Non saltano a Novara le lezioni di medicina

Non saltano a Novara le lezioni di medicina Una "lieta novella,* arriva da Torino Non saltano a Novara le lezioni di medicina SI Quale sarà la sorte dei corliberi di Medicina a Novara? Questa la domanda angosciosa dei circa mille studenti che li frequentano dal primo sesto anno. Tante le illazioni, tante le voci, soprattutto dopo che i giovani si sono trovati di fronte lo sportello di segreteria sbarrato. La risposta ufficiale, dovrebbe tranquillizzare gii animi. Spiega il preside della facoltà di Medicina di Torino professor Mario Umberto Dianzani: «Proprio nei giorni scorsi ho ricevuto la lettera del comitato promotore, (che ci càuta e collabora in sede locale I, in cui si afferma che i corsi potranno continuare nel '77-78 per tutti i sei anni. Per il futuro si vedrà di volta in volta a seconda delle richieste, delle esigenze, delle possibilità». Ancora incertezza, dunque per gli iscritti che provengono da Novara, ovviamente, ma anche dalle province di Pavia e Milano? Secondo il professor Dianzani c'è una speranza: «Il ministero, inaspettatamente, per la prima volta ha dato segno di conoscere l'esistenza dei corsi di Novara, annunciando nel luglio scorso, di aver destinato 80 milioni. Purtroppo, finora ubbiuiìio visto soltanto il telegramma. Mi auguro che arrivino presto anche i quattrini». Ci sono già progetti sull'impiego? H professor Dianzani spiega che molto dipende anche dalla volontà politica locale. Comunque, «già si stanno esaminando le possibilità tecniche per organizzare l'utilizzazione dei fondi, in modo da venire incontro alle esigenze». Che cosa significa la chiusura della segreteria? Prelude a qualche «chiusura» più grave, anche se remota? «Assolutamente no — dichiara il preside — è soltanto un problema burocratico, sia pure abbastanza grave. L'impiegata che raccoglieva le iscrizioni degli studenti e seguiva, presso gli uffici di Torino l'iter burocratico relativo ad esami, statini, piani di studio, dipendente dell'Ospedale Maggiore, si è trovata un altro posto. Causa la legge Stammati, non si può sostituirla, così la segreteria di Medicina è rimasta chiusa. Le iscrizioni tuttavia, non sono bloccate. Vengono accolte dalla segreteria dei corsi di Ingegneria, aperti a Novara dal Politecnico di Torino». Per ora tutto normale, dunque restano problemi da risolvere per il futuro. «L'impiegata oberata dalla mole di lavoro, non potrà occuparsi delle operazioni che richiedono la sua presenza a Torino. Si potrebbe superare l'ostaco¬ lo con la collaborazione della segreteria del comitato promotore. In questo modo si potrà evitare agli studenti il disagio di recarsi in facoltà per una serie di noiose, ma inevitabili, operazioni burocratiche». Perché tante complicazioni? Per capire, occorre tener presente l'intera «vicenda» dei corsi liberi di Medicina. Spiega il professor Dianzani: «/ corsi di Novara così come 'quelli di Vercelli, esistono soltanto come decentramento fisico, ma non come decentramento' amministrativo. Le due città servono come sfogo alle carenze edilizie e di struttre di Torino, dalla cui facoltà i corsi decentrati dipendono. L'unico riconoscimento ministeriale per questi corsi sono gli 80 milioni annunciati nell'estate e destinati ai novaresi. Per Vercelli non c'è neppure questo». A Vercelli .le lezioni e le esercitazioni avvengono presso l'ospedale S. Andrea e lo scorso anno si sono avute le prime lauree. A Novara, l'attività da quattro anni, si svolge all'ospedale Maggiore. E' stato in sede locale ad un comitato promotore, composto da un rappresentante della Banca Popolare, ^<*n^' Camera di commercio, dei Comune, della Provincia, dell'ospedale stesso e dell'Omar. Ma l'autorità accademica ed amministrativa resta a Torino. Per questo gli studenti devono trasferirsi in occasione degli appelli, degli esami, delia tesi e, se non si troverà una segreterìa, anche per le operazioni burocratiche. I corsi liberi di Novara, così come quelli di Vercelli, si possono definire, in sostanza, «corsi fantasma». Esistono fisicamente, consentono alla facoltà torinese (7 mila iscritti, carenze di aule, ma soprattutto di laboratori e di posti per la pratica vicino agli ammalati), di non «scoppiare», sotto la crescente richiesta dei giovani. Eppure il ministero li ignora. Né sembrano esserci soluzioni migliori per il futuro, almeno fino a quando non verrà definito se e dove, sorgerà la seconda Università del Piemonte. Maria Valabrega preside Dianzani

Persone citate: Dianzani, Maria Valabrega, Mario Umberto Dianzani, Stammati