'Egam va bene ma poi vuole vendere la fabbrica: un controsenso». Sulla situazione di bilancio della Sisma circolano voci contradditorie. Si sa che l'a zienda ha latto registrare utili o si è mantenuta in pareggio fino al 1974: negli ultimi anni sono invece registrate perdite, particolarmente sensibili nel 1976. Ma quando ancora apparteneva all'Egam alla Sisma sono state affibia te un paio di aziendine dissestate che hanno incrementato fortemente il passivo. Cè poi da considerare che la società ha dovuto far fronte agli ultimi investimenti con mezzi propri, senza ricevere dotazione di capitali dall'Egam. «Attualmente la produzione annua si aggira sulle 19o mila tonnellate — dice Alfio San- tus del reparto laminati — almeno il 25 per cento è destinata all'esportazione. Anche se solo marginalmente e con piccole partite, abbiamo toccato mercati interessanti come quelli dei Paesi dell'Est e delle nazioni in via di sviluppo. Ma se il mercato va. i nostri prodotti sono apprezzati: l'azienda ha vinto numerosi appalti per v la fornitura di materiale, ferroviario allo Stato: Oltre che il lavoro di duemila persone, c'è.quindi anche un patrimonio di professionalità che deve essere difeso nella sua interezza». Adriano Velli Licia Stoppa e Olindo Mazzola tqzeDmlp«nSldnOlldd Silvio Caio, Carlo Bandini. Alfio Santus e Fausto Ghesini (foto Falciola)

Luoghi citati: Germania, Ossola